Promuovere i processi dialogici all’interno della relazione sanitaria è uno dei più complessi compiti dei quali gli operatori della salute devono farsi carico (Freda, 2013). Essi non possono essere considerati il presupposto alla relazione sanitaria, ma un suo prodotto necessariamente basato su specifiche competenze dialogiche e relazionali che tutti i presenti sono chiamati a mettere in campo. Tali competenze devono essere volte ad integrare la titolarità dei partecipanti nella stanza di visita, la costruzione di un consenso che coinvolga anche le competenze di comprensione in fase di sviluppo, e/o la costruzione di una concordance (Horne et al., 2005), ovvero di una decisionalità condivisa riguardo i processi di cura. Tali questioni sono particolarmente complesse in ambito pediatrico, dove il dialogo deve per forza declinarsi in un processo relazionale che vede la presenza di un duplice utente, composto da genitori e bambino. Il lavoro propone delle riflessioni su tali aspetti attraverso la descrizione di due esperienze: la prima è un’indagine esplorativa, svolta in pediatria di base, volta all’analisi, attraverso appositi strumenti, degli scambi dialogici relativi alle preoccupazioni espresse dagli utenti ed ai processi di decisionalità condivisa. La seconda è un intervento rivolto ai bambini con Intersex/DSD (Disordini della Differenziazione Sessuale), condizioni in cui il sesso cromosomico, gonadico e genitale è atipico (Hughes et al., 2006), che ha previsto l’istituzione di specifici Setting di Ascolto Congiunto (SAC) con una partecipazione della funzione psicologica nella stanza di visita, e la realizzazione di un mediatore grafico da utilizzare quale medium comunicativo nel dialogo con i bambini. Tali esperienze hanno contribuito a delineare un modello di intervento rivolto alla relazione medico paziente, allo svolgimento delle sue prassi ed al perseguimento dei suoi obiettivi. Un’attività di Scaffolding Psicologico alla relazione sanitaria (Freda & De Luca Picione, in press; Freda & Dicé, in press; Freda, 2013), utile a promuovere processi di co – costruzione di significati dell’esperienza di malattia e di mediazione tra l’esercizio di funzioni vicarianti (espressione dell’inevitabile asimmetria di competenze tra medici e pazienti) con l’esercizio di funzioni a sostegno dell’autonomia e dei processi di autodeterminazione, allo scopo di trasformare i contenuti acquisiti in cornici di senso declinabili nella quotidianità.
Promuovere i processi dialogici nella relazione sanitaria in pediatria. Una proposta metodologica fra ricerca ed intervento / Freda, MARIA FRANCESCA; Dice', Francesca. - (2015).
Promuovere i processi dialogici nella relazione sanitaria in pediatria. Una proposta metodologica fra ricerca ed intervento
FREDA, MARIA FRANCESCA;DICE', FRANCESCA
2015
Abstract
Promuovere i processi dialogici all’interno della relazione sanitaria è uno dei più complessi compiti dei quali gli operatori della salute devono farsi carico (Freda, 2013). Essi non possono essere considerati il presupposto alla relazione sanitaria, ma un suo prodotto necessariamente basato su specifiche competenze dialogiche e relazionali che tutti i presenti sono chiamati a mettere in campo. Tali competenze devono essere volte ad integrare la titolarità dei partecipanti nella stanza di visita, la costruzione di un consenso che coinvolga anche le competenze di comprensione in fase di sviluppo, e/o la costruzione di una concordance (Horne et al., 2005), ovvero di una decisionalità condivisa riguardo i processi di cura. Tali questioni sono particolarmente complesse in ambito pediatrico, dove il dialogo deve per forza declinarsi in un processo relazionale che vede la presenza di un duplice utente, composto da genitori e bambino. Il lavoro propone delle riflessioni su tali aspetti attraverso la descrizione di due esperienze: la prima è un’indagine esplorativa, svolta in pediatria di base, volta all’analisi, attraverso appositi strumenti, degli scambi dialogici relativi alle preoccupazioni espresse dagli utenti ed ai processi di decisionalità condivisa. La seconda è un intervento rivolto ai bambini con Intersex/DSD (Disordini della Differenziazione Sessuale), condizioni in cui il sesso cromosomico, gonadico e genitale è atipico (Hughes et al., 2006), che ha previsto l’istituzione di specifici Setting di Ascolto Congiunto (SAC) con una partecipazione della funzione psicologica nella stanza di visita, e la realizzazione di un mediatore grafico da utilizzare quale medium comunicativo nel dialogo con i bambini. Tali esperienze hanno contribuito a delineare un modello di intervento rivolto alla relazione medico paziente, allo svolgimento delle sue prassi ed al perseguimento dei suoi obiettivi. Un’attività di Scaffolding Psicologico alla relazione sanitaria (Freda & De Luca Picione, in press; Freda & Dicé, in press; Freda, 2013), utile a promuovere processi di co – costruzione di significati dell’esperienza di malattia e di mediazione tra l’esercizio di funzioni vicarianti (espressione dell’inevitabile asimmetria di competenze tra medici e pazienti) con l’esercizio di funzioni a sostegno dell’autonomia e dei processi di autodeterminazione, allo scopo di trasformare i contenuti acquisiti in cornici di senso declinabili nella quotidianità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.