Il processo di integrazione europea, la concezione della giurisdizione come risorsa pubblica limitata e l’elevata tecnicità di alcuni settori regolati hanno favorito in Italia l’ampia diffusione delle Alternative Dispute Resolution (ADR) che, soprattutto negli ultimi anni, sono state largamente applicate nel settore dei servizi pubblici e in quello bancario e finanziario. Questi fattori, insieme alle inefficienze e ai limiti di un sistema giudiziario rispetto alla soluzione di controversie che richiedono non solo un alto livello di specializzazione tecnica, ma anche la ricerca di un assetto di interessi compatibile con relazioni destinate a protrarsi nel tempo, hanno contribuito a depotenziare notevolmente la tutela giurisdizionale dei consumatori, sempre più spesso considerata come extrema ratio, e a sperimentare rimedi stragiudiziali che assicurassero una composizione rapida della lite, evitando al contempo che la stessa potesse ripresentarsi in futuro. In questo scenario, la legge, cercando di dare una risposta al problema, deve prevedere strumenti più celeri, meno costosi, flessibili e adeguati che consentano alle parti di giungere, autonomamente, alla composizione della controversia. Per quanto vantaggioso, il ricorso alle Alternative Dispute Resolution (ADR) non è, tuttavia, esente da alcuni rischi e limiti, che possono essere attenutati mediante un’adeguata regolamentazione della materia. Il rischio principale è l’incentivazione alla “fuga” dalla giustizia statuale, con conseguente svuotamento dei principi dello Stato di diritto che possono essere garantiti in primo luogo dal giudice. Tale rischio può essere, tuttavia, attenuato nel momento in cui la legge preveda che il ricorso alle Alternative Dispute Resolution (ADR) non sia alternativo al ricorso giurisdizionale, atteggiandosi, piuttosto, a mera facoltà o ad onere del soggetto interessato. Da non sottostimarsi anche il pericolo dei costi occulti delle procedure stragiudiziali, che avrebbero quale conseguenza immediata la creazione di una giustizia “privatizzata” e facilmente esposta al soggetto economicamente più forte, soprattutto nei casi di controversie tra consumatori e grandi imprese. Anche questo rischio potrebbe essere agevolmente prevenuto attraverso opportune disposizioni di legge che assicurino, sul piano organizzativo e funzionale, l’imparzialità, la terzietà e l’indipendenza dei soggetti cui è affidata la soluzione della controversia. L’introduzione dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie presso la Consob, avvenuta con l’emanazione del d.lgs. 6 agosto 2015, n. 130 e dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, oltre ad essere parte integrante del processo appena descritto, può essere considerata una prospettiva di osservazione privilegiata per analizzare a che punto è il processo di diffusione delle Alternative Dispute Resolution (ADR) in Italia, in special modo nel settore finanziario, quali sono i vantaggi e gli svantaggi del ricorso a tali procedure, nonché la loro adeguatezza rispetto alla tutela degli investitori non professionali che l’ordinamento si propone di garantire.

Le Alternative Dispute Resolution tra effettività della tutela e "crisi" della giurisdizione. Riflessioni di sistema a partire dal caso dell'Arbitro per le Controversie finanziarie / DI CAPUA, Viviana. - (2024). ( XIII Edición CUICIID 2023 Università Complutense di Madrid e online 4-6 giugno 2023).

Le Alternative Dispute Resolution tra effettività della tutela e "crisi" della giurisdizione. Riflessioni di sistema a partire dal caso dell'Arbitro per le Controversie finanziarie

Viviana Di Capua
2024

Abstract

Il processo di integrazione europea, la concezione della giurisdizione come risorsa pubblica limitata e l’elevata tecnicità di alcuni settori regolati hanno favorito in Italia l’ampia diffusione delle Alternative Dispute Resolution (ADR) che, soprattutto negli ultimi anni, sono state largamente applicate nel settore dei servizi pubblici e in quello bancario e finanziario. Questi fattori, insieme alle inefficienze e ai limiti di un sistema giudiziario rispetto alla soluzione di controversie che richiedono non solo un alto livello di specializzazione tecnica, ma anche la ricerca di un assetto di interessi compatibile con relazioni destinate a protrarsi nel tempo, hanno contribuito a depotenziare notevolmente la tutela giurisdizionale dei consumatori, sempre più spesso considerata come extrema ratio, e a sperimentare rimedi stragiudiziali che assicurassero una composizione rapida della lite, evitando al contempo che la stessa potesse ripresentarsi in futuro. In questo scenario, la legge, cercando di dare una risposta al problema, deve prevedere strumenti più celeri, meno costosi, flessibili e adeguati che consentano alle parti di giungere, autonomamente, alla composizione della controversia. Per quanto vantaggioso, il ricorso alle Alternative Dispute Resolution (ADR) non è, tuttavia, esente da alcuni rischi e limiti, che possono essere attenutati mediante un’adeguata regolamentazione della materia. Il rischio principale è l’incentivazione alla “fuga” dalla giustizia statuale, con conseguente svuotamento dei principi dello Stato di diritto che possono essere garantiti in primo luogo dal giudice. Tale rischio può essere, tuttavia, attenuato nel momento in cui la legge preveda che il ricorso alle Alternative Dispute Resolution (ADR) non sia alternativo al ricorso giurisdizionale, atteggiandosi, piuttosto, a mera facoltà o ad onere del soggetto interessato. Da non sottostimarsi anche il pericolo dei costi occulti delle procedure stragiudiziali, che avrebbero quale conseguenza immediata la creazione di una giustizia “privatizzata” e facilmente esposta al soggetto economicamente più forte, soprattutto nei casi di controversie tra consumatori e grandi imprese. Anche questo rischio potrebbe essere agevolmente prevenuto attraverso opportune disposizioni di legge che assicurino, sul piano organizzativo e funzionale, l’imparzialità, la terzietà e l’indipendenza dei soggetti cui è affidata la soluzione della controversia. L’introduzione dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie presso la Consob, avvenuta con l’emanazione del d.lgs. 6 agosto 2015, n. 130 e dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208, oltre ad essere parte integrante del processo appena descritto, può essere considerata una prospettiva di osservazione privilegiata per analizzare a che punto è il processo di diffusione delle Alternative Dispute Resolution (ADR) in Italia, in special modo nel settore finanziario, quali sono i vantaggi e gli svantaggi del ricorso a tali procedure, nonché la loro adeguatezza rispetto alla tutela degli investitori non professionali che l’ordinamento si propone di garantire.
2024
Le Alternative Dispute Resolution tra effettività della tutela e "crisi" della giurisdizione. Riflessioni di sistema a partire dal caso dell'Arbitro per le Controversie finanziarie / DI CAPUA, Viviana. - (2024). ( XIII Edición CUICIID 2023 Università Complutense di Madrid e online 4-6 giugno 2023).
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