Il modello di sperimentazione educativa integrata messo a punto da Maestri di Strada onlus prevede interventi dentro e fuori la scuola a supporto del benessere degli adolescenti rimasti a margini del percorso formativo (in school drop out, drop out e NEET) e degli adulti che se ne prendono cura; è basato su principi di psicologia positiva (Seligman, 1990; Soresi, Nota, 2014), psicologia culturale (Vygotskij, 1934; Bruner, 1996; Rogoff, 2004) e psicoanalisi (Winnicott, 1965; Balint, 1957; Bion, 1962; Jeammet, 2008; Kaës, 2012). Nello scorso anno scolastico (2015-16) sono stati realizzati i progetti di action research “E-vai” e “Giovani per i Giovani”, coinvolgendo circa 300 adolescenti, 50 docenti e 30 operatori dell’associazione (educatori, psicologi, esperti delle discipline scolastiche e delle arti) per circa 1750 h di attività sul campo e 750 h di coordinamento, riprogettazione e incontri per la riflessività professionale. Il lavoro educativo nelle periferie metropolitane deve innanzitutto tenere conto del fatto che la marginalizzazione del territorio e dei suoi abitanti finisce spesso per essere introiettata, minando alla base la fiducia nelle pro¬prie capacità di agire e la speranza nel perseguire i propri obiettivi, senza le quali gli adolescenti non possono avere sufficiente motivazione ad apprendere e a impegnarsi per costruire il proprio avvenire (Perone, 2006; Bartoli, 2012; Pellerone, 2015). Ma anche gli insegnanti e gli educatori sembrano smarrire, in questi contesti, la fiducia nel valore della loro professione e l’ottimismo rispetto ai risultati (Fiorilli et al, 2015). Come individuare allora i luoghi in cui si “nascondono” il benessere e la salute (Gadamer, 1994), per poter riattivare la capacità di aspirare (Appadurai, 2004) e riaccendere la speranza (Kaes, 2012)? Innanzitutto curando le relazioni verticali (adulti-giovani) e orizzontali (giovani-giovani, adulti-adulti), basandole sull’autenticità e sulla comune ricerca di senso (senza nascondere l'assurdo ch'è nel mondo, cercando d'essere franco all'altro come a sé); individuando e valorizzando le risorse di ogni allievo, andando a cercarle anche nell’area dei saperi informali, ad esempio tramite laboratori, ma anche di ogni educatore, supportandolo nel suo difficile compito affinchè non si senta solo e possa osare di più (aperto ad ogni sviluppo); e soprattutto tentando di riaprire, nei giovani e negli adulti, la prospettiva futura del sogno (sognando gli altri come ora non sono). È evidente che una action-research in campo educativo prevede tempi lunghi, in opposizione alle politiche contemporanee dell’urgenza, e dunque un paziente monitoraggio longitudinale soprattutto qualitativo.
“Ciascuno cresce solo se sognato”: strumenti per il lavoro educativo nelle periferie metropolitane / Parrello, Santa. - (2017). (Intervento presentato al convegno X Edizione Giornate Nazionali di Psicologia Positiva - DALLA TEORIA ALL’APPLICAZIONE: QUALI EVIDENZE DALLA PSICOLOGIA POSITIVA? tenutosi a Roma - LUMSA nel 9-10 giugno 2017).
“Ciascuno cresce solo se sognato”: strumenti per il lavoro educativo nelle periferie metropolitane
PARRELLO, SANTA
2017
Abstract
Il modello di sperimentazione educativa integrata messo a punto da Maestri di Strada onlus prevede interventi dentro e fuori la scuola a supporto del benessere degli adolescenti rimasti a margini del percorso formativo (in school drop out, drop out e NEET) e degli adulti che se ne prendono cura; è basato su principi di psicologia positiva (Seligman, 1990; Soresi, Nota, 2014), psicologia culturale (Vygotskij, 1934; Bruner, 1996; Rogoff, 2004) e psicoanalisi (Winnicott, 1965; Balint, 1957; Bion, 1962; Jeammet, 2008; Kaës, 2012). Nello scorso anno scolastico (2015-16) sono stati realizzati i progetti di action research “E-vai” e “Giovani per i Giovani”, coinvolgendo circa 300 adolescenti, 50 docenti e 30 operatori dell’associazione (educatori, psicologi, esperti delle discipline scolastiche e delle arti) per circa 1750 h di attività sul campo e 750 h di coordinamento, riprogettazione e incontri per la riflessività professionale. Il lavoro educativo nelle periferie metropolitane deve innanzitutto tenere conto del fatto che la marginalizzazione del territorio e dei suoi abitanti finisce spesso per essere introiettata, minando alla base la fiducia nelle pro¬prie capacità di agire e la speranza nel perseguire i propri obiettivi, senza le quali gli adolescenti non possono avere sufficiente motivazione ad apprendere e a impegnarsi per costruire il proprio avvenire (Perone, 2006; Bartoli, 2012; Pellerone, 2015). Ma anche gli insegnanti e gli educatori sembrano smarrire, in questi contesti, la fiducia nel valore della loro professione e l’ottimismo rispetto ai risultati (Fiorilli et al, 2015). Come individuare allora i luoghi in cui si “nascondono” il benessere e la salute (Gadamer, 1994), per poter riattivare la capacità di aspirare (Appadurai, 2004) e riaccendere la speranza (Kaes, 2012)? Innanzitutto curando le relazioni verticali (adulti-giovani) e orizzontali (giovani-giovani, adulti-adulti), basandole sull’autenticità e sulla comune ricerca di senso (senza nascondere l'assurdo ch'è nel mondo, cercando d'essere franco all'altro come a sé); individuando e valorizzando le risorse di ogni allievo, andando a cercarle anche nell’area dei saperi informali, ad esempio tramite laboratori, ma anche di ogni educatore, supportandolo nel suo difficile compito affinchè non si senta solo e possa osare di più (aperto ad ogni sviluppo); e soprattutto tentando di riaprire, nei giovani e negli adulti, la prospettiva futura del sogno (sognando gli altri come ora non sono). È evidente che una action-research in campo educativo prevede tempi lunghi, in opposizione alle politiche contemporanee dell’urgenza, e dunque un paziente monitoraggio longitudinale soprattutto qualitativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.