Dalle notti del Fu Mattia Pascal a quelle del mago Cotrone, il «bujo pesto» di Pirandello è abitato da sprazzi luminosi e presenze «verberanti» che riflettono, con la loro intermittenza, la dimensione di un oltre invisibile: una luce nera primordiale, d'abisso, trapela nella notte illusoria dell'uomo attraverso queste figure fantasmatiche che abitano i luoghi della soglia. Spiritismo, occultismo, teorie teosofiche (in particolare quelle della russa Blavatsky) proiettano nelle pagine più sperimentali di Pirandello una nuova raffigurazione del destino umano che, dalla fiaccola di Prometeo alla lanterninosofia di Anselmo Paleari, condanna il personaggio-uomo a portarsi dietro una lanterna diogenea, capace solo di creare aloni di luci illusorie. Tuttavia, nelle visioni pirandelliane, compare da subito, dalla prima notte del suo «involontario soggiorno sulla terra», anche una fonte di luce sostanziale, tutta interna al corpo, come quella delle lucciole. È questa fosforescenza naturalissima (aggettivo che accompagna quei fenomeni che varcano i limiti della vista tradizionale ma non quelli della realtà) che percorrerà, segnalato da una ricorrente luce verde, tutto il suo immaginario: distinguerà i Sei personaggi da ogni tradizionale presenza spettrale, anche quando saranno immaginati come ombre guizzanti sullo schermo cinematografico, e infine riaffiorerà, agli «orli della vita», ne I giganti della montagna, moltiplicandosi nei prodigi degli Scalognati, dentro una notte fatta apposta per i loro incanti colorati e per quella loro «tremula luce» che, immersa nel nero, acquisterà la vaporosa consistenza di un firmamento terrestre.
Nel «bujo pesto» di Pirandello: uomini-lanterna, uomini-lucciola e corpi che si fanno fantasmi / Acocella, Silvia. - (2016). (Intervento presentato al convegno Convegno internazionale Bramosia dell'ignoto. Esoterismo, occultismo e fantastico nella letteratura italiana tra fin de siècle e avanguardia tenutosi a Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Carlo IV di Praga - Istituto Italiano di Cultura a Praga, 13-15 aprile 2016 nel 13-15 aprile 2016).
Nel «bujo pesto» di Pirandello: uomini-lanterna, uomini-lucciola e corpi che si fanno fantasmi
ACOCELLA, SILVIA
2016
Abstract
Dalle notti del Fu Mattia Pascal a quelle del mago Cotrone, il «bujo pesto» di Pirandello è abitato da sprazzi luminosi e presenze «verberanti» che riflettono, con la loro intermittenza, la dimensione di un oltre invisibile: una luce nera primordiale, d'abisso, trapela nella notte illusoria dell'uomo attraverso queste figure fantasmatiche che abitano i luoghi della soglia. Spiritismo, occultismo, teorie teosofiche (in particolare quelle della russa Blavatsky) proiettano nelle pagine più sperimentali di Pirandello una nuova raffigurazione del destino umano che, dalla fiaccola di Prometeo alla lanterninosofia di Anselmo Paleari, condanna il personaggio-uomo a portarsi dietro una lanterna diogenea, capace solo di creare aloni di luci illusorie. Tuttavia, nelle visioni pirandelliane, compare da subito, dalla prima notte del suo «involontario soggiorno sulla terra», anche una fonte di luce sostanziale, tutta interna al corpo, come quella delle lucciole. È questa fosforescenza naturalissima (aggettivo che accompagna quei fenomeni che varcano i limiti della vista tradizionale ma non quelli della realtà) che percorrerà, segnalato da una ricorrente luce verde, tutto il suo immaginario: distinguerà i Sei personaggi da ogni tradizionale presenza spettrale, anche quando saranno immaginati come ombre guizzanti sullo schermo cinematografico, e infine riaffiorerà, agli «orli della vita», ne I giganti della montagna, moltiplicandosi nei prodigi degli Scalognati, dentro una notte fatta apposta per i loro incanti colorati e per quella loro «tremula luce» che, immersa nel nero, acquisterà la vaporosa consistenza di un firmamento terrestre.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.