Il tema di questo lavoro è lo studio dell’opera e del pensiero di Arne Jacobsen specificamente sul piano dell’indagine compositiva ed urbana. Il punto di vista che qui si vuole proporre, nel trattare una così importante figura dell’architettura europea del secolo scorso, non è di tipo storico-critico quanto eminentemente analitico nello studio e nel ridisegno critico delle opere progettate o costruite in relazione al pensiero del maestro danese. Tale necessità muove non tanto, quindi, dal voler colmare una lacuna pubblicistica e aggiornata su Jacobsen ma quanto dalla convinzione che il suo lavoro sia ancora oggi di grande valore e attualità in un momento in cui l’architettura è sospinta verso una sua progressiva liquefazione e reductio ad imaginem che la sospinge sempre più verso la ricerca dell’inedito e del sorprendente. Il lavoro di Jacobsen, peraltro in questo studio sinteticamente riassunto e senza alcuna pretesa di esaustività, sta appunto a contrastare, nella sua oggettiva e paziente ricerca sui fondamenti della disciplina, questa condizione afflittiva e infondata. In particolare ci si è voluto soffermare sulle architetture civili di Jacobsen, specificatamente sul centro civico di Rødovre, che se da un lato rappresenta la sintesi ed il compimento del suo modo di vedere l’architettura e la città, testimonia di una modalità di costruzione dello spazio pubblico di grande interesse e modernità per la costruzione di nuovi luoghi centrali e polarità capaci di contrastare e migliorare la insensatezza della città diffusa di questi anni. Il caso di Rødovre, come il Kulturforum di Berlino di Mies e Schauroun o il Campidoglio di Chandigarh di Le Corbusier, rappresenta una nuova, ma allo stesso tempo antica, modalità di costruzione dei luoghi civili. Dei luoghi centrali posti in rapporto alla natura che possono rappresentare una efficace alternativa sia alla den-sificazione di stampo neo ottocentesco sia alla nebulizzazione e privatizzazione dello Junkspace in una ipotesi di città aperta policentrica in cui alla razionalizzazione della residenza attraverso l’individuazione di alcune unità elementari complesse (settori urbani) faccia da contrappunto la consapevole e necessaria individuazioni di luoghi civili adeguati che non si riducano agli Shopping Centres o ai Megastores ma siano ancora definiti da architetture civili riconoscibili e fondate su principi e regole intellegibili. Il volume è articolato in due parti complementari e strettamente correlate. Nella prima parte “Il pensiero e l’opera di Arne Jacobsen” si affronta la figura di Jacobsen in rapporto al così detto classicismo nordico con alcuni confronti tra la sua ricerca e quella di Asplund e di Mies con un approdo finale nella ricerca dell’astrazione e nell’elementarismo come tratto distintivo del suo contributo. Un’astrazione che si badi bene non significa una fuga dalla realtà ma appunto una distanza critica da essa che riflette sulla natura e la costituzione delle forme elementari e sulle possibili relazioni tra esse. Segue un’analisi sintetica delle sue opere accentando ed integrando la distinzione tematica proposta da Félix Solagruen-Beascoa in edifici per la residenza individuale e collettiva, per l’istruzione, per lo sport ed infine per edifici pubblici e municipi. Nella sezione conclusiva (Capitolo III) ci si soffermerà sul ruolo degli edifici pubblici nella costruzione della città contemporanea assumendo appunto come exeplum il centro civico di Rødovre con i due edifici del Municipio e della Biblioteca messi in tensione tra loro a determinare un grande sistema polare-topologico in cui il campo, come in quello dei Miracoli di Pisa, diviene il vuoto significativo che stabilisce la struttura di relazione tra oggetti a distanza. La seconda parte del volume “Ridisegni critici” che completa la prima è incentrata essenzialmente sulla analisi, squisitamente compositiva, del centro civico sia nella sua architettura interna sia in rapporto al sistema urbano circostante, del Municipio e della Biblioteca. Per l’analisi dei due manufatti civili viene adottata la triade ideazione, costruzione, composizione, già proposta in altra sede , per descrivere in sequenza ma ricorsivamente gli aspetti tematici/tipologici, quelli tecnico/costruttivi e le procedure sintattiche/paratattiche e di proporzionamento che irreggimentano il carattere e la natura delle forme adottate.

Arne Jacobsen. La ricerca dell'astrazione / Capozzi, Renato. - (2012).

Arne Jacobsen. La ricerca dell'astrazione

CAPOZZI, RENATO
2012

Abstract

Il tema di questo lavoro è lo studio dell’opera e del pensiero di Arne Jacobsen specificamente sul piano dell’indagine compositiva ed urbana. Il punto di vista che qui si vuole proporre, nel trattare una così importante figura dell’architettura europea del secolo scorso, non è di tipo storico-critico quanto eminentemente analitico nello studio e nel ridisegno critico delle opere progettate o costruite in relazione al pensiero del maestro danese. Tale necessità muove non tanto, quindi, dal voler colmare una lacuna pubblicistica e aggiornata su Jacobsen ma quanto dalla convinzione che il suo lavoro sia ancora oggi di grande valore e attualità in un momento in cui l’architettura è sospinta verso una sua progressiva liquefazione e reductio ad imaginem che la sospinge sempre più verso la ricerca dell’inedito e del sorprendente. Il lavoro di Jacobsen, peraltro in questo studio sinteticamente riassunto e senza alcuna pretesa di esaustività, sta appunto a contrastare, nella sua oggettiva e paziente ricerca sui fondamenti della disciplina, questa condizione afflittiva e infondata. In particolare ci si è voluto soffermare sulle architetture civili di Jacobsen, specificatamente sul centro civico di Rødovre, che se da un lato rappresenta la sintesi ed il compimento del suo modo di vedere l’architettura e la città, testimonia di una modalità di costruzione dello spazio pubblico di grande interesse e modernità per la costruzione di nuovi luoghi centrali e polarità capaci di contrastare e migliorare la insensatezza della città diffusa di questi anni. Il caso di Rødovre, come il Kulturforum di Berlino di Mies e Schauroun o il Campidoglio di Chandigarh di Le Corbusier, rappresenta una nuova, ma allo stesso tempo antica, modalità di costruzione dei luoghi civili. Dei luoghi centrali posti in rapporto alla natura che possono rappresentare una efficace alternativa sia alla den-sificazione di stampo neo ottocentesco sia alla nebulizzazione e privatizzazione dello Junkspace in una ipotesi di città aperta policentrica in cui alla razionalizzazione della residenza attraverso l’individuazione di alcune unità elementari complesse (settori urbani) faccia da contrappunto la consapevole e necessaria individuazioni di luoghi civili adeguati che non si riducano agli Shopping Centres o ai Megastores ma siano ancora definiti da architetture civili riconoscibili e fondate su principi e regole intellegibili. Il volume è articolato in due parti complementari e strettamente correlate. Nella prima parte “Il pensiero e l’opera di Arne Jacobsen” si affronta la figura di Jacobsen in rapporto al così detto classicismo nordico con alcuni confronti tra la sua ricerca e quella di Asplund e di Mies con un approdo finale nella ricerca dell’astrazione e nell’elementarismo come tratto distintivo del suo contributo. Un’astrazione che si badi bene non significa una fuga dalla realtà ma appunto una distanza critica da essa che riflette sulla natura e la costituzione delle forme elementari e sulle possibili relazioni tra esse. Segue un’analisi sintetica delle sue opere accentando ed integrando la distinzione tematica proposta da Félix Solagruen-Beascoa in edifici per la residenza individuale e collettiva, per l’istruzione, per lo sport ed infine per edifici pubblici e municipi. Nella sezione conclusiva (Capitolo III) ci si soffermerà sul ruolo degli edifici pubblici nella costruzione della città contemporanea assumendo appunto come exeplum il centro civico di Rødovre con i due edifici del Municipio e della Biblioteca messi in tensione tra loro a determinare un grande sistema polare-topologico in cui il campo, come in quello dei Miracoli di Pisa, diviene il vuoto significativo che stabilisce la struttura di relazione tra oggetti a distanza. La seconda parte del volume “Ridisegni critici” che completa la prima è incentrata essenzialmente sulla analisi, squisitamente compositiva, del centro civico sia nella sua architettura interna sia in rapporto al sistema urbano circostante, del Municipio e della Biblioteca. Per l’analisi dei due manufatti civili viene adottata la triade ideazione, costruzione, composizione, già proposta in altra sede , per descrivere in sequenza ma ricorsivamente gli aspetti tematici/tipologici, quelli tecnico/costruttivi e le procedure sintattiche/paratattiche e di proporzionamento che irreggimentano il carattere e la natura delle forme adottate.
2012
9788884972293
Arne Jacobsen. La ricerca dell'astrazione / Capozzi, Renato. - (2012).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/523657
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