Il volume nasce dall’iniziativa di un gruppo di persone confluite in un’associazione culturale Knowledge Integration for Health il cui obiettivo è superare la parcellizzazione del sapere medico in una pluralità di iperspecializzazioni formate da professionisti che spesso non comunicano tra loro. Tutto ciò si riflette non solo sulla cura dei pazienti, costretti a peregrinare tra diversi specialisti, non di rado in disaccordo tra loro, ma anche sulla ricerca scientifica, sulla formazione, sull'organizzazione dei servizi sanitari e sulla spesa pubblica. Sebbene tale esigenza sia avvertita dai cittadini, dai profes-sionisti della salute e dai ricercatori, tuttora non è emerso un modello e/o una teoria coerente dell'integrazione dei saperi per la salute a causa di barriere culturali, economiche ed organizzative. Il volume, espressione del progetto ambizioso di abbattere tali barriere, raccoglie le riflessioni scaturite da una serie di inziative (convegni, workshop, corsi di perfezionamento, sperimentazioni didattiche, ricerche sul campo, conversazioni telematiche e in-formali, e così via) realizzatesi a partire dall'anno 2010. Esso è concepito come uno strumento di lavoro e aperto alla discussione volto a creare una rete comunicativa ed informativa tra esperti di "discipline" diverse, e tra questi e gli stessi pazienti che sono portatori di conoscenze e saperi poco rappresentati nell’attuale scenario scientifico e organizzativo. Su questa falsariga è stata data voce anche a saperi "minoritari" che si configurano a volte come ipotesi di lavoro, più o meno eterodosse, ancora da provare scientificamente ma che sono un sintomo dell’esigenza sempre più sentita di una visione unitaria della salute, della malattia e della terapia. I contributi sono stati scritti da professionisti diversi appartenenti non solo al mondo accademico, ma anche istanze extrauniver-sitarie, istituzionali e non: medici di medicina generale,, ostetriche, fisioterapisti riabilitatori, pediatri, infermieri, logopedisti, tecnici di radiolo-gia, tecnici di laboratorio, epidemiologi, pedagogisti, antropo-logi, psichiatri, chimici, veterinari, statistici, urbanisti, igienisti, informatici. E'stato altresì dato spazio anche ai lavori condotti da studenti e discussi sotto forma di tesi di laurea. La struttura del volume si articola su tre livelli interconnessi: clinico, sociale ed ecologico. Il livello clinico, centrato sull'individuo e la sua malattia, ha co-me paradigma di riferimento il cosiddetto modello bio-medico, noto anche come modello dell'acuzie, fondato sul processo diagnostico-terapeutico e sulla diade terapeuta-paziente. Al secondo livello, quello sociale, il malessere del paziente è iscritto in una serie di dinamiche interpersonali, espressione di comportamenti individuali e collettivi, fattori economici, cultu-rali, e così via. Mentre il modello dell'acuzie concettualizza la malattia come un evento che ha un inizio ed una fine (almeno momentanea), il modello sociale si incentra su cronicità e disabilità che richiedono la partecipazione di familiari, badanti, servizi di riabilitazione e di supporto sociale per un tempo indefinito. I due modelli non sono mutuamente incompatibili perché spesso le condizioni di cronicità e disabilità sono costel-late da esacerbazioni o nuovi eventi che richiedono il ricorso ad interventi clinici. Il livello ecologico riguarda il modo in cui le popolazioni umane si modificano a seguito dell'interazione con altre popolazioni umane, con il mondo animale e vegetale e con l'ambiente chimi-co-fisico, formando ecosistemi la cui dinamica si dipana su scale temporali e geografiche differenti e si riflette sui profili delle malattie di ciascuna popolazione. Così, ad esempio, le grandi trasformazioni demografiche dovute ai processi migratori e alla creazione di barriere efficienti contro alcuni micro-organismi (attraverso il miglioramento delle condizioni igieniche e della conservazione degli alimenti) determinano modificazioni della composizione per età delle popolazioni che a loro volta com-portano transizioni epidemiologiche caratterizzate da cambia-menti più o meno profondi della prevalenza e l'incidenza dei diversi tipi di patologia.
Integrazione dei saperi per la salute / Giani, Umberto; Triassi, Maria; Santoianni, Flavia; Pacifico, A.; Citro, V.; Ventre, V.; Cillo, B.; Sandri, S.; Montella, E.; Giani, E.; Noschese, S.; Sibilia, L.; Ranisio, GIANFRANCA ANGELA RITA; Pavic, B.; Griffo, G.; Sorrentino, M.; Lamberti, E.; Citarella, A.; Cirillo, G.; Saporito, M.; Arsieri, R.; Trevisan, M.; Cito, F.; Garzillo, Carmine; Giordano, V.. - STAMPA. - (2012).
Integrazione dei saperi per la salute
GIANI, UMBERTO;TRIASSI, MARIA;SANTOIANNI, FLAVIA;RANISIO, GIANFRANCA ANGELA RITA;GARZILLO, CARMINE;
2012
Abstract
Il volume nasce dall’iniziativa di un gruppo di persone confluite in un’associazione culturale Knowledge Integration for Health il cui obiettivo è superare la parcellizzazione del sapere medico in una pluralità di iperspecializzazioni formate da professionisti che spesso non comunicano tra loro. Tutto ciò si riflette non solo sulla cura dei pazienti, costretti a peregrinare tra diversi specialisti, non di rado in disaccordo tra loro, ma anche sulla ricerca scientifica, sulla formazione, sull'organizzazione dei servizi sanitari e sulla spesa pubblica. Sebbene tale esigenza sia avvertita dai cittadini, dai profes-sionisti della salute e dai ricercatori, tuttora non è emerso un modello e/o una teoria coerente dell'integrazione dei saperi per la salute a causa di barriere culturali, economiche ed organizzative. Il volume, espressione del progetto ambizioso di abbattere tali barriere, raccoglie le riflessioni scaturite da una serie di inziative (convegni, workshop, corsi di perfezionamento, sperimentazioni didattiche, ricerche sul campo, conversazioni telematiche e in-formali, e così via) realizzatesi a partire dall'anno 2010. Esso è concepito come uno strumento di lavoro e aperto alla discussione volto a creare una rete comunicativa ed informativa tra esperti di "discipline" diverse, e tra questi e gli stessi pazienti che sono portatori di conoscenze e saperi poco rappresentati nell’attuale scenario scientifico e organizzativo. Su questa falsariga è stata data voce anche a saperi "minoritari" che si configurano a volte come ipotesi di lavoro, più o meno eterodosse, ancora da provare scientificamente ma che sono un sintomo dell’esigenza sempre più sentita di una visione unitaria della salute, della malattia e della terapia. I contributi sono stati scritti da professionisti diversi appartenenti non solo al mondo accademico, ma anche istanze extrauniver-sitarie, istituzionali e non: medici di medicina generale,, ostetriche, fisioterapisti riabilitatori, pediatri, infermieri, logopedisti, tecnici di radiolo-gia, tecnici di laboratorio, epidemiologi, pedagogisti, antropo-logi, psichiatri, chimici, veterinari, statistici, urbanisti, igienisti, informatici. E'stato altresì dato spazio anche ai lavori condotti da studenti e discussi sotto forma di tesi di laurea. La struttura del volume si articola su tre livelli interconnessi: clinico, sociale ed ecologico. Il livello clinico, centrato sull'individuo e la sua malattia, ha co-me paradigma di riferimento il cosiddetto modello bio-medico, noto anche come modello dell'acuzie, fondato sul processo diagnostico-terapeutico e sulla diade terapeuta-paziente. Al secondo livello, quello sociale, il malessere del paziente è iscritto in una serie di dinamiche interpersonali, espressione di comportamenti individuali e collettivi, fattori economici, cultu-rali, e così via. Mentre il modello dell'acuzie concettualizza la malattia come un evento che ha un inizio ed una fine (almeno momentanea), il modello sociale si incentra su cronicità e disabilità che richiedono la partecipazione di familiari, badanti, servizi di riabilitazione e di supporto sociale per un tempo indefinito. I due modelli non sono mutuamente incompatibili perché spesso le condizioni di cronicità e disabilità sono costel-late da esacerbazioni o nuovi eventi che richiedono il ricorso ad interventi clinici. Il livello ecologico riguarda il modo in cui le popolazioni umane si modificano a seguito dell'interazione con altre popolazioni umane, con il mondo animale e vegetale e con l'ambiente chimi-co-fisico, formando ecosistemi la cui dinamica si dipana su scale temporali e geografiche differenti e si riflette sui profili delle malattie di ciascuna popolazione. Così, ad esempio, le grandi trasformazioni demografiche dovute ai processi migratori e alla creazione di barriere efficienti contro alcuni micro-organismi (attraverso il miglioramento delle condizioni igieniche e della conservazione degli alimenti) determinano modificazioni della composizione per età delle popolazioni che a loro volta com-portano transizioni epidemiologiche caratterizzate da cambia-menti più o meno profondi della prevalenza e l'incidenza dei diversi tipi di patologia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.