Kahn e Mies. Tre modi dell'abitare

Il libro costituisce, innanzitutto, una riflessione sulla necessità, in architettura, di scegliersi dei Maestri e, con essi, le architetture di riferimento con le quali misurarsi: quelle architetture con le quali provare a competere nella consapevolezza della impossibilità, forse, di vincere la sfida ma anche della sua ineludibilità per chi ha scelto di lavorare su una opzione razionale dell’architettura e crede quindi che nulla sia, nel progetto, creazione ab nihilo ma piuttosto un in-venire, trovare in, scoprire cercando. Così Mies van der Rohe e Louis Isadore Kahn sono stati Maestri scelti dagli autori nell’ambito delle rispettive ricerche di dottorato: quella dedicata al Maestro di Aquisgrana e, in particolare, alle sue architetture ad Aula lette, attraverso la triade ideazione-costruzione-composizione, come paradigmatiche dell’edificio pubblico moderno e quella sulla architettura per la ricerca scientifica che non poteva non trovare nei Richards Medical Research Buildings ma soprattutto nel Salk Institute for Biological Studies di Kahn un riferimento imprescindibile nella riflessione sul rapporto tra tema, tipo e luogo. Il volume dunque mette a confronto diretto alcuni lavori dei due Maestri, declinati secondo l’idea di abitare intesa in senso ampio, come la necessità umana di appropriarsi, attraverso l’architettura, dello spazio, definendolo nella sua forma, per insediarvici la vita, sia essa in forma privata, nella casa, in forma collettiva, in edifici destinati a comunità selezionate, in forma rappresentativa, negli edifici pubblici. Il libro non ha pretesa di essere esaustivo dell’opera di questi due giganti del Novecento, cui peraltro sono destinate tante ricche monografie, ma prende a riferimento alcune opere per qualche ragionamento ‘di architettura’ affidandosi, come piace fare alla collana nella quale è inserito, al ridisegno quale strumento privilegiato e specifico di indagine per la conoscenza dell’architettura.