Come in tutte le città costiere di antica fondazione, anche a Napoli si configura come tema di grande interesse la ricostruzione delle variazioni subìte dalla linea di riva e l'ubicazione dei primi approdi portuali. Una nuova e fondamentale occasione di approfondimento di questa problematica, dopo i primi contributi dei lavori di B. Capasso (1895,1905) e M. Napoli (1959, 1967), è stata fornita dai recenti sondaggi e scavi connessi alla realizzazione della Linea “A” della metropolitana. Lo studio geo-archeologico delle carote e delle successioni attraversate dai “pozzi” per le stazioni “Garibaldi”, “Duomo”, “Università” e “Municipio” è stato integrato con analisi paleoecologiche e vulcanologiche, ricostruzioni geomorfologiche spinte fino all'hinterland collinare (vedi anche Ruello et alii in questo volume) e costruzione di sezioni geologiche variamente orientate. Tali elaborazioni hanno consentito di definire meglio l'evoluzione del paesaggio costiero nel corso degli ultimi millenni e di tracciare più attendibili ipotesi circa la forma della baia che ospitò gli approdi della antica Neapolis ed i moti eustatici e tettonici che, insieme alle dinamiche sedimentarie, condizionarono l'evoluzione geomorfologica dell'area compresa tra la collina di Pizzofalcone ed il quartiere Mercato.L'analisi dei dati complessivamente raccolti ha consentito di delineare la fisiografia dei settori indagati della fascia costiera napoletana confermando l'ubicazione dell'area portuale di Neapolis in corrispondenza del bacino di SW. Tali dati hanno evidenziato anche la possibile esistenza di ulteriori punti di approdo lungo il margine interno del bacino in corrispondenza dell'attuale via De Pretis, nel settore “Università”, lungo il margine meridionale del conoide di Mezzocannone e nell'insenatura di via Tari – Marotta. La presenza, nei depositi del bacino di SW, di pollini di Abies e Fagus da ascriversi alle cime del Vesuvio e dei Monti Lattari, suggerisce un senso antiorario della corrente superficiale attiva nel Golfo di Napoli in epoca classica. Ciò trova conferma anche nella abbondanza di pollini di Brassicaceae che, come attestano antichi autori latini (tra cui Columella e Plinio) erano ampiamente coltivati sulla piana del Sebeto (Allevato et alii, questo volume). Circa gli eventi geologici che hanno condizionato l'evoluzione del paesaggio costiero di Napoli, il confronto degli antichi paleolivelli relativi del mare con i dati eustatici degli ultimi tremila anni evidenzia un forte contributo dei moti verticali del suolo. In particolare, il settore esteso tra “Municipio” ed “Università” è interessato da moti di subsidenza stimabile in 1,65 metri complessivi negli ultimi 2000 anni, che si realizza con ritmi medi maggiori nel periodo compreso tra la seconda metà del II secolo a.C. ed il I secolo d.C.. Al contrario, appare sostanzialmente stabile fin dal Bronzo Medio-Recente il settore orientale della costa napoletana compreso tra zona “Duomo” e “Garibaldi”. Questi comportamenti tettonici (o vulcano-tettonici) differenziali portano ad ipotizzare l'esistenza di faglie attive in epoca storica, delle quali è al momento possibile fornire solo una approssimativa ubicazione e caratterizzazione.
L'evoluzione del paesaggio costiero tra Partenope e Neapolis: dagli antefatti geologici tardopleistocenici alle fluttuazioni della costa in epoca storica / Amato, L.; Carsana, V.; Cinque, Aldo; DI DONATO, Valentino; Giampaola, D.; Guastaferro, C.; Irollo, G.; Morhange, C.; Ruello, M. R.; RUSSO ERMOLLI, Elda. - (2007). (Intervento presentato al convegno . International Georcheological Congress tenutosi a Salerno nel 4-7 September 2007).
L'evoluzione del paesaggio costiero tra Partenope e Neapolis: dagli antefatti geologici tardopleistocenici alle fluttuazioni della costa in epoca storica
CINQUE, ALDO;DI DONATO, VALENTINO;RUSSO ERMOLLI, ELDA
2007
Abstract
Come in tutte le città costiere di antica fondazione, anche a Napoli si configura come tema di grande interesse la ricostruzione delle variazioni subìte dalla linea di riva e l'ubicazione dei primi approdi portuali. Una nuova e fondamentale occasione di approfondimento di questa problematica, dopo i primi contributi dei lavori di B. Capasso (1895,1905) e M. Napoli (1959, 1967), è stata fornita dai recenti sondaggi e scavi connessi alla realizzazione della Linea “A” della metropolitana. Lo studio geo-archeologico delle carote e delle successioni attraversate dai “pozzi” per le stazioni “Garibaldi”, “Duomo”, “Università” e “Municipio” è stato integrato con analisi paleoecologiche e vulcanologiche, ricostruzioni geomorfologiche spinte fino all'hinterland collinare (vedi anche Ruello et alii in questo volume) e costruzione di sezioni geologiche variamente orientate. Tali elaborazioni hanno consentito di definire meglio l'evoluzione del paesaggio costiero nel corso degli ultimi millenni e di tracciare più attendibili ipotesi circa la forma della baia che ospitò gli approdi della antica Neapolis ed i moti eustatici e tettonici che, insieme alle dinamiche sedimentarie, condizionarono l'evoluzione geomorfologica dell'area compresa tra la collina di Pizzofalcone ed il quartiere Mercato.L'analisi dei dati complessivamente raccolti ha consentito di delineare la fisiografia dei settori indagati della fascia costiera napoletana confermando l'ubicazione dell'area portuale di Neapolis in corrispondenza del bacino di SW. Tali dati hanno evidenziato anche la possibile esistenza di ulteriori punti di approdo lungo il margine interno del bacino in corrispondenza dell'attuale via De Pretis, nel settore “Università”, lungo il margine meridionale del conoide di Mezzocannone e nell'insenatura di via Tari – Marotta. La presenza, nei depositi del bacino di SW, di pollini di Abies e Fagus da ascriversi alle cime del Vesuvio e dei Monti Lattari, suggerisce un senso antiorario della corrente superficiale attiva nel Golfo di Napoli in epoca classica. Ciò trova conferma anche nella abbondanza di pollini di Brassicaceae che, come attestano antichi autori latini (tra cui Columella e Plinio) erano ampiamente coltivati sulla piana del Sebeto (Allevato et alii, questo volume). Circa gli eventi geologici che hanno condizionato l'evoluzione del paesaggio costiero di Napoli, il confronto degli antichi paleolivelli relativi del mare con i dati eustatici degli ultimi tremila anni evidenzia un forte contributo dei moti verticali del suolo. In particolare, il settore esteso tra “Municipio” ed “Università” è interessato da moti di subsidenza stimabile in 1,65 metri complessivi negli ultimi 2000 anni, che si realizza con ritmi medi maggiori nel periodo compreso tra la seconda metà del II secolo a.C. ed il I secolo d.C.. Al contrario, appare sostanzialmente stabile fin dal Bronzo Medio-Recente il settore orientale della costa napoletana compreso tra zona “Duomo” e “Garibaldi”. Questi comportamenti tettonici (o vulcano-tettonici) differenziali portano ad ipotizzare l'esistenza di faglie attive in epoca storica, delle quali è al momento possibile fornire solo una approssimativa ubicazione e caratterizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.