Il progetto di architettura del carcere può divenire uno strumento politico straordinario se lo si vuole “usare” per cambiare le cose. Si priva della libertà un uomo chiudendolo “dentro” e quel dentro è uno luogo ben preciso, confinato, schematizzato, fatto di uno stesso spazio senza qualità che deve ricoprire molti ruoli, essere contemporaneamente molti spazi. L’architettura, dunque, non deve cercare un modello di carcere, deve lavorare affinché lo spazio contribuisca a rendere la vita dignitosa, mettendo in condizione i detenuti e chi li controlla di vivere una diversa quotidianità in cui si arrivi a un’autonomia di azione, pur controllata. In questo testo sono presentati sei lavori di tesi di laurea in progettazione, che rappresentano sei occasioni di riflessione sull’universo carcerario dal punto di vista dello spazio. Le tematiche specifiche sono state scelte sempre a partire da esperienze e relazioni in corso con alcuni istituti penitenziari italiani, sono sperimentazioni progettuali interne al lavoro di ricerca più generale che Marella Santangelo sviluppa da alcuni anni. Questi lavori didattici vogliono testimoniare di un modo di intendere il progetto del carcere e la sua architettura e di fare ricerca attraverso il progetto; il carcere è “ineliminabile” dal nostro ordinamento, ma certamente trasformabile; si vuole qui testimoniare l’avanzare della ricerca, credendo fermamente che l’architettura è principalmente nella sua dimensione civile e sociale.
Progettare il carcere Esperienze didattiche di ricerca / Santangelo, MARIA ROSARIA. - 9:(2020).
Progettare il carcere Esperienze didattiche di ricerca
Maria Rosaria santangelo
2020
Abstract
Il progetto di architettura del carcere può divenire uno strumento politico straordinario se lo si vuole “usare” per cambiare le cose. Si priva della libertà un uomo chiudendolo “dentro” e quel dentro è uno luogo ben preciso, confinato, schematizzato, fatto di uno stesso spazio senza qualità che deve ricoprire molti ruoli, essere contemporaneamente molti spazi. L’architettura, dunque, non deve cercare un modello di carcere, deve lavorare affinché lo spazio contribuisca a rendere la vita dignitosa, mettendo in condizione i detenuti e chi li controlla di vivere una diversa quotidianità in cui si arrivi a un’autonomia di azione, pur controllata. In questo testo sono presentati sei lavori di tesi di laurea in progettazione, che rappresentano sei occasioni di riflessione sull’universo carcerario dal punto di vista dello spazio. Le tematiche specifiche sono state scelte sempre a partire da esperienze e relazioni in corso con alcuni istituti penitenziari italiani, sono sperimentazioni progettuali interne al lavoro di ricerca più generale che Marella Santangelo sviluppa da alcuni anni. Questi lavori didattici vogliono testimoniare di un modo di intendere il progetto del carcere e la sua architettura e di fare ricerca attraverso il progetto; il carcere è “ineliminabile” dal nostro ordinamento, ma certamente trasformabile; si vuole qui testimoniare l’avanzare della ricerca, credendo fermamente che l’architettura è principalmente nella sua dimensione civile e sociale.File | Dimensione | Formato | |
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