Quale è la regolazione giusta per Internet? Autoritativa o spontanea? Omogenea o differenziata territorialmente? Restrittiva o a maglie larghe? Per rispondere, l’Autrice adotta un criterio duplice: metodo pragmatico e definizione dell’obiettivo. Il primo, un approccio dal basso in alto, consente di disegnare regole rispettose delle tipicità di Internet. Il secondo, come criterio finalistico, presuppone risolta l’alternativa tra una rete orientata a vantaggio di tutti o solo di taluni. Se Internet deve essere, oltre che uno spazio aterritoriale espansivo delle libertà individuali, un’agorà per lo sviluppo di nuovi linguaggi democratici continuativi e destrutturati, un’occasione per equiordinare situazioni soggettive e territori che pari non sono, allora non può essere affidata all’autoregolazione incontrollata. Quest’ultima fletterà inevitabilmente il baricentro regolatorio a vantaggio dei poteri privati - imprese di comunicazione, fornitori di contenuti e operatori dominanti - compromettendo coesione sociale e riequilibrio territoriale. L’Autrice propone, quindi, al lettore una prospettiva diversa: imperativa nell’assegnare alla self-regulation gli obiettivi dell’uguaglianza sostanziale e della espansione massima delle libertà individuali, spontanea nelle modalità attuative dei fini. Il tentativo è tenere insieme equità e libertà nel rispetto, ove possibile, delle diversità culturali dei netizens, cittadini nel mondo virtuale di un paese che non conosce confini.
Internet. Regola e anarchia / DE MINICO, Giovanna. - STAMPA. - (2012).
Internet. Regola e anarchia
DE MINICO, GIOVANNA
2012
Abstract
Quale è la regolazione giusta per Internet? Autoritativa o spontanea? Omogenea o differenziata territorialmente? Restrittiva o a maglie larghe? Per rispondere, l’Autrice adotta un criterio duplice: metodo pragmatico e definizione dell’obiettivo. Il primo, un approccio dal basso in alto, consente di disegnare regole rispettose delle tipicità di Internet. Il secondo, come criterio finalistico, presuppone risolta l’alternativa tra una rete orientata a vantaggio di tutti o solo di taluni. Se Internet deve essere, oltre che uno spazio aterritoriale espansivo delle libertà individuali, un’agorà per lo sviluppo di nuovi linguaggi democratici continuativi e destrutturati, un’occasione per equiordinare situazioni soggettive e territori che pari non sono, allora non può essere affidata all’autoregolazione incontrollata. Quest’ultima fletterà inevitabilmente il baricentro regolatorio a vantaggio dei poteri privati - imprese di comunicazione, fornitori di contenuti e operatori dominanti - compromettendo coesione sociale e riequilibrio territoriale. L’Autrice propone, quindi, al lettore una prospettiva diversa: imperativa nell’assegnare alla self-regulation gli obiettivi dell’uguaglianza sostanziale e della espansione massima delle libertà individuali, spontanea nelle modalità attuative dei fini. Il tentativo è tenere insieme equità e libertà nel rispetto, ove possibile, delle diversità culturali dei netizens, cittadini nel mondo virtuale di un paese che non conosce confini.File | Dimensione | Formato | |
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