L'insegnamento delle lingue straniere presuppone oggi una riflessione attenta sulle strategie di apprendimento. Due sembrano essere le metodologie didattiche oggi maggiormente diffuse. L'approccio di tipo tradizionale, largamente diffuso in ambito scolastico, si basa su un modello di istruzione programmata, sul quale, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento delle lingue straniere, si inseriscono metodologie tipiche del comportamentismo skinneriano –possibilità di influenzare, attraverso la ripetitività di un atto, il comportamento di un individuo-. Tale approccio metodologico affonda le radici in una tradizione millenaria – Leherzentriert - che pone il docente al centro del processo di formazione in quanto esperto e depositario di un sapere: un istruttore che trasmette conoscenze con il compito di individuare gli obiettivi formativi e di pianificare il percorso da compiere per raggiungerli. Il presupposto teorico è di tipo «istruttivistico»: colui che sa istruisce chi non sa, chi deve essere istruito è subordinato a chi deve istruire. L'apprendimento è un trasferimento di conoscenze, un'acquisizione di informazioni.Questo approccio è stato messo in crisi nel corso degli anni '80, anni nei quali si sente l'esigenza di uscire da una tradizione oggettivistica e razionalistica che non appare più capace di fornire una risposta alle istanze emergenti: la formazione dell'individuo, che vive immerso in una società in continuo mutamento, non può essere limitata ad un periodo della sua vita, ma deve essere continuamente aggiornata. Lo stimolo verso la formazione non può quindi provenire da entità esterne, ma deve partire dall'individuo stesso, che deve prendere coscienza dei propri bisogni formativi. Dal “comportamentismo” si passa al “cognitivismo”, allo studio cioè della complessità dei processi mentali sottesi alla costruzione del sapere. Secondo la dottrina di Piaget, a cui si fa risalire l'uso pedagogico della dottrina cognitivista, le conoscenze non possono essere trasmesse già pronte ad un'altra persona, basta osservare come ogni soggetto ricostruisce una versione personale dell'informazione che l'interlocutore cerca di convogliare. Il processo di apprendimento deve essere visto non come riproduzione del sapere di altri, ma come costruzione del proprio sapere. Non ci sono conoscenze isolate, fini a sé stesse, ma conoscenze integrate. Al paradigma “istruttivista” si affianca quello “costruttivista” secondo il quale la conoscenza• è il prodotto di una costruzione attiva da parte del soggetto;• è strettamente collegata alla situazione concreta in cui avviene l'apprendimento;• nasce dalla collaborazione sociale e dalla comunicazione interpersonale.Il ruolo del docente cambia: egli non è più istruttore, ma si colloca accanto al discente all'interno del processo di formazione. Parafrasando Papert (1994) - uno dei maggiori esponenti del costruttivismo o del costruzionismo, come lui stesso lo definisce – si può affermare che lo scopo dell'istruzione non è quello di trasmettere alle persone un sapere codificato, ma è quello di assumersi il compito di far scoprire al soggetto stesso le specifiche conoscenze di cui ha bisogno. L'intervento, partendo dall'analisi e dalla sintesi dei summenzionati approcci, da alcune riflessioni sulla crescente importanza attribuita allo studio delle lingue straniere in tutti i curricula studiorum, dall'osservazione dei dati relativi agli iscritti alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Ateneo Federico II e al loro comportamento in merito allo studio delle lingue straniere – intende proporre un approccio metodologico che sintetizzi le diverse modalità di apprendimento, tenendo conto che il luogo nel quale esse possono trovare una sintesi è il Centro Linguistico di Ateneo dove moderne tecnologie vengono messe a disposizione degli utenti da un competente corpo docente, dove i momenti di apprendimento autogestito si integrano con quelli di tipo tradizionale, dove è possibile la realizzazione una learning community.

Processi di apprendimento della lingua straniera. Metodologie didattiche a confronto / Bandini, Amelia. - (2005). (Intervento presentato al convegno IV Convegno AICLU Sperimentazione e didattica nei centri linguistici di ateneo tenutosi a Università degli Studi di Napoli Federico II nel 26 al 28 maggio 2005).

Processi di apprendimento della lingua straniera. Metodologie didattiche a confronto

BANDINI, AMELIA
2005

Abstract

L'insegnamento delle lingue straniere presuppone oggi una riflessione attenta sulle strategie di apprendimento. Due sembrano essere le metodologie didattiche oggi maggiormente diffuse. L'approccio di tipo tradizionale, largamente diffuso in ambito scolastico, si basa su un modello di istruzione programmata, sul quale, soprattutto per quanto riguarda l'apprendimento delle lingue straniere, si inseriscono metodologie tipiche del comportamentismo skinneriano –possibilità di influenzare, attraverso la ripetitività di un atto, il comportamento di un individuo-. Tale approccio metodologico affonda le radici in una tradizione millenaria – Leherzentriert - che pone il docente al centro del processo di formazione in quanto esperto e depositario di un sapere: un istruttore che trasmette conoscenze con il compito di individuare gli obiettivi formativi e di pianificare il percorso da compiere per raggiungerli. Il presupposto teorico è di tipo «istruttivistico»: colui che sa istruisce chi non sa, chi deve essere istruito è subordinato a chi deve istruire. L'apprendimento è un trasferimento di conoscenze, un'acquisizione di informazioni.Questo approccio è stato messo in crisi nel corso degli anni '80, anni nei quali si sente l'esigenza di uscire da una tradizione oggettivistica e razionalistica che non appare più capace di fornire una risposta alle istanze emergenti: la formazione dell'individuo, che vive immerso in una società in continuo mutamento, non può essere limitata ad un periodo della sua vita, ma deve essere continuamente aggiornata. Lo stimolo verso la formazione non può quindi provenire da entità esterne, ma deve partire dall'individuo stesso, che deve prendere coscienza dei propri bisogni formativi. Dal “comportamentismo” si passa al “cognitivismo”, allo studio cioè della complessità dei processi mentali sottesi alla costruzione del sapere. Secondo la dottrina di Piaget, a cui si fa risalire l'uso pedagogico della dottrina cognitivista, le conoscenze non possono essere trasmesse già pronte ad un'altra persona, basta osservare come ogni soggetto ricostruisce una versione personale dell'informazione che l'interlocutore cerca di convogliare. Il processo di apprendimento deve essere visto non come riproduzione del sapere di altri, ma come costruzione del proprio sapere. Non ci sono conoscenze isolate, fini a sé stesse, ma conoscenze integrate. Al paradigma “istruttivista” si affianca quello “costruttivista” secondo il quale la conoscenza• è il prodotto di una costruzione attiva da parte del soggetto;• è strettamente collegata alla situazione concreta in cui avviene l'apprendimento;• nasce dalla collaborazione sociale e dalla comunicazione interpersonale.Il ruolo del docente cambia: egli non è più istruttore, ma si colloca accanto al discente all'interno del processo di formazione. Parafrasando Papert (1994) - uno dei maggiori esponenti del costruttivismo o del costruzionismo, come lui stesso lo definisce – si può affermare che lo scopo dell'istruzione non è quello di trasmettere alle persone un sapere codificato, ma è quello di assumersi il compito di far scoprire al soggetto stesso le specifiche conoscenze di cui ha bisogno. L'intervento, partendo dall'analisi e dalla sintesi dei summenzionati approcci, da alcune riflessioni sulla crescente importanza attribuita allo studio delle lingue straniere in tutti i curricula studiorum, dall'osservazione dei dati relativi agli iscritti alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Ateneo Federico II e al loro comportamento in merito allo studio delle lingue straniere – intende proporre un approccio metodologico che sintetizzi le diverse modalità di apprendimento, tenendo conto che il luogo nel quale esse possono trovare una sintesi è il Centro Linguistico di Ateneo dove moderne tecnologie vengono messe a disposizione degli utenti da un competente corpo docente, dove i momenti di apprendimento autogestito si integrano con quelli di tipo tradizionale, dove è possibile la realizzazione una learning community.
2005
Processi di apprendimento della lingua straniera. Metodologie didattiche a confronto / Bandini, Amelia. - (2005). (Intervento presentato al convegno IV Convegno AICLU Sperimentazione e didattica nei centri linguistici di ateneo tenutosi a Università degli Studi di Napoli Federico II nel 26 al 28 maggio 2005).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/306824
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