Lo studio della “Balzana” si innesta su un percorso di ricerca avviato dal DIARC sui borghi rurali di fondazione fascista dell’Agro Caleno, che si sta dimostrando utile ad avviare un processo di riscoperta delle loro architetture e parallelamente di potenziamento del dibattito e delle azioni di rigenerazione da parte di attori pubblici e stakeholders su queste aree. Responsabile scientifico del progetto di ricerca è Mariateresa Giammetti e coordinatrici di unità di ricerca sono Emma Buondonno e Paola Ascione. Ad oggi, la Balzana conserva ancora un forte carattere identitario dal punto di vista architettonico e storico testimoniale ma, dato l’abbandono, ha perso il suo potenziale sociale e produttivo, nonostante faccia parte del sistema territoriale dell’agro casertano, a forte vocazione agricola e perfettamente attivo. Il suo futuro dipende dalla capacità di rafforzare da un lato la diffusione della conoscenza del suo patrimonio e dall’altro dalla valorizzazione delle sue peculiarità, non incorrendo nell’errore di applicare modelli di sviluppo ed azioni trasformative della sua architettura estranee al suo contesto culturale/produttivo e che ne comprometterebbero la legacy non producendo una reale crescita del territorio, ma solo una perdita identitaria. Programmati e progettati all’inizio del secolo scorso come vere e proprie colonie in patria con la promessa di terra e benessere, i borghi rurali di fondazione fascista, gestiti spesso dall’Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.), accolsero popolazioni trasferite dalle zone più disagiate del paese. La Balzana, così come innumerevoli altri piccoli borghi, non solo si caratterizza per il forte valore storico testimoniale connesso al suo essere espressione dell’architettura razionalista italiana del Ventennio, ma anche per il suo essere un vero e proprio esperimento spaziali di “ingegneria sociale” parte di una rete nazionale di borghi rurali progettati per rispondere a molteplici fattori: la necessità di recuperare vaste aree malsane ad una moderna concezione dello sfruttamento agricolo e zootecnico; l’impiego di una grande quantità di forza lavoro in un momento storico, tra le due guerre, che vedeva ampie fasce della popolazione disoccupate e al limite della soglia di povertà; la necessità di ottimizzare le risorse all’indomani delle sanzioni economiche e commerciali che avevano colpito l’Italia post-coloniale; un quadro normativo che incentivava la ripopolazione delle aree agricole e inibiva il travaso di popolazione verso le città maggiori; la creazione di consenso che tali architetture di regime potevano generare, anche oltre gli intenti retorici e di propaganda; la costruzione di una nuova narrazione che dal punto di vista architettonico, sociale, antropologico e culturale conciava a guardare con occhi nuovi alla vita di campagna quale possibile alternativa al senso di alienazione che iniziava ad aleggiare nelle città industrializzate. A partire dallo studio delle architetture e dell’impianto insediativo della Balzana, si intende indagare le strategie compositive e di relazione con i valori architettonici e paesaggistici delle aree rurali, coinvolgendo anche stakeholders ed amministrazioni locali per attivare una sperimentazione progettuale e di conservazione del patrimonio e del carattere architettonico oltre che della sua vocazione produttiva, oggi declinabile in produzioni di eccellenza. La ricerca attiverà pratiche virtuose che tengano insieme tracce della memoria dell’architettura dei centri rurali minori della Campania del Ventennio con le prassi produttive di eccellenza contemporanee, al fine di evitare il decadimento in cui spesso versa questo tipo di patrimonio architettonico ed individuare buone pratiche riproducibili in realtà rurali simili.
Il contesto territoriale della Balzana a Santa Maria La Fossa nell'Agro Caleno in Provincia di Caserta / Buondonno, Emma; Russo, Rossella.. - (2024). (Intervento presentato al convegno TERRA DI LAVORO_I borghi rurali dell’Opera Nazionale Combattenti. nel 2025).
Il contesto territoriale della Balzana a Santa Maria La Fossa nell'Agro Caleno in Provincia di Caserta.
BUONDONNO, EMMA
;RUSSO, ROSSELLA.Membro del Collaboration Group
2024
Abstract
Lo studio della “Balzana” si innesta su un percorso di ricerca avviato dal DIARC sui borghi rurali di fondazione fascista dell’Agro Caleno, che si sta dimostrando utile ad avviare un processo di riscoperta delle loro architetture e parallelamente di potenziamento del dibattito e delle azioni di rigenerazione da parte di attori pubblici e stakeholders su queste aree. Responsabile scientifico del progetto di ricerca è Mariateresa Giammetti e coordinatrici di unità di ricerca sono Emma Buondonno e Paola Ascione. Ad oggi, la Balzana conserva ancora un forte carattere identitario dal punto di vista architettonico e storico testimoniale ma, dato l’abbandono, ha perso il suo potenziale sociale e produttivo, nonostante faccia parte del sistema territoriale dell’agro casertano, a forte vocazione agricola e perfettamente attivo. Il suo futuro dipende dalla capacità di rafforzare da un lato la diffusione della conoscenza del suo patrimonio e dall’altro dalla valorizzazione delle sue peculiarità, non incorrendo nell’errore di applicare modelli di sviluppo ed azioni trasformative della sua architettura estranee al suo contesto culturale/produttivo e che ne comprometterebbero la legacy non producendo una reale crescita del territorio, ma solo una perdita identitaria. Programmati e progettati all’inizio del secolo scorso come vere e proprie colonie in patria con la promessa di terra e benessere, i borghi rurali di fondazione fascista, gestiti spesso dall’Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.), accolsero popolazioni trasferite dalle zone più disagiate del paese. La Balzana, così come innumerevoli altri piccoli borghi, non solo si caratterizza per il forte valore storico testimoniale connesso al suo essere espressione dell’architettura razionalista italiana del Ventennio, ma anche per il suo essere un vero e proprio esperimento spaziali di “ingegneria sociale” parte di una rete nazionale di borghi rurali progettati per rispondere a molteplici fattori: la necessità di recuperare vaste aree malsane ad una moderna concezione dello sfruttamento agricolo e zootecnico; l’impiego di una grande quantità di forza lavoro in un momento storico, tra le due guerre, che vedeva ampie fasce della popolazione disoccupate e al limite della soglia di povertà; la necessità di ottimizzare le risorse all’indomani delle sanzioni economiche e commerciali che avevano colpito l’Italia post-coloniale; un quadro normativo che incentivava la ripopolazione delle aree agricole e inibiva il travaso di popolazione verso le città maggiori; la creazione di consenso che tali architetture di regime potevano generare, anche oltre gli intenti retorici e di propaganda; la costruzione di una nuova narrazione che dal punto di vista architettonico, sociale, antropologico e culturale conciava a guardare con occhi nuovi alla vita di campagna quale possibile alternativa al senso di alienazione che iniziava ad aleggiare nelle città industrializzate. A partire dallo studio delle architetture e dell’impianto insediativo della Balzana, si intende indagare le strategie compositive e di relazione con i valori architettonici e paesaggistici delle aree rurali, coinvolgendo anche stakeholders ed amministrazioni locali per attivare una sperimentazione progettuale e di conservazione del patrimonio e del carattere architettonico oltre che della sua vocazione produttiva, oggi declinabile in produzioni di eccellenza. La ricerca attiverà pratiche virtuose che tengano insieme tracce della memoria dell’architettura dei centri rurali minori della Campania del Ventennio con le prassi produttive di eccellenza contemporanee, al fine di evitare il decadimento in cui spesso versa questo tipo di patrimonio architettonico ed individuare buone pratiche riproducibili in realtà rurali simili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


