Lo spazio sacro di nuova edificazione della Chiesa dell'Immacolata Concezione a Baku, la prima chiesa realizzata in Azerbaijan dopo la caduta del regime comunista. Il progetto vuole generare uno spazio sacro impostato secondo le prescrizioni conciliari e capace, allo stesso tempo, di divenire generatore di luoghi urbani di incontro per la popolazione. La posizione della Chiesa rispetta l’orientamento planimetrico tradizionale e, con il complesso parrocchiale, configura una sorta di hortus conclusus, con i 12+1 ulivi, i 12 apostoli + Giuda. In continuità con la piazza verde - il giardino- è posta la piazza di pietra -il sagrato- che accoglie le persone. Il materiale di rivestimento è la badandar, pietra locale dal caratteristico color crema, con cui è stata costruita nel tempo tutta la città che risulta essere sostanzialmente monocroma. Divesro l'intervento di restauro e recupera della cappela del Monastero di Santa Chiara in Napoli, la cappella delle clarisse, poi divenuta Chiesa di Cristo Redentore e San Ludovico D'Angiò. Partendo da questa essenziale necessità la proposta progettuale, che interpreta le richieste della Madre Superiora e di tutta la comunità delle clarisse, prevede un allargamento del vano centrale presente nel muro che separa la cappella e il coro. Tale soluzione prevede la riproposizione e il riutilizzo delle cornici in pietra di tufo esistenti, debitamente integrate ove necessario, per la bordura dell'arco e dei due vani laterali. Ad ampliamento del vano centrale effettuato si potrà finalmente collocare l'attuale altare in posizione mediana tra l'aula e il coro, rendendo concreta la completa fusione del popolo dei fedeli con la comunità religiosa durante la celebrazione della Santa Eucaristia, così come richiesto dai documenti del Concilio Vaticano II che hanno ridotto la rigidità del concetto di separazione delle clarisse dal popolo dei fedeli durante le celebrazioni religiose, nel chiaro intento di riunire tutti i figli intorno al mistero dell'Eucarestia: ciò che normalmente è separato in quel momento deve essere unito ed egualmente partecipe ai Santi Misteri. Una struttura leggera di metallo intrecciato secondo la tradizione cenobitica ricostituirà infine delle leggere grate che, al termine delle celebrazioni, ripristinerà la separatezza tra la clausura ed il mondo estrerno. La trasformazione interviene sulla configurazione spaziale realizzata nell'ultimo dopoguerra dalla allora Madre Superiora, non particolarmente significativa dunque, comunque senza snaturare l'attuale configurazione, ma portandola piuttosto ad una misura idonea in equilibrio con la grande superficie della parete che non verrebbe sostanzialmente alterata, nella considerazione di fondo che sempre dovrebbe guidare le scelte degli uomini la massima evangelica secondo cui le cose sono al servizio degli uomini e non gli uomini al servizio delle cose. Un vantaggio spaziale conseguenza di tale proposta di ampliamento del vano centrale, sarà la migliore visione dell'imponente affresco trecentesco presente sulla parete di fondo del coro delle clarisse, oggi praticamente precluso alla vista dei partecipanti al rito, che in tal modo diventerebbe scena e fondale per coloro che visiteranno la cappella.
Lo spazio sacro / Santangelo, MARIA ROSARIA; Giardiello, Paolo; Flora, Nicola; V., Tenore. - STAMPA. - (2009), pp. 124-127.
Lo spazio sacro
SANTANGELO, MARIA ROSARIA;GIARDIELLO, PAOLO;FLORA, NICOLA;
2009
Abstract
Lo spazio sacro di nuova edificazione della Chiesa dell'Immacolata Concezione a Baku, la prima chiesa realizzata in Azerbaijan dopo la caduta del regime comunista. Il progetto vuole generare uno spazio sacro impostato secondo le prescrizioni conciliari e capace, allo stesso tempo, di divenire generatore di luoghi urbani di incontro per la popolazione. La posizione della Chiesa rispetta l’orientamento planimetrico tradizionale e, con il complesso parrocchiale, configura una sorta di hortus conclusus, con i 12+1 ulivi, i 12 apostoli + Giuda. In continuità con la piazza verde - il giardino- è posta la piazza di pietra -il sagrato- che accoglie le persone. Il materiale di rivestimento è la badandar, pietra locale dal caratteristico color crema, con cui è stata costruita nel tempo tutta la città che risulta essere sostanzialmente monocroma. Divesro l'intervento di restauro e recupera della cappela del Monastero di Santa Chiara in Napoli, la cappella delle clarisse, poi divenuta Chiesa di Cristo Redentore e San Ludovico D'Angiò. Partendo da questa essenziale necessità la proposta progettuale, che interpreta le richieste della Madre Superiora e di tutta la comunità delle clarisse, prevede un allargamento del vano centrale presente nel muro che separa la cappella e il coro. Tale soluzione prevede la riproposizione e il riutilizzo delle cornici in pietra di tufo esistenti, debitamente integrate ove necessario, per la bordura dell'arco e dei due vani laterali. Ad ampliamento del vano centrale effettuato si potrà finalmente collocare l'attuale altare in posizione mediana tra l'aula e il coro, rendendo concreta la completa fusione del popolo dei fedeli con la comunità religiosa durante la celebrazione della Santa Eucaristia, così come richiesto dai documenti del Concilio Vaticano II che hanno ridotto la rigidità del concetto di separazione delle clarisse dal popolo dei fedeli durante le celebrazioni religiose, nel chiaro intento di riunire tutti i figli intorno al mistero dell'Eucarestia: ciò che normalmente è separato in quel momento deve essere unito ed egualmente partecipe ai Santi Misteri. Una struttura leggera di metallo intrecciato secondo la tradizione cenobitica ricostituirà infine delle leggere grate che, al termine delle celebrazioni, ripristinerà la separatezza tra la clausura ed il mondo estrerno. La trasformazione interviene sulla configurazione spaziale realizzata nell'ultimo dopoguerra dalla allora Madre Superiora, non particolarmente significativa dunque, comunque senza snaturare l'attuale configurazione, ma portandola piuttosto ad una misura idonea in equilibrio con la grande superficie della parete che non verrebbe sostanzialmente alterata, nella considerazione di fondo che sempre dovrebbe guidare le scelte degli uomini la massima evangelica secondo cui le cose sono al servizio degli uomini e non gli uomini al servizio delle cose. Un vantaggio spaziale conseguenza di tale proposta di ampliamento del vano centrale, sarà la migliore visione dell'imponente affresco trecentesco presente sulla parete di fondo del coro delle clarisse, oggi praticamente precluso alla vista dei partecipanti al rito, che in tal modo diventerebbe scena e fondale per coloro che visiteranno la cappella.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.