L’asimmetria delle relazioni umane affonda le sue radici nell’Hilflosigkeit, l’inermità (Freud, 1985), esito della prematurazione bio-psichica con cui il neonato viene al mondo e da cui consegue il paradosso in cui, nell’alveo della relazione più potentemente asimmetrica della storia evolutiva, si struttura il soggetto: la dipendenza assoluta dal Nebenmensch (il soccorritore) e l’assoluta onnipotenza grazie al Nebenmensch (Freud, 1985, 1914, 1922). Riferimento costante del corpus freudiano, l’Hilflosigkeit è posta alla radice del processo di umanizzazione, fonte di fragilità psichica, ma anche delle più alte conquiste spirituali umane nella misura in cui l’introiezione dell’asimmetria di relazione diviene fonte dinamica dello sviluppo (Freud, 1929, Chasseguet-Smirgel, 1975), in una circolarità tra relazioni interne ed esterne, individuali e collettive, nutrita (o pervertita, Freud, 1921) dai processi identificatori e dalla dinamica conflittuale altro/stesso. Nella vita individuale e collettiva le relazioni asimmetriche si moltiplicano, in esse è racchiuso il potenziale maturativo, formativo, curativo ed emancipativo offerto al soggetto minus, che inscrive l’incontro asimmetrico nel paradigma del dono (Caillé, 2013) e nella sorgente dell’etica (Schneider, 2011); ma vi è sempre una quota di assoggettamento alla direzione, cosciente ed inconscia, che fornisce il soggetto maior nell’esercizio della sua funzione, una quota di violenza «necessaria per far accedere il soggetto all’ordine dell’umano» (Aulagnier, 1975, p. 161) e che, nelle sue derive patologiche individuali e collettive, può trasformare la potenzialità virtuosa dell’asimmetria in dominio sull’altro (Dorey, 1981; Bonnet, 2002; Clit, 2002, Bettelheim, 1943; e cfr. De Rosa, 2013). E’ da tempo evidente quanto i nuovi disagi della nostra civiltà occidentale siano connessi ad una profonda crisi del ‘legame’ intergenerazionale, delle funzioni e delle strutture di contenimento che reggono individuo e collettività (Bauman, 2000; Kaës, 2012). Dalla civiltà di Edipo a quella di Narciso, il processo di orizzontalizzazione del legame seduce individui e comunità verso ‘soluzioni’ utopiche omogeneizzanti (Kaës, 2008; Sommantico, 2012); il diniego del carattere asimmetrico della relazione implica la perdita della funzione organizzatrice che in ogni sua declinazione la differenza -roccia dura della realtà- svolge per il soggetto e per il tessuto sociale (Kaës, 2005); nell’affievolimento della funzione normativa e dell’assunzione di responsabilità, nella rinuncia a porsi come modello portatore di valori etici condivisi e trasmissibili, come modello di gestione del conflitto in cui esprimere e lavorare la distruttività umana, si esprime tutta la fragilità narcisistica del soggetto maior impegnato nella relazione asimmetrica (De Rosa, 2012). Una profonda crisi della funzione adulta sembra pervadere oggi le relazioni asimmetriche che nella famiglia (Sommantico, 2012), nelle istituzioni formative (Parrello, in press), nel governo del bene comune (Arienzo, 2015) sono a fondamento di uno sviluppo individuale e di un processo di incivilimento sufficientemente sani. L’ordine dell’umano a cui accediamo attraverso la strettoia di una relazione asimmetrica, arricchito via via negli incontri che costellano la vita, può così trasformarsi in una fucina di disumanizzazione propria e altrui, trasformando il dono prezioso dell’incontro asimmetrico (Olivieri, 2014) in esercizio di dominio dell’altro: «contro le regressioni barbare abbiamo bisogno di istanze che garantiscano un ordine umanizzante, e possiamo sperarle fondate su valori altri rispetto alla dominazione e alla servitù» (Kaës, 2012, p. 54). L’asimmetria delle relazioni umane affonda le sue radici nell’Hilflosigkeit, l’inermità (Freud, 1985), esito della prematurazione bio-psichica con cui il neonato viene al mondo e da cui consegue il paradosso in cui, nell’alveo della relazione più potentemente asimmetrica della storia evolutiva, si struttura il soggetto: la dipendenza assoluta dal Nebenmensch (il soccorritore) e l’assoluta onnipotenza grazie al Nebenmensch (Freud, 1985, 1914, 1922). Riferimento costante del corpus freudiano, l’Hilflosigkeit è posta alla radice del processo di umanizzazione, fonte di fragilità psichica, ma anche delle più alte conquiste spirituali umane nella misura in cui l’introiezione dell’asimmetria di relazione diviene fonte dinamica dello sviluppo (Freud, 1929, Chasseguet-Smirgel, 1975), in una circolarità tra relazioni interne ed esterne, individuali e collettive, nutrita (o pervertita, Freud, 1921) dai processi identificatori e dalla dinamica conflittuale altro/stesso. Nella vita individuale e collettiva le relazioni asimmetriche si moltiplicano, in esse è racchiuso il potenziale maturativo, formativo, curativo ed emancipativo offerto al soggetto minus, che inscrive l’incontro asimmetrico nel paradigma del dono (Caillé, 2013) e nella sorgente dell’etica (Schneider, 2011); ma vi è sempre una quota di assoggettamento alla direzione, cosciente ed inconscia, che fornisce il soggetto maior nell’esercizio della sua funzione, una quota di violenza «necessaria per far accedere il soggetto all’ordine dell’umano» (Aulagnier, 1975, p. 161) e che, nelle sue derive patologiche individuali e collettive, può trasformare la potenzialità virtuosa dell’asimmetria in dominio sull’altro (Dorey, 1981; Bonnet, 2002; Clit, 2002, Bettelheim, 1943; e cfr. De Rosa, 2013). E’ da tempo evidente quanto i nuovi disagi della nostra civiltà occidentale siano connessi ad una profonda crisi del ‘legame’ intergenerazionale, delle funzioni e delle strutture di contenimento che reggono individuo e collettività (Bauman, 2000; Kaës, 2012). Dalla civiltà di Edipo a quella di Narciso, il processo di orizzontalizzazione del legame seduce individui e comunità verso ‘soluzioni’ utopiche omogeneizzanti (Kaës, 2008; Sommantico, 2012); il diniego del carattere asimmetrico della relazione implica la perdita della funzione organizzatrice che in ogni sua declinazione la differenza -roccia dura della realtà- svolge per il soggetto e per il tessuto sociale (Kaës, 2005); nell’affievolimento della funzione normativa e dell’assunzione di responsabilità, nella rinuncia a porsi come modello portatore di valori etici condivisi e trasmissibili, come modello di gestione del conflitto in cui esprimere e lavorare la distruttività umana, si esprime tutta la fragilità narcisistica del soggetto maior impegnato nella relazione asimmetrica (De Rosa, 2012). Una profonda crisi della funzione adulta sembra pervadere oggi le relazioni asimmetriche che nella famiglia (Sommantico, 2012), nelle istituzioni formative (Parrello, in press), nel governo del bene comune (Arienzo, 2015) sono a fondamento di uno sviluppo individuale e di un processo di incivilimento sufficientemente sani. L’ordine dell’umano a cui accediamo attraverso la strettoia di una relazione asimmetrica, arricchito via via negli incontri che costellano la vita, può così trasformarsi in una fucina di disumanizzazione propria e altrui, trasformando il dono prezioso dell’incontro asimmetrico (Olivieri, 2014) in esercizio di dominio dell’altro: «contro le regressioni barbare abbiamo bisogno di istanze che garantiscano un ordine umanizzante, e possiamo sperarle fondate su valori altri rispetto alla dominazione e alla servitù» (Kaës, 2012, p. 54). Bibliografia citata Arienzo A. (2015), Il lavoro del comune, in Arienzo A., Borrelli G. (a cura di), Dalla rivoluzione alla democrazia del comune. Lavoro, singolarità, desiderio, Napoli, Cronopio. Aulagnier P. (1975), La violenza dell’interpretazione, Roma, Borla, 2005. Bauman Z. (2000), Modernità liquida, Bari, Laterza. Bessoles P. (2011), Figure de l’emprise. Propagande et fanatisme, in ʺTopiqueʺ, 114/1. Bettelheim B. (1943), Comportamento individuale e di massa, in Sopravvivere, SE, Milano, 2005. Bonnet M. (2002), Les victoires de l’archaïque, in ʺTopiqueʺ, 81/4. Caillé A. (2013), Antiutilitarismo e paradigma del dono, Napoli, Diogene editore. Chasseguet-Smirgel J. (1975), L’ideale dell’Io. Saggi psicoanalitici sulla malattia d’idealità, Milano, Cortina. Chasseguet-Smirgel J. (2002), Les archanges d’Attila, in ʺRevue française de psychanalyseʺ, 66/4. Clit R. (2002), La terreur comme passivation, in ʺTopiqueʺ, 81/4. De Rosa B. (2012), «Società postmoderna, legami familiari e bisogni individuali: la ‘funzione adulta’ in crisi», in B. De Rosa, M. Osorio Guzmàn, S. Parrello, M. Sommantico, Famiglie e coppie nell’orizzonte postmoderno, Roma, Aracne. De Rosa B. (2013), «Il male estremo, arcanum imperii, arcanum humani», notes per la psicoanalisi, 2, pp. 83-100. Dorey R. (1981), La relation d’emprise, in "Nouvelle Revue de Psychanalyse", 24. Freud S. (1895), Progetto di una psicologia, in OSF, vol. II, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo, in OSF, vol. VII, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1921), Psicologia delle masse e analisi dell’Io, in OSF, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1922), L’Io e l’Es, in OSF, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1929), Il disagio della civiltà, in OSF, vol. X, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Kaës R. (2005), Il disagio del mondo moderno e la sofferenza del nostro tempo. Saggio sui garanti metapsichici, Psiche, 2. Kaës R., (2008), Le complexe fraternel, Paris, Dunod. Kaës R. (2012), Il malessere, Borla, Roma, 2013. Olivieri U. M. (2014). Un dono per i moderni?, in U. M. Olivieri; R. Luzzi (a cura di), Comunità e reciprocità. Il dono nel mondo antico e nelle società tradizionali, Diogene Edizioni. Parrello S. (in press), Scene dal futuro. Adolescenza, educazione e distopia, Franco Angeli, Milano. Schneider M. (2012), La détresse aux sources de l’éthique, Paris, Seuil. Sommantico M., (2012), Il fraterno. Teoria, clinica ed esplorazioni culturali, Roma, Borla.
La crisi della funzione adulta nella relazione asimmetrica: un operatore del ‘malessere’ contemporaneo, tra individuale e collettivo / Arienzo, Alessandro; Olivieri, UGO MARIA; Parrello, Santa; Sommantico, Massimiliano. - (2018).
La crisi della funzione adulta nella relazione asimmetrica: un operatore del ‘malessere’ contemporaneo, tra individuale e collettivo.
Arienzo Alessandro
Membro del Collaboration Group
;Olivieri Ugo Maria
Membro del Collaboration Group
;Parrello Santa
Membro del Collaboration Group
;Sommantico Massimiliano
Membro del Collaboration Group
2018
Abstract
L’asimmetria delle relazioni umane affonda le sue radici nell’Hilflosigkeit, l’inermità (Freud, 1985), esito della prematurazione bio-psichica con cui il neonato viene al mondo e da cui consegue il paradosso in cui, nell’alveo della relazione più potentemente asimmetrica della storia evolutiva, si struttura il soggetto: la dipendenza assoluta dal Nebenmensch (il soccorritore) e l’assoluta onnipotenza grazie al Nebenmensch (Freud, 1985, 1914, 1922). Riferimento costante del corpus freudiano, l’Hilflosigkeit è posta alla radice del processo di umanizzazione, fonte di fragilità psichica, ma anche delle più alte conquiste spirituali umane nella misura in cui l’introiezione dell’asimmetria di relazione diviene fonte dinamica dello sviluppo (Freud, 1929, Chasseguet-Smirgel, 1975), in una circolarità tra relazioni interne ed esterne, individuali e collettive, nutrita (o pervertita, Freud, 1921) dai processi identificatori e dalla dinamica conflittuale altro/stesso. Nella vita individuale e collettiva le relazioni asimmetriche si moltiplicano, in esse è racchiuso il potenziale maturativo, formativo, curativo ed emancipativo offerto al soggetto minus, che inscrive l’incontro asimmetrico nel paradigma del dono (Caillé, 2013) e nella sorgente dell’etica (Schneider, 2011); ma vi è sempre una quota di assoggettamento alla direzione, cosciente ed inconscia, che fornisce il soggetto maior nell’esercizio della sua funzione, una quota di violenza «necessaria per far accedere il soggetto all’ordine dell’umano» (Aulagnier, 1975, p. 161) e che, nelle sue derive patologiche individuali e collettive, può trasformare la potenzialità virtuosa dell’asimmetria in dominio sull’altro (Dorey, 1981; Bonnet, 2002; Clit, 2002, Bettelheim, 1943; e cfr. De Rosa, 2013). E’ da tempo evidente quanto i nuovi disagi della nostra civiltà occidentale siano connessi ad una profonda crisi del ‘legame’ intergenerazionale, delle funzioni e delle strutture di contenimento che reggono individuo e collettività (Bauman, 2000; Kaës, 2012). Dalla civiltà di Edipo a quella di Narciso, il processo di orizzontalizzazione del legame seduce individui e comunità verso ‘soluzioni’ utopiche omogeneizzanti (Kaës, 2008; Sommantico, 2012); il diniego del carattere asimmetrico della relazione implica la perdita della funzione organizzatrice che in ogni sua declinazione la differenza -roccia dura della realtà- svolge per il soggetto e per il tessuto sociale (Kaës, 2005); nell’affievolimento della funzione normativa e dell’assunzione di responsabilità, nella rinuncia a porsi come modello portatore di valori etici condivisi e trasmissibili, come modello di gestione del conflitto in cui esprimere e lavorare la distruttività umana, si esprime tutta la fragilità narcisistica del soggetto maior impegnato nella relazione asimmetrica (De Rosa, 2012). Una profonda crisi della funzione adulta sembra pervadere oggi le relazioni asimmetriche che nella famiglia (Sommantico, 2012), nelle istituzioni formative (Parrello, in press), nel governo del bene comune (Arienzo, 2015) sono a fondamento di uno sviluppo individuale e di un processo di incivilimento sufficientemente sani. L’ordine dell’umano a cui accediamo attraverso la strettoia di una relazione asimmetrica, arricchito via via negli incontri che costellano la vita, può così trasformarsi in una fucina di disumanizzazione propria e altrui, trasformando il dono prezioso dell’incontro asimmetrico (Olivieri, 2014) in esercizio di dominio dell’altro: «contro le regressioni barbare abbiamo bisogno di istanze che garantiscano un ordine umanizzante, e possiamo sperarle fondate su valori altri rispetto alla dominazione e alla servitù» (Kaës, 2012, p. 54). L’asimmetria delle relazioni umane affonda le sue radici nell’Hilflosigkeit, l’inermità (Freud, 1985), esito della prematurazione bio-psichica con cui il neonato viene al mondo e da cui consegue il paradosso in cui, nell’alveo della relazione più potentemente asimmetrica della storia evolutiva, si struttura il soggetto: la dipendenza assoluta dal Nebenmensch (il soccorritore) e l’assoluta onnipotenza grazie al Nebenmensch (Freud, 1985, 1914, 1922). Riferimento costante del corpus freudiano, l’Hilflosigkeit è posta alla radice del processo di umanizzazione, fonte di fragilità psichica, ma anche delle più alte conquiste spirituali umane nella misura in cui l’introiezione dell’asimmetria di relazione diviene fonte dinamica dello sviluppo (Freud, 1929, Chasseguet-Smirgel, 1975), in una circolarità tra relazioni interne ed esterne, individuali e collettive, nutrita (o pervertita, Freud, 1921) dai processi identificatori e dalla dinamica conflittuale altro/stesso. Nella vita individuale e collettiva le relazioni asimmetriche si moltiplicano, in esse è racchiuso il potenziale maturativo, formativo, curativo ed emancipativo offerto al soggetto minus, che inscrive l’incontro asimmetrico nel paradigma del dono (Caillé, 2013) e nella sorgente dell’etica (Schneider, 2011); ma vi è sempre una quota di assoggettamento alla direzione, cosciente ed inconscia, che fornisce il soggetto maior nell’esercizio della sua funzione, una quota di violenza «necessaria per far accedere il soggetto all’ordine dell’umano» (Aulagnier, 1975, p. 161) e che, nelle sue derive patologiche individuali e collettive, può trasformare la potenzialità virtuosa dell’asimmetria in dominio sull’altro (Dorey, 1981; Bonnet, 2002; Clit, 2002, Bettelheim, 1943; e cfr. De Rosa, 2013). E’ da tempo evidente quanto i nuovi disagi della nostra civiltà occidentale siano connessi ad una profonda crisi del ‘legame’ intergenerazionale, delle funzioni e delle strutture di contenimento che reggono individuo e collettività (Bauman, 2000; Kaës, 2012). Dalla civiltà di Edipo a quella di Narciso, il processo di orizzontalizzazione del legame seduce individui e comunità verso ‘soluzioni’ utopiche omogeneizzanti (Kaës, 2008; Sommantico, 2012); il diniego del carattere asimmetrico della relazione implica la perdita della funzione organizzatrice che in ogni sua declinazione la differenza -roccia dura della realtà- svolge per il soggetto e per il tessuto sociale (Kaës, 2005); nell’affievolimento della funzione normativa e dell’assunzione di responsabilità, nella rinuncia a porsi come modello portatore di valori etici condivisi e trasmissibili, come modello di gestione del conflitto in cui esprimere e lavorare la distruttività umana, si esprime tutta la fragilità narcisistica del soggetto maior impegnato nella relazione asimmetrica (De Rosa, 2012). Una profonda crisi della funzione adulta sembra pervadere oggi le relazioni asimmetriche che nella famiglia (Sommantico, 2012), nelle istituzioni formative (Parrello, in press), nel governo del bene comune (Arienzo, 2015) sono a fondamento di uno sviluppo individuale e di un processo di incivilimento sufficientemente sani. L’ordine dell’umano a cui accediamo attraverso la strettoia di una relazione asimmetrica, arricchito via via negli incontri che costellano la vita, può così trasformarsi in una fucina di disumanizzazione propria e altrui, trasformando il dono prezioso dell’incontro asimmetrico (Olivieri, 2014) in esercizio di dominio dell’altro: «contro le regressioni barbare abbiamo bisogno di istanze che garantiscano un ordine umanizzante, e possiamo sperarle fondate su valori altri rispetto alla dominazione e alla servitù» (Kaës, 2012, p. 54). Bibliografia citata Arienzo A. (2015), Il lavoro del comune, in Arienzo A., Borrelli G. (a cura di), Dalla rivoluzione alla democrazia del comune. Lavoro, singolarità, desiderio, Napoli, Cronopio. Aulagnier P. (1975), La violenza dell’interpretazione, Roma, Borla, 2005. Bauman Z. (2000), Modernità liquida, Bari, Laterza. Bessoles P. (2011), Figure de l’emprise. Propagande et fanatisme, in ʺTopiqueʺ, 114/1. Bettelheim B. (1943), Comportamento individuale e di massa, in Sopravvivere, SE, Milano, 2005. Bonnet M. (2002), Les victoires de l’archaïque, in ʺTopiqueʺ, 81/4. Caillé A. (2013), Antiutilitarismo e paradigma del dono, Napoli, Diogene editore. Chasseguet-Smirgel J. (1975), L’ideale dell’Io. Saggi psicoanalitici sulla malattia d’idealità, Milano, Cortina. Chasseguet-Smirgel J. (2002), Les archanges d’Attila, in ʺRevue française de psychanalyseʺ, 66/4. Clit R. (2002), La terreur comme passivation, in ʺTopiqueʺ, 81/4. De Rosa B. (2012), «Società postmoderna, legami familiari e bisogni individuali: la ‘funzione adulta’ in crisi», in B. De Rosa, M. Osorio Guzmàn, S. Parrello, M. Sommantico, Famiglie e coppie nell’orizzonte postmoderno, Roma, Aracne. De Rosa B. (2013), «Il male estremo, arcanum imperii, arcanum humani», notes per la psicoanalisi, 2, pp. 83-100. Dorey R. (1981), La relation d’emprise, in "Nouvelle Revue de Psychanalyse", 24. Freud S. (1895), Progetto di una psicologia, in OSF, vol. II, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1914), Introduzione al narcisismo, in OSF, vol. VII, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1921), Psicologia delle masse e analisi dell’Io, in OSF, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1922), L’Io e l’Es, in OSF, vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Freud S. (1929), Il disagio della civiltà, in OSF, vol. X, Bollati Boringhieri, Torino, 1989. Kaës R. (2005), Il disagio del mondo moderno e la sofferenza del nostro tempo. Saggio sui garanti metapsichici, Psiche, 2. Kaës R., (2008), Le complexe fraternel, Paris, Dunod. Kaës R. (2012), Il malessere, Borla, Roma, 2013. Olivieri U. M. (2014). Un dono per i moderni?, in U. M. Olivieri; R. Luzzi (a cura di), Comunità e reciprocità. Il dono nel mondo antico e nelle società tradizionali, Diogene Edizioni. Parrello S. (in press), Scene dal futuro. Adolescenza, educazione e distopia, Franco Angeli, Milano. Schneider M. (2012), La détresse aux sources de l’éthique, Paris, Seuil. Sommantico M., (2012), Il fraterno. Teoria, clinica ed esplorazioni culturali, Roma, Borla.File | Dimensione | Formato | |
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