La ricerca è stata rivolta allo studio della relazione tra modelli di governance e prestazioni economiche e finanziarie su un campione di aziende italiane medio-grandi e neo quotate, mediante la costruzione di un modello interpretativo che ha individuato la correlazione tra alcune variabili chiave dei sistemi di governo ed i principali indicatori di performance economica e finanziaria (EVA e MVA). A tal fine, l’analisi ha avuto per oggetto, innanzitutto, una disamina della dottrina economico aziendale in merito ai diversi modelli di corporate governance che si riscontrano nella prassi nazionale ed internazionale. Essa si è dimostrata utile per i motivi che sono di seguito elencati: 1. innanzitutto porta ad esprimere giudizi in merito all’efficacia dei diversi assetti istituzionali in relazione alla capacità dell’azienda di sopravvivere e di svilupparsi nell’ambito dell’arena competitiva; 2. consente di individuare, se esiste, il modello di corporate governance ottimale sotto il profilo economico, ossia del contributo al processo di creazione di ricchezza e dell’allocazione ottimale delle risorse tra le diverse funzioni aziendali; 3. suggerisce ipotetici percorsi di armonizzazione internazionale dei diversi assetti istituzionali in uno scenario competitivo che ormai è globale. Ciò premesso, si è riscontrata la presenza di tre modelli prevalenti di corporate governance, identificati e distinti in base a due variabili: - composizione della compagine azionaria, - stabilità dell’azionariato. Sotto il profilo della composizione, si è distinto il caso in cui l’azionariato si presenta unitario, nel senso che l’intera proprietà e dunque il controllo è detenuto da un singolo soggetto, da una famiglia, da un gruppo ristretto di persone o da una coalizione politica, rispetto al caso in cui l’azionariato è articolato e frazionato tra una pluralità di soggetti nessuno dei quali detiene posizioni di controllo dell’impresa. Da detta variabile dipende il potere di influenza dell’azionista sull’impresa. Sotto il profilo della stabilità si è distinta l’ipotesi di una compagine sostanzialmente immutabile da quella di un azionariato continuamente mutevole nel proprio assetto e nella propria composizione. Da detta variabile dipende il grado di identificazione dell’azionista con l’impresa ed il suo orizzonte temporale di riferimento. Incrociando le due variabili si sono delineati quelli che rappresentano i prevalenti modelli di corporate governance riscontrabili in ambito internazionale: - La public company o modello anglosassone; - L’impresa padronale, o modello latino, diffuso soprattutto in Italia, Francia e Spagna; - L’impresa consociativa, o modello renano, tipico in Germania e Giappone.
La valutazione dei sistemi di Governance nelle PMI italiane che accedono alla quotazione in borsa. L’impatto sulla performance economica e finanziaria / Catuogno, Simona. - (2001). ( Progetto Giovani Ricercatori, MURST 2001, La valutazione dei sistemi di Governance nelle PMI italiane che accedono alla quotazione in borsa. L’impatto sulla performance economica e finanziaria.Gennaio 2001).
La valutazione dei sistemi di Governance nelle PMI italiane che accedono alla quotazione in borsa. L’impatto sulla performance economica e finanziaria.
CATUOGNO, SIMONA
2001
Abstract
La ricerca è stata rivolta allo studio della relazione tra modelli di governance e prestazioni economiche e finanziarie su un campione di aziende italiane medio-grandi e neo quotate, mediante la costruzione di un modello interpretativo che ha individuato la correlazione tra alcune variabili chiave dei sistemi di governo ed i principali indicatori di performance economica e finanziaria (EVA e MVA). A tal fine, l’analisi ha avuto per oggetto, innanzitutto, una disamina della dottrina economico aziendale in merito ai diversi modelli di corporate governance che si riscontrano nella prassi nazionale ed internazionale. Essa si è dimostrata utile per i motivi che sono di seguito elencati: 1. innanzitutto porta ad esprimere giudizi in merito all’efficacia dei diversi assetti istituzionali in relazione alla capacità dell’azienda di sopravvivere e di svilupparsi nell’ambito dell’arena competitiva; 2. consente di individuare, se esiste, il modello di corporate governance ottimale sotto il profilo economico, ossia del contributo al processo di creazione di ricchezza e dell’allocazione ottimale delle risorse tra le diverse funzioni aziendali; 3. suggerisce ipotetici percorsi di armonizzazione internazionale dei diversi assetti istituzionali in uno scenario competitivo che ormai è globale. Ciò premesso, si è riscontrata la presenza di tre modelli prevalenti di corporate governance, identificati e distinti in base a due variabili: - composizione della compagine azionaria, - stabilità dell’azionariato. Sotto il profilo della composizione, si è distinto il caso in cui l’azionariato si presenta unitario, nel senso che l’intera proprietà e dunque il controllo è detenuto da un singolo soggetto, da una famiglia, da un gruppo ristretto di persone o da una coalizione politica, rispetto al caso in cui l’azionariato è articolato e frazionato tra una pluralità di soggetti nessuno dei quali detiene posizioni di controllo dell’impresa. Da detta variabile dipende il potere di influenza dell’azionista sull’impresa. Sotto il profilo della stabilità si è distinta l’ipotesi di una compagine sostanzialmente immutabile da quella di un azionariato continuamente mutevole nel proprio assetto e nella propria composizione. Da detta variabile dipende il grado di identificazione dell’azionista con l’impresa ed il suo orizzonte temporale di riferimento. Incrociando le due variabili si sono delineati quelli che rappresentano i prevalenti modelli di corporate governance riscontrabili in ambito internazionale: - La public company o modello anglosassone; - L’impresa padronale, o modello latino, diffuso soprattutto in Italia, Francia e Spagna; - L’impresa consociativa, o modello renano, tipico in Germania e Giappone.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


