Uso e abuso del diritto: il divieto degli atti emulativi

A Roma nei rapporti di vicinato era necessario vivere onestamente, civiliter modo, comportarsi senza arrecare danno ad altri, alterum non laedere; giocavano un ruolo particolare l’aequitas e l’utilitas criteri tesi a considerare normale e lecito l’esercizio di un diritto. Si discute se i Romani elaborarono mai una teoria sull’abuso del diritto, in quanto in alcuni casi che esamineremo emergono chiaramente forme di reazione sia a comportamenti iniqui, sia a quelli socialmente molto sgraditi. Dall'analisi di alcuni testi D. 8.1.9 (Cels. 5 dig.), D. 8.5.8.5 (Ulp. 17 ad ed.), D. 6.1.38 (Cels. 3 dig.) si evince che i giuristi romani si preoccupavano della liceità delle immissioni e vietavano comportamenti dei vicini connotati dall’animus nocendi, cioè tesi ad arrecare nocumento.