IIl volume propone un’argomentazione per la sicura attrazione della dignità alla normatività giuslavoristica, verificandone almeno alcune delle implicazioni sulle regole del lavoro e dei rapporti di lavoro. La ricerca muove da un approfondimento iniziale sulla dignità della persona e le sue dimensioni, individuale e sociale, impiegando gli strumenti dell’analisi giuridica costituzionale e gli apporti delle discipline sociologiche, filosofiche e teologiche che studiano la formazione e l’evoluzione dei valori. Una volta individuate le accezioni di dignità costituzionalizzate e i contenuti della tutela, restituiti dal sentire sociale filtrato dal legislatore e dai giudici, declina la tutela della dignità sul piano positivo a partire dalle pronunce della Corte costituzionale. Successivamente, traduce la tutela della dignità del lavoratore nell’inviolabilità del nucleo essenziale dei diritti, uti singulus e uti sociuc, esposti a limitazione, pubblica e/o privata, in ragione del lavoro, per coglierne la dimensione tecnicamente prescrittiva sia verso lo Stato/legislatore, sia verso l’autonomia privata nei contratti di lavoro, confrontandosi con i riflessi che ha, sulla tutela, la natura del rapporto di lavoro. L’osservazione della legislazione attuale nella logica della dignità è circoscritta alla garanzia di dignità sociale, e limitata a quanto di essa dipende dall’effettività del diritto al lavoro per i già lavoratori e per coloro che il lavoro non lo hanno ancora. A questo fine, lo studio si confronta con la moderna fenomenologia del lavoro e del non-lavoro filtrandola attraverso il disposto costituzionale. Si confronta con la natura solo sociale del diritto al lavoro, che scompone nelle sue dimensioni, attiva e passiva, e nelle posizioni giuridiche, di libertà positiva e negativa, in cui consiste, descrivendo, così, il percorso necessario per accertare, nel confronto con le attuali regole del lavoro e sul lavoro, la perdurante vitalità, o il sopraggiunto vulnus, del suo nucleo essenziale. In ordine alla dimensione attiva del diritto, l’approfondimento ha un momento importante nella verifica del grado di effettività della libertà di scelta del lavoro, soprattutto con riferimento ai c.d. casi limite, oggi di attualità. In ordine alla dimensione passiva, il ragionamento procede verificando il grado di adempimento pubblico del programma di “effettività del diritto al lavoro per tutti”. Sia rispetto alla massimizzazione delle occasioni di lavoro, valutando i termini della reale “imputabilità” al legislatore dei contesti di sottoccupazione. Sia rispetto alla massimizzazione delle chances di lavoro, recuperando alla responsabilità esclusiva dello Stato la cura dell’occupabilità delle persone – e della formazione del già lavoratore. Al già lavoratore guarda, poi, l’analisi volta a individuare i caratteri del lavoro dignitoso attingendo al decent work (OIL), al lavoro di qualità (UE) e al rapporto tra lavoro e dignità sociale desumibile dagli art. 1-4 Cost.; ad accertare la portata, universale o selettiva, del principio di sufficienza retributiva ex art. 36, co. 1, Cost.; a verificare gli effetti sulla dignità sociale della flessibilità che genera povertà; a misurare il grado di effettività della pretesa alla tutela della continuità del lavoro nella specie di tutela della stabilità del posto, che traduce l’effettività del diritto ex art. 4, co. 1, nel rapporto interprivato formalmente e sostanzialmente squilibrato. L’intento che muove la ricostruzione giuridica sull’attualità della garanzia di dignità sociale è verificare la misura della conformità, oppure della distanza, delle attuali regole sul lavoro e sui rapporti di lavoro rispetto all’attuazione del valore costituzionale.

Diritto al lavoro e dignità / Casillo, Rosa. - (2020), pp. 1-304.

Diritto al lavoro e dignità

Rosa Casillo
2020

Abstract

IIl volume propone un’argomentazione per la sicura attrazione della dignità alla normatività giuslavoristica, verificandone almeno alcune delle implicazioni sulle regole del lavoro e dei rapporti di lavoro. La ricerca muove da un approfondimento iniziale sulla dignità della persona e le sue dimensioni, individuale e sociale, impiegando gli strumenti dell’analisi giuridica costituzionale e gli apporti delle discipline sociologiche, filosofiche e teologiche che studiano la formazione e l’evoluzione dei valori. Una volta individuate le accezioni di dignità costituzionalizzate e i contenuti della tutela, restituiti dal sentire sociale filtrato dal legislatore e dai giudici, declina la tutela della dignità sul piano positivo a partire dalle pronunce della Corte costituzionale. Successivamente, traduce la tutela della dignità del lavoratore nell’inviolabilità del nucleo essenziale dei diritti, uti singulus e uti sociuc, esposti a limitazione, pubblica e/o privata, in ragione del lavoro, per coglierne la dimensione tecnicamente prescrittiva sia verso lo Stato/legislatore, sia verso l’autonomia privata nei contratti di lavoro, confrontandosi con i riflessi che ha, sulla tutela, la natura del rapporto di lavoro. L’osservazione della legislazione attuale nella logica della dignità è circoscritta alla garanzia di dignità sociale, e limitata a quanto di essa dipende dall’effettività del diritto al lavoro per i già lavoratori e per coloro che il lavoro non lo hanno ancora. A questo fine, lo studio si confronta con la moderna fenomenologia del lavoro e del non-lavoro filtrandola attraverso il disposto costituzionale. Si confronta con la natura solo sociale del diritto al lavoro, che scompone nelle sue dimensioni, attiva e passiva, e nelle posizioni giuridiche, di libertà positiva e negativa, in cui consiste, descrivendo, così, il percorso necessario per accertare, nel confronto con le attuali regole del lavoro e sul lavoro, la perdurante vitalità, o il sopraggiunto vulnus, del suo nucleo essenziale. In ordine alla dimensione attiva del diritto, l’approfondimento ha un momento importante nella verifica del grado di effettività della libertà di scelta del lavoro, soprattutto con riferimento ai c.d. casi limite, oggi di attualità. In ordine alla dimensione passiva, il ragionamento procede verificando il grado di adempimento pubblico del programma di “effettività del diritto al lavoro per tutti”. Sia rispetto alla massimizzazione delle occasioni di lavoro, valutando i termini della reale “imputabilità” al legislatore dei contesti di sottoccupazione. Sia rispetto alla massimizzazione delle chances di lavoro, recuperando alla responsabilità esclusiva dello Stato la cura dell’occupabilità delle persone – e della formazione del già lavoratore. Al già lavoratore guarda, poi, l’analisi volta a individuare i caratteri del lavoro dignitoso attingendo al decent work (OIL), al lavoro di qualità (UE) e al rapporto tra lavoro e dignità sociale desumibile dagli art. 1-4 Cost.; ad accertare la portata, universale o selettiva, del principio di sufficienza retributiva ex art. 36, co. 1, Cost.; a verificare gli effetti sulla dignità sociale della flessibilità che genera povertà; a misurare il grado di effettività della pretesa alla tutela della continuità del lavoro nella specie di tutela della stabilità del posto, che traduce l’effettività del diritto ex art. 4, co. 1, nel rapporto interprivato formalmente e sostanzialmente squilibrato. L’intento che muove la ricostruzione giuridica sull’attualità della garanzia di dignità sociale è verificare la misura della conformità, oppure della distanza, delle attuali regole sul lavoro e sui rapporti di lavoro rispetto all’attuazione del valore costituzionale.
2020
978-88-9391-908-1
Diritto al lavoro e dignità / Casillo, Rosa. - (2020), pp. 1-304.
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