Questo progetto di ricerca si sviluppa intorno all’esplorazione di territori materiali e immateriali sui quali si misurano diversi modi di intendere e comporre il territorio. La ricerca si articola partendo dalla lettura di un caso, che racconta di una contesa legata alle modalità di progettazione di uno spazio pubblico. Nell’ambito di un ingente processo di trasformazione di un quartiere di Barcellona, si verifica una contesa tra una comunità di abitanti e la pubblica amministrazione rispetto alla configurazione architettonica e alle modalità di gestione da attribuire allo spazio risultante dalla trasformazione. L’epilogo della controversia è rappresentato da un processo partecipativo da cui viene fuori un piccolo parco di quartiere. In questo spazio, costituito dall’ assemblaggio di frammenti delle diverse immagini spaziali, nessuna delle parti è capace di riconoscere una propria immagine di spazio desiderato, nonostante, nel costituire il risultato di un percorso di mediazione, contenga elementi relativi ai diversi desideri spaziali in gioco. Da una lettura di questa identità ibrida dello spazio, emerge come in realtà il “parco concertato” rappresenti per le diverse parti coinvolte un risultato significativo, nella misura in cui la concezione di spazio convenzionale si misura con modalità di fruizione derivate dalle pratiche abitative degli utenti, a loro volta riorganizzate nell’ambito di un progetto. La lettura della vicenda, a partire dall’ambiguità dello spazio e del suo mancato riconoscimento, rispetto alla messa a fuoco dei punti di frattura tra le parti e lo spazio, offre la possibilità di riprendere la comunicazione interrotta tra pratiche sociali di interazione con il territorio e politiche di trasformazione urbana. In questa direzione si colloca la messa in forma di un attrezzo utile a ricomporre le diverse figure che emergono nel corso della vicenda, rispetto ad un territorio comunicativo comune che ne permetta il confronto, a partire dal quale riformulare la domanda spaziale. L’attrezzo utilizzato rispetto alle finalità individuate è il frame. Applicando il costrutto al racconto della vicenda, si delinenano quattro differenti frames in gioco nell’interpretazione dello spazio. Nel passaggio dalla situazione di blocco della comunicazione, ancorata ai risultati spaziali della mediazione sullo spazio, ad una situazione di conflitto tra frames, si individuano dei punti di frizione rispetto ai quali è possibile effettuare un’operazione di reframing. Questa modalità operativa, nella direzione delineata da Schön e Argyris come passaggio da Model I a Model II e da Schön e Rein, come conversazione riflessiva con la situazione, permette di rimaneggiare i punti di conflitto riproporzionando i frames individuati su un assetto della situazione differente da quello di partenza aprendo la strada alla messa a punto di una politica di produzione dello spazio pubblico a partire dall’interazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana. La tesi si struttura in quattro parti. Nella prima riporto il caso, prima come storia vera e propria, smontandolo successivamente nelle diverse figure che hanno avuto un valore significativo rispetto alla costruzione dei termini della contesa. Nella seconda parte esploro lo strumento del frame attraverso le interpretazioni che ne danno autori afferenti a campi disciplinari distinti, per ricostruire un campo di significati e di possibilità applicative, che successivamente circoscrivo rispetto ad un uso del costrutto tagliato rispetto all’interpretazione del caso. Nella terza parte, recupero le figure emerse dalla rielaborazione della storia sviluppata nella prima parte, riassemblandole attraverso l’impalcato del frame in diversi racconti di una stessa storia, che nel loro differire ricostruiscono su altri parametri la dinamica della vicenda. Il conflitto così si riconfigura in termini di punti di frizione rispetto ai quali s’ individuano possibilità di reframing indirizzate ad un superamento o ad una diversa gestione dei punti di problema individuati. Nel quarto capitolo, approfondisco le possibilità di reframing, attraverso l’esplorazione di una serie di esempi variamente relazionati ai punti di frizione tra i frames messi in luce. Quindi, si tirano le somme sull’utilità di questo tipo di analisi rispetto all’obiettivo individuato e sull’ opportunità che un’impostazione metodologica di questo tipo potrebbe offrire rispetto all’ attuale configurazione dello spazio del parco.

Territori di frizione. lo spazio pubblico tra pratiche spontanee e politiche di trasformazione urbana / Gurgo, Valentina. - (2010).

Territori di frizione. lo spazio pubblico tra pratiche spontanee e politiche di trasformazione urbana.

GURGO, VALENTINA
2010

Abstract

Questo progetto di ricerca si sviluppa intorno all’esplorazione di territori materiali e immateriali sui quali si misurano diversi modi di intendere e comporre il territorio. La ricerca si articola partendo dalla lettura di un caso, che racconta di una contesa legata alle modalità di progettazione di uno spazio pubblico. Nell’ambito di un ingente processo di trasformazione di un quartiere di Barcellona, si verifica una contesa tra una comunità di abitanti e la pubblica amministrazione rispetto alla configurazione architettonica e alle modalità di gestione da attribuire allo spazio risultante dalla trasformazione. L’epilogo della controversia è rappresentato da un processo partecipativo da cui viene fuori un piccolo parco di quartiere. In questo spazio, costituito dall’ assemblaggio di frammenti delle diverse immagini spaziali, nessuna delle parti è capace di riconoscere una propria immagine di spazio desiderato, nonostante, nel costituire il risultato di un percorso di mediazione, contenga elementi relativi ai diversi desideri spaziali in gioco. Da una lettura di questa identità ibrida dello spazio, emerge come in realtà il “parco concertato” rappresenti per le diverse parti coinvolte un risultato significativo, nella misura in cui la concezione di spazio convenzionale si misura con modalità di fruizione derivate dalle pratiche abitative degli utenti, a loro volta riorganizzate nell’ambito di un progetto. La lettura della vicenda, a partire dall’ambiguità dello spazio e del suo mancato riconoscimento, rispetto alla messa a fuoco dei punti di frattura tra le parti e lo spazio, offre la possibilità di riprendere la comunicazione interrotta tra pratiche sociali di interazione con il territorio e politiche di trasformazione urbana. In questa direzione si colloca la messa in forma di un attrezzo utile a ricomporre le diverse figure che emergono nel corso della vicenda, rispetto ad un territorio comunicativo comune che ne permetta il confronto, a partire dal quale riformulare la domanda spaziale. L’attrezzo utilizzato rispetto alle finalità individuate è il frame. Applicando il costrutto al racconto della vicenda, si delinenano quattro differenti frames in gioco nell’interpretazione dello spazio. Nel passaggio dalla situazione di blocco della comunicazione, ancorata ai risultati spaziali della mediazione sullo spazio, ad una situazione di conflitto tra frames, si individuano dei punti di frizione rispetto ai quali è possibile effettuare un’operazione di reframing. Questa modalità operativa, nella direzione delineata da Schön e Argyris come passaggio da Model I a Model II e da Schön e Rein, come conversazione riflessiva con la situazione, permette di rimaneggiare i punti di conflitto riproporzionando i frames individuati su un assetto della situazione differente da quello di partenza aprendo la strada alla messa a punto di una politica di produzione dello spazio pubblico a partire dall’interazione tra pratiche sociali e politiche di trasformazione urbana. La tesi si struttura in quattro parti. Nella prima riporto il caso, prima come storia vera e propria, smontandolo successivamente nelle diverse figure che hanno avuto un valore significativo rispetto alla costruzione dei termini della contesa. Nella seconda parte esploro lo strumento del frame attraverso le interpretazioni che ne danno autori afferenti a campi disciplinari distinti, per ricostruire un campo di significati e di possibilità applicative, che successivamente circoscrivo rispetto ad un uso del costrutto tagliato rispetto all’interpretazione del caso. Nella terza parte, recupero le figure emerse dalla rielaborazione della storia sviluppata nella prima parte, riassemblandole attraverso l’impalcato del frame in diversi racconti di una stessa storia, che nel loro differire ricostruiscono su altri parametri la dinamica della vicenda. Il conflitto così si riconfigura in termini di punti di frizione rispetto ai quali s’ individuano possibilità di reframing indirizzate ad un superamento o ad una diversa gestione dei punti di problema individuati. Nel quarto capitolo, approfondisco le possibilità di reframing, attraverso l’esplorazione di una serie di esempi variamente relazionati ai punti di frizione tra i frames messi in luce. Quindi, si tirano le somme sull’utilità di questo tipo di analisi rispetto all’obiettivo individuato e sull’ opportunità che un’impostazione metodologica di questo tipo potrebbe offrire rispetto all’ attuale configurazione dello spazio del parco.
2010
Territori di frizione. lo spazio pubblico tra pratiche spontanee e politiche di trasformazione urbana / Gurgo, Valentina. - (2010).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/366994
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