Il monitoraggio dei serbatoi d’infezione alternativi per E. coli O157:H7 e per altri E. coli patogeni (isolati casualmente nel corso del presente lavoro), ha fornito dei dati molto interessanti che arricchiscono ulteriormente la letteratura scientifica internazionale e pongono l’accento sull’eventualità del rischio zoonosico proveniente dal contatto con queste specie animali, dal consumo delle loro carni e dei loro prodotti (uova). Infatti, più nello specifico, sono stati isolati trentadue ceppi di E. coli O157 da tamponi cloacali di galline ovaiole (26), di colombi urbani (4) e dalle uova di gallina (2); 3 ceppi di E. coli O20 da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 16 ceppi di E. coli O139 da campioni fecali di Daino(13), da tampone rettale di Pecora (1), da campioni ambientali dell’allevamento avicolo (2); 3 ceppi di E. coli O128 da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 5 ceppi di E. coli O141 da tamponi rettali di coniglio (2) e da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 1 ceppo di E. coli O64 e 2 ceppi di E. coli O73 da tamponi rettali di coniglio. È opportuno ricordare, inoltre, che le infezioni sostenute da questi microrganismi possono causare manifestazioni cliniche molto gravi (in particolar modo nell’infezione da E. coli O157 responsabile della Colite Emorragica e della Sindrome Emolitico Uremica) e che la dose infettante è particolarmente bassa. Il controllo di queste infezioni richiederebbe interventi a diversi livelli della filiera alimentare. A livello di allevamento, molte sperimentazioni sono state condotte nell’allevamento bovino, per tentare di contrastare la colonizzazione intestinale da E. coli O157 utilizzando probiotici e batteriofagi o agendo sulle caratteristiche della dieta, ma i risultati sono stati variabili e queste strategie si sono rivelate di scarsa applicabilità. L’eradicazione del microrganismo tramite individuazione ed eliminazione di animali escretori appare un obiettivo non realistico, tenendo conto che numerosi studi hanno dimostrato che un allevamento può risultare negativo a ripetuti campionamenti sia per la bassa prevalenza, sia per l’escrezione transitoria ed intermittente da parte degli animali positivi. È però possibile contrastare il mantenimento del microrganismo in allevamento e la sua diffusione adottando buone pratiche di igiene e management, incluse la pulizia dei sistemi di abbeveraggio e la riduzione dell’eventuale contaminazione fecale degli alimenti. Un altro aspetto importante, a livello di allevamento, è lo smaltimento delle deiezioni, che deve avvenire rispettando i tempi di stoccaggio e maturazione per evitare la contaminazione di ambiente, vegetali a uso alimentare umano e animale e le acque.

RICERCA DI Escherichia coli O157:H7 IN GALLINE OVAIOLE E IN ALTRI SERBATOI NON CONVENZIONALI / Santaniello, Antonio. - (2008).

RICERCA DI Escherichia coli O157:H7 IN GALLINE OVAIOLE E IN ALTRI SERBATOI NON CONVENZIONALI

Antonio Santaniello
Primo
Conceptualization
2008

Abstract

Il monitoraggio dei serbatoi d’infezione alternativi per E. coli O157:H7 e per altri E. coli patogeni (isolati casualmente nel corso del presente lavoro), ha fornito dei dati molto interessanti che arricchiscono ulteriormente la letteratura scientifica internazionale e pongono l’accento sull’eventualità del rischio zoonosico proveniente dal contatto con queste specie animali, dal consumo delle loro carni e dei loro prodotti (uova). Infatti, più nello specifico, sono stati isolati trentadue ceppi di E. coli O157 da tamponi cloacali di galline ovaiole (26), di colombi urbani (4) e dalle uova di gallina (2); 3 ceppi di E. coli O20 da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 16 ceppi di E. coli O139 da campioni fecali di Daino(13), da tampone rettale di Pecora (1), da campioni ambientali dell’allevamento avicolo (2); 3 ceppi di E. coli O128 da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 5 ceppi di E. coli O141 da tamponi rettali di coniglio (2) e da campioni ambientali dell’allevamento avicolo; 1 ceppo di E. coli O64 e 2 ceppi di E. coli O73 da tamponi rettali di coniglio. È opportuno ricordare, inoltre, che le infezioni sostenute da questi microrganismi possono causare manifestazioni cliniche molto gravi (in particolar modo nell’infezione da E. coli O157 responsabile della Colite Emorragica e della Sindrome Emolitico Uremica) e che la dose infettante è particolarmente bassa. Il controllo di queste infezioni richiederebbe interventi a diversi livelli della filiera alimentare. A livello di allevamento, molte sperimentazioni sono state condotte nell’allevamento bovino, per tentare di contrastare la colonizzazione intestinale da E. coli O157 utilizzando probiotici e batteriofagi o agendo sulle caratteristiche della dieta, ma i risultati sono stati variabili e queste strategie si sono rivelate di scarsa applicabilità. L’eradicazione del microrganismo tramite individuazione ed eliminazione di animali escretori appare un obiettivo non realistico, tenendo conto che numerosi studi hanno dimostrato che un allevamento può risultare negativo a ripetuti campionamenti sia per la bassa prevalenza, sia per l’escrezione transitoria ed intermittente da parte degli animali positivi. È però possibile contrastare il mantenimento del microrganismo in allevamento e la sua diffusione adottando buone pratiche di igiene e management, incluse la pulizia dei sistemi di abbeveraggio e la riduzione dell’eventuale contaminazione fecale degli alimenti. Un altro aspetto importante, a livello di allevamento, è lo smaltimento delle deiezioni, che deve avvenire rispettando i tempi di stoccaggio e maturazione per evitare la contaminazione di ambiente, vegetali a uso alimentare umano e animale e le acque.
2008
RICERCA DI Escherichia coli O157:H7 IN GALLINE OVAIOLE E IN ALTRI SERBATOI NON CONVENZIONALI / Santaniello, Antonio. - (2008).
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