La persistenza e il continuo aumento del fenomeno migratorio impongono agli ordinamenti giuridici degli Stati di accoglienza un continuo riassetto normativo in ragione della necessità di affrontare, risolvere e disciplinare le problematiche derivanti dall’innesto di tradizioni, usi e costumi proprie dei migranti all’interno delle comunità locali. Paradigmatica è stata l’adozione, ad opera del legislatore italiano, della legge n. 7 del 2006 che ha inserito la pratica di mutilazione degli organi genitali femminili nel novero dei delitti contro la vita e l’incolumità individuale, pratica che, in precedenza, non era rubricata quale fattispecie autonoma all’interno del codice penale in ragione della agevole applicazione delle norme già previste in materia di lesioni, abusi e maltrattamenti ai pochissimi casi di mutilazioni genitali portati davanti al giudice italiano. La relazione ha illustrato la questione delle mutilazioni genitali femminili in rapporto al diritto internazionale dei diritti umani per poi indagare sulla sua correlazione con il fenomeno migratorio; ci si è poi soffermati sull’iter che ha portato all’adozione della succitata legge e sulla giurisprudenza di merito italiana soprattutto con riferimento ai casi in cui la questione delle mutilazioni genitali ha costituito l’oggetto di procedimenti giudiziari volti al conferimento (o al diniego) dello status di rifugiato o di altra protezione internazionale.
La questione delle pratiche di mutilazione genitale femminile nell’ordinamento giuridico italiano / Rotondo, Annachiara. - (2023). (Intervento presentato al convegno L’impatto delle migrazioni sul diritto. Prospettive internazionali e comparate tenutosi a Università della Campania “Luigi Vanvitelli” nel 14/11/2023).
La questione delle pratiche di mutilazione genitale femminile nell’ordinamento giuridico italiano
Annachiara Rotondo
2023
Abstract
La persistenza e il continuo aumento del fenomeno migratorio impongono agli ordinamenti giuridici degli Stati di accoglienza un continuo riassetto normativo in ragione della necessità di affrontare, risolvere e disciplinare le problematiche derivanti dall’innesto di tradizioni, usi e costumi proprie dei migranti all’interno delle comunità locali. Paradigmatica è stata l’adozione, ad opera del legislatore italiano, della legge n. 7 del 2006 che ha inserito la pratica di mutilazione degli organi genitali femminili nel novero dei delitti contro la vita e l’incolumità individuale, pratica che, in precedenza, non era rubricata quale fattispecie autonoma all’interno del codice penale in ragione della agevole applicazione delle norme già previste in materia di lesioni, abusi e maltrattamenti ai pochissimi casi di mutilazioni genitali portati davanti al giudice italiano. La relazione ha illustrato la questione delle mutilazioni genitali femminili in rapporto al diritto internazionale dei diritti umani per poi indagare sulla sua correlazione con il fenomeno migratorio; ci si è poi soffermati sull’iter che ha portato all’adozione della succitata legge e sulla giurisprudenza di merito italiana soprattutto con riferimento ai casi in cui la questione delle mutilazioni genitali ha costituito l’oggetto di procedimenti giudiziari volti al conferimento (o al diniego) dello status di rifugiato o di altra protezione internazionale.| File | Dimensione | Formato | |
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