Pubblicato a Londra nella primavera del 1584 e qui restituito nella sua edizione originaria, accompagnata da un saggio introduttivo di Giulio Gisondi, il De la causa, principio et Uno, secondo dei dialoghi italiani di Giordano Bruno, costituisce l’ossatura della nolana filosofia, fondamento necessario tanto all’indagine fisica e metafisica, quanto alla riflessione politica e civile. Nella crisi religiosa e politica, scientifica e culturale dell’Europa della seconda metà del Cinquecento, il De la causa rappresenta il tentativo di “rimessa in piedi il mondo”, di ristabilire un corretto ordine di osservazione della natura. Non è la logica a determinare l’essere, Uno, infinito e permanente ma viceversa è la natura a includere e ad assorbire le forme storiche della ragione umana con i suoi modi logici finiti e terminati di figurazione. Nell’insieme della produzione bruniana, quest’opera si delinea quale necessaria «isagogia», come scrive l’autore, «senza la quale in vano si tenta, si entra, si comincia»: una propedeutica all’«appropriata cognizione de le cose», al ristabilimento di una comprensione dell’ordine naturale in cui è già immerso quello storico e antropologico.
De la causa, principio et Uno / Giordano, Bruno; Gisondi, G. - 5:(2022).
De la causa, principio et Uno
Gisondi G
2022
Abstract
Pubblicato a Londra nella primavera del 1584 e qui restituito nella sua edizione originaria, accompagnata da un saggio introduttivo di Giulio Gisondi, il De la causa, principio et Uno, secondo dei dialoghi italiani di Giordano Bruno, costituisce l’ossatura della nolana filosofia, fondamento necessario tanto all’indagine fisica e metafisica, quanto alla riflessione politica e civile. Nella crisi religiosa e politica, scientifica e culturale dell’Europa della seconda metà del Cinquecento, il De la causa rappresenta il tentativo di “rimessa in piedi il mondo”, di ristabilire un corretto ordine di osservazione della natura. Non è la logica a determinare l’essere, Uno, infinito e permanente ma viceversa è la natura a includere e ad assorbire le forme storiche della ragione umana con i suoi modi logici finiti e terminati di figurazione. Nell’insieme della produzione bruniana, quest’opera si delinea quale necessaria «isagogia», come scrive l’autore, «senza la quale in vano si tenta, si entra, si comincia»: una propedeutica all’«appropriata cognizione de le cose», al ristabilimento di una comprensione dell’ordine naturale in cui è già immerso quello storico e antropologico.File | Dimensione | Formato | |
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