Il lavoro monografico prende le mosse dal superamento delle tradizionali diffidenze riguardanti l’espletamento di attività istruttoria nel giudizio costituzionale e ascrivibili all’idea del processo costituzionale di legittimità quale processo non su fatti, ma su norme, in cui il giudice deve limitarsi a operare un raffronto tra la norma di rango costituzionale e la norma impugnata di rango legislativo. La ricerca, dunque, intende verificare l’utilizzo dei poteri istruttori della Corte nelle decisioni che importano spese e la (conseguente) modulazione degli effetti temporali delle pronunce per temperarne l’impatto. In primo luogo, l’analisi si è dedicata all’utilizzo – e, da una prospettiva speculare, al mancato utilizzo – dei poteri istruttori che la laconica disciplina della legge n. 87/1953 e delle Norme integrative riconoscono alla Corte costituzionale per valutare le “conseguenze finanziarie” che possono derivare dalle sue decisioni, soprattutto laddove si apra la strada a una modulazione temporale degli ordinari effetti delle decisioni di accoglimento. L’indagine è stata poi ampliata, partendo dall’esame dell’attività della Sezione autonoma per la documentazione degli oneri finanziari, costituita nell’ambito del Servizio Studi della Corte costituzionale (1995-2000). Ulteriori spazi di interesse sono stati individuati negli elementi di novità introdotti dalle recenti modifiche delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale. Si ritiene però che proprio la difficoltà riscontrata nell’attuare il bilanciamento in materia finanziaria abbia condotto la Corte ad accrescere il proprio strumentario decisorio, anche attraverso la modulazione degli effetti temporali delle decisioni: verso il passato (limitando, quindi, la retroattività delle pronunce di accoglimento), ma anche verso il futuro, tentando di procrastinare l’immissione nell’ordinamento delle addizioni normative previste dal Giudice costituzionale. L’analisi condotta ha restituito importanti spunti ricostruttivi relativi al ruolo della Corte nel sistema, in particolare nella prospettiva del difficile coordinamento che, in un periodo di grave crisi economico-finanziaria, è venuto a prodursi tra sentenze di spesa e articolo 81 della Costituzione.
Le pronunce che costano. Poteri istruttori della Corte costituzionale e modulazione delle conseguenze finanziarie delle decisioni / Troisi, Michela. - (2020), pp. 1-249.
Le pronunce che costano. Poteri istruttori della Corte costituzionale e modulazione delle conseguenze finanziarie delle decisioni
Michela Troisi
2020
Abstract
Il lavoro monografico prende le mosse dal superamento delle tradizionali diffidenze riguardanti l’espletamento di attività istruttoria nel giudizio costituzionale e ascrivibili all’idea del processo costituzionale di legittimità quale processo non su fatti, ma su norme, in cui il giudice deve limitarsi a operare un raffronto tra la norma di rango costituzionale e la norma impugnata di rango legislativo. La ricerca, dunque, intende verificare l’utilizzo dei poteri istruttori della Corte nelle decisioni che importano spese e la (conseguente) modulazione degli effetti temporali delle pronunce per temperarne l’impatto. In primo luogo, l’analisi si è dedicata all’utilizzo – e, da una prospettiva speculare, al mancato utilizzo – dei poteri istruttori che la laconica disciplina della legge n. 87/1953 e delle Norme integrative riconoscono alla Corte costituzionale per valutare le “conseguenze finanziarie” che possono derivare dalle sue decisioni, soprattutto laddove si apra la strada a una modulazione temporale degli ordinari effetti delle decisioni di accoglimento. L’indagine è stata poi ampliata, partendo dall’esame dell’attività della Sezione autonoma per la documentazione degli oneri finanziari, costituita nell’ambito del Servizio Studi della Corte costituzionale (1995-2000). Ulteriori spazi di interesse sono stati individuati negli elementi di novità introdotti dalle recenti modifiche delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale. Si ritiene però che proprio la difficoltà riscontrata nell’attuare il bilanciamento in materia finanziaria abbia condotto la Corte ad accrescere il proprio strumentario decisorio, anche attraverso la modulazione degli effetti temporali delle decisioni: verso il passato (limitando, quindi, la retroattività delle pronunce di accoglimento), ma anche verso il futuro, tentando di procrastinare l’immissione nell’ordinamento delle addizioni normative previste dal Giudice costituzionale. L’analisi condotta ha restituito importanti spunti ricostruttivi relativi al ruolo della Corte nel sistema, in particolare nella prospettiva del difficile coordinamento che, in un periodo di grave crisi economico-finanziaria, è venuto a prodursi tra sentenze di spesa e articolo 81 della Costituzione.File | Dimensione | Formato | |
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