In molte aree del Mezzogiorno (ma non solo) il piegamento dei dispositivi di welfare a fini personalistici ha prodotto conseguenze negative non solo per una corretta applicazione dei principi perequativi e solidaristici, ma anche perché ha in molti casi rafforzato una cultura diffusa del privilegio, basata sul disvalore secondo cui è solo agganciandosi a catene clientelari che è possibile beneficiare della considerazione delle politiche statali. Si realizza così il classico circuito vizioso costituito dall’allargamento dell’area dell’illegalità e della legalità debole (pratiche clientelari) che, mettendo in crisi l’efficacia delle politiche pubbliche, rafforza le argomentazioni a favore di una spinta alla esternalizzazione di servizi essenziali, e per questa via ad una proliferazione di centri di erogazione delle risorse che applicano un principio di selezione particolaristica delle domande di assistenza. Queste distorsioni trovano nel personalismo politico uno dei fattori di consolidamento del circuito vizioso appena richiamato. Infatti, soprattutto nelle grandi città del Mezzogiorno, l’emergere negli ultimi anni di ambiti territoriali ristretti di organizzazione del consenso politico, entro un quadro di crisi di legittimazione della politica, e in specie dei partiti politici, ha favorito l’ascesa di piccoli “boss” di quartiere, titolari di macchine di reclutamento del voto di livello rionale, che sfruttano la ridefinizione di alcuni dispositivi di welfare e servizi pubblici – in specie l’organizzazione di richieste per la pensione, per gli assegni familiari, e altri tipi di servizi pubblici – a proprio beneficio. Un esempio emblematico in tal senso è fornito dalla recente proliferazione dei Centri servizi (caf, patronati, agenzie per il disbrigo di pratiche del comune) concessionari dell’istruzione di alcune pratiche relative a essenziali funzioni di welfare (pensioni di invalidità, assegni familiari e altri tipi di servizi). In molti casi sono emerse situazioni di corruzione in senso proprio, come lo scandalo dei falsi invalidi che ha condotto a Napoli all’arresto negli ultimi tre anni di oltre 250 persone e al sequestro di beni per 10 milioni di euro. Ma il fenomeno riguarda, più in generale, il funzionamento di un vasto sistema di scambio politico, basato sulla esternalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione e sulla selezione e promozione delle pratiche burocratiche secondo principi di organizzazione del consenso politico personale. Il paper propone una lettura di questi fenomeni a partire dal caso napoletano.

Welfare, personalismo politico e legalità debole: il caso dei Centri servizi nella città di Napoli / Brancaccio, Luciano. - (2013). (Intervento presentato al convegno VI Conferenza Espanet (European Network for Social Policy Analysis), “Italia, Europa: Integrazione sociale e integrazione politica". tenutosi a Università della Calabria nel 19-21 settembre).

Welfare, personalismo politico e legalità debole: il caso dei Centri servizi nella città di Napoli.

BRANCACCIO, LUCIANO
2013

Abstract

In molte aree del Mezzogiorno (ma non solo) il piegamento dei dispositivi di welfare a fini personalistici ha prodotto conseguenze negative non solo per una corretta applicazione dei principi perequativi e solidaristici, ma anche perché ha in molti casi rafforzato una cultura diffusa del privilegio, basata sul disvalore secondo cui è solo agganciandosi a catene clientelari che è possibile beneficiare della considerazione delle politiche statali. Si realizza così il classico circuito vizioso costituito dall’allargamento dell’area dell’illegalità e della legalità debole (pratiche clientelari) che, mettendo in crisi l’efficacia delle politiche pubbliche, rafforza le argomentazioni a favore di una spinta alla esternalizzazione di servizi essenziali, e per questa via ad una proliferazione di centri di erogazione delle risorse che applicano un principio di selezione particolaristica delle domande di assistenza. Queste distorsioni trovano nel personalismo politico uno dei fattori di consolidamento del circuito vizioso appena richiamato. Infatti, soprattutto nelle grandi città del Mezzogiorno, l’emergere negli ultimi anni di ambiti territoriali ristretti di organizzazione del consenso politico, entro un quadro di crisi di legittimazione della politica, e in specie dei partiti politici, ha favorito l’ascesa di piccoli “boss” di quartiere, titolari di macchine di reclutamento del voto di livello rionale, che sfruttano la ridefinizione di alcuni dispositivi di welfare e servizi pubblici – in specie l’organizzazione di richieste per la pensione, per gli assegni familiari, e altri tipi di servizi pubblici – a proprio beneficio. Un esempio emblematico in tal senso è fornito dalla recente proliferazione dei Centri servizi (caf, patronati, agenzie per il disbrigo di pratiche del comune) concessionari dell’istruzione di alcune pratiche relative a essenziali funzioni di welfare (pensioni di invalidità, assegni familiari e altri tipi di servizi). In molti casi sono emerse situazioni di corruzione in senso proprio, come lo scandalo dei falsi invalidi che ha condotto a Napoli all’arresto negli ultimi tre anni di oltre 250 persone e al sequestro di beni per 10 milioni di euro. Ma il fenomeno riguarda, più in generale, il funzionamento di un vasto sistema di scambio politico, basato sulla esternalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione e sulla selezione e promozione delle pratiche burocratiche secondo principi di organizzazione del consenso politico personale. Il paper propone una lettura di questi fenomeni a partire dal caso napoletano.
2013
Welfare, personalismo politico e legalità debole: il caso dei Centri servizi nella città di Napoli / Brancaccio, Luciano. - (2013). (Intervento presentato al convegno VI Conferenza Espanet (European Network for Social Policy Analysis), “Italia, Europa: Integrazione sociale e integrazione politica". tenutosi a Università della Calabria nel 19-21 settembre).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/567454
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact