Quali dovrebbero essere i nuovi paradigmi della rigenerazione urbana? Consumo di suolo zero. Il periodo storico attuale è legato ad un fenomeno di esplosione demografica, cioè quello di una impennata significativa della popolazione mondiale. Siamo a 8 miliardi di individui. Negli anni ‘70, alla luce della prima grave crisi energetica, Lester Brown stabilì che una popolazione mondiale in equilibrio con la vita sul pianeta sia una popolazione che si aggiri intorno a 1 miliardo di esseri umani. Noi siamo 8 miliardi, quindi diventa un imperativo categorico quello di tener conto delle risorse naturali non rinnovabili; una di queste è il suolo. Noi architetti, ingegneri e geometri, in realtà, “mangiamo il suolo”. Un pezzo di suolo superficiale di 10 cm per 10 cm per 3 metri di altezza impiega 2 mila anni per costituirsi. Noi con le ruspe lo possiamo cancellare in una frazione di secondo. Si al consumo di suolo zero, no alla densificazione urbana. Affermare che per non consumare il suolo si deve incentivare la densificazione urbana è un palliativo, un errore. Costruire nel costruito. Si deve sperimentare che per non consumare il suolo si deve costruire nel costruito, recuperare tutto il patrimonio edilizio abbandonato e dismesso. Architettura Bioclimatica. Si deve assolutamente fare in modo che l’architettura non sia energivora, non consumi energia ma, piuttosto, la produca. L’architettura stessa deve essere la macchina che produce energia. Architettura e Natura. La pianificazione deve essere assolutamente preceduta dalla valutazione delle caratteristiche dei territori, caratteristiche, cioè, intese come la natura del luogo, la struttura geomorfologica, la struttura idrogeologica. La legge 16/2004 aveva introdotto la separazione della formazione dei piani urbanistici comunali dai rapporti ambientali preliminari e dalle valutazioni ambientali strategiche per valutare quale impatto si dovesse raggiungere con la trasformazione dei territori nel caso si realizzassero le opere previste dal PUC. Nel 2004 era stato sperimentato questo tentativo, che però non è stato colto a pieno, però in realtà quella sarebbe stata la strada. Le caratteristiche intrinseche del territorio vanno esaltate, la sostenibilità ambientale all’impatto antropico deve essere definita; nella pianificazione recente, invece, il parametro della valutazione della sostenibilità ambientale all’impatto antropico non è mai stato introdotto. Cooperazione tra costellazioni di città. Decentramento contro densificazione di città e aree metropolitane. Questo è il punto sul quale si deve lavorare a livello regionale e che al contrario non si affronta. Non si vuole affrontare nonostante dal 1974 in regione Campania c’è la legge sull’ accorpamento dei Comuni. Se in regione Campania sono residenti circa 5,8 milioni di abitanti non devono essere presenti più di 120 città medie e non 550 comuni, sarebbero sufficienti 120 sindaci, 1200 assessori, 3600 consiglieri comunali, mentre sono necessarie risorse umane negli uffici tecnici comunali, provinciali e regionali e negli apparati degli uffici amministrativi. Anche gli uffici pubblici hanno perso numeri significativi di personale e attualmente sono quasi desertificati. Con il PNRR si stanno presentando bandi e progetti che si rischia di non riuscire a realizzare e di non avere una capacità di spesa delle risorse dello stesso PNRR. Quindi, accorpamento dei Comuni e nascita delle città medie, ridurre il numero dei Comuni da 550 a 120 municipalità. Oggi in Campania c’è uno schema urbano monocentrico e monodirezionale Napoli-Caserta. Esso si trova sul corridoio sud-nord transeuropeo. Napoli, inoltre, è la cerniera dell’VIII corridoio transeuropeo Ovest-Est, che da Napoli attraverso Avellino e Benevento si dirige a Bari e nei Balcani. Già conosciuta dai Romani era la direttrice sud-nord da Salerno Avellino e Benevento, un passante che consentiva quindi di by-passare la cerniera di Napoli.
Le debolezze della legge della Regione Campania n. 13/2022 e i nuovi paradigmi dell’architettura contemporanea per la rigenerazione urbana / Buondonno, Emma. - (2023). (Intervento presentato al convegno Semplificazione, rigenerazione urbana e riqualificazione del patrimonio edilizio alla luce della nuova legge regionale n. 13/2022. tenutosi a Teatro Sardone, Piazza Santa Barbara, Altavilla Irpina. nel 10 febbraio 2023).
Le debolezze della legge della Regione Campania n. 13/2022 e i nuovi paradigmi dell’architettura contemporanea per la rigenerazione urbana.
BUONDONNO, EMMA
Primo
2023
Abstract
Quali dovrebbero essere i nuovi paradigmi della rigenerazione urbana? Consumo di suolo zero. Il periodo storico attuale è legato ad un fenomeno di esplosione demografica, cioè quello di una impennata significativa della popolazione mondiale. Siamo a 8 miliardi di individui. Negli anni ‘70, alla luce della prima grave crisi energetica, Lester Brown stabilì che una popolazione mondiale in equilibrio con la vita sul pianeta sia una popolazione che si aggiri intorno a 1 miliardo di esseri umani. Noi siamo 8 miliardi, quindi diventa un imperativo categorico quello di tener conto delle risorse naturali non rinnovabili; una di queste è il suolo. Noi architetti, ingegneri e geometri, in realtà, “mangiamo il suolo”. Un pezzo di suolo superficiale di 10 cm per 10 cm per 3 metri di altezza impiega 2 mila anni per costituirsi. Noi con le ruspe lo possiamo cancellare in una frazione di secondo. Si al consumo di suolo zero, no alla densificazione urbana. Affermare che per non consumare il suolo si deve incentivare la densificazione urbana è un palliativo, un errore. Costruire nel costruito. Si deve sperimentare che per non consumare il suolo si deve costruire nel costruito, recuperare tutto il patrimonio edilizio abbandonato e dismesso. Architettura Bioclimatica. Si deve assolutamente fare in modo che l’architettura non sia energivora, non consumi energia ma, piuttosto, la produca. L’architettura stessa deve essere la macchina che produce energia. Architettura e Natura. La pianificazione deve essere assolutamente preceduta dalla valutazione delle caratteristiche dei territori, caratteristiche, cioè, intese come la natura del luogo, la struttura geomorfologica, la struttura idrogeologica. La legge 16/2004 aveva introdotto la separazione della formazione dei piani urbanistici comunali dai rapporti ambientali preliminari e dalle valutazioni ambientali strategiche per valutare quale impatto si dovesse raggiungere con la trasformazione dei territori nel caso si realizzassero le opere previste dal PUC. Nel 2004 era stato sperimentato questo tentativo, che però non è stato colto a pieno, però in realtà quella sarebbe stata la strada. Le caratteristiche intrinseche del territorio vanno esaltate, la sostenibilità ambientale all’impatto antropico deve essere definita; nella pianificazione recente, invece, il parametro della valutazione della sostenibilità ambientale all’impatto antropico non è mai stato introdotto. Cooperazione tra costellazioni di città. Decentramento contro densificazione di città e aree metropolitane. Questo è il punto sul quale si deve lavorare a livello regionale e che al contrario non si affronta. Non si vuole affrontare nonostante dal 1974 in regione Campania c’è la legge sull’ accorpamento dei Comuni. Se in regione Campania sono residenti circa 5,8 milioni di abitanti non devono essere presenti più di 120 città medie e non 550 comuni, sarebbero sufficienti 120 sindaci, 1200 assessori, 3600 consiglieri comunali, mentre sono necessarie risorse umane negli uffici tecnici comunali, provinciali e regionali e negli apparati degli uffici amministrativi. Anche gli uffici pubblici hanno perso numeri significativi di personale e attualmente sono quasi desertificati. Con il PNRR si stanno presentando bandi e progetti che si rischia di non riuscire a realizzare e di non avere una capacità di spesa delle risorse dello stesso PNRR. Quindi, accorpamento dei Comuni e nascita delle città medie, ridurre il numero dei Comuni da 550 a 120 municipalità. Oggi in Campania c’è uno schema urbano monocentrico e monodirezionale Napoli-Caserta. Esso si trova sul corridoio sud-nord transeuropeo. Napoli, inoltre, è la cerniera dell’VIII corridoio transeuropeo Ovest-Est, che da Napoli attraverso Avellino e Benevento si dirige a Bari e nei Balcani. Già conosciuta dai Romani era la direttrice sud-nord da Salerno Avellino e Benevento, un passante che consentiva quindi di by-passare la cerniera di Napoli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.