La località Borgo Appio, piccola frazione del comune di Grazzanise occupa la porzione nord-est del territorio comunale oltre il Volturno e dista circa 4,5 km dal centro cittadino. Il borgo è sorto nell’ambito dell’articolato progetto dei piani di appoderamento dell’Opera Nazionale Combattenti del 1939 sul modello delle grandi fattorie dell’Italia meridionale, all’incrocio tra la strada Brezza-Cancello e la nuova strada che collegava il fiume Volturno ai nuovi poderi. L’O.N.C., attiva tra il 1917 ed il 1977 con l’importante funzione di coordinare l’attività di esproprio di terre e della loro colonizzazione da parte degli ex combattenti, operò nel periodo fascista importanti interventi di bonifica e di assegnazione dell’Agro Caleno, territorio di alto valore ambientale, produttivo e storico compreso tra i fiumi Garigliano e Volturno e caratterizzato dalla presenza di una delle terre più fertili di tutta la Regione Campania. Il progetto originario, redatto dall’architetto Emanuele Filiberto Paolini e dall’ingegnere Mario Tufaroli, è datato 30 settembre 1939. I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1940 e le opere principali furono ultimate nell’ottobre del 1941. Il modello dell’impianto urbanistico previsto dall’O.N.C. era unico e si può facilmente dedurre dall’osservazione della posizione degli edifici a Borgo Appio. Il nucleo doveva svilupparsi attorno ad una piazza centrale, inserita in un impianto urbanistico monocentrico e doveva avere tutti i caratteri architettonici di una piazza italiana, all’interno della quale dovevano svolgersi le funzioni sociali e politiche riguardanti la piccola comunità agricola. Doveva esserci tutto quello che occorreva a soddisfare le priorità immediate. L’ubicazione prescelta per Borgo Appio fu quella all’incrocio tra la strada Brezza-Cancello, già esistente, e una nuova strada di appoderamento, che dal Volturno collegava i nuovi poderi. Il sistema della rete stradale fu ordito con una maglia di assi ortogonali ruotati di 27° verso ovest per ottenere le migliori condizioni di soleggiamento nelle varie stagioni. Si cercò, in questo modo, la migliore disposizione dei fabbricati, poiché ai margini dei tracciati con questo orientamento sono allineati tutti gli edifici destinati ad uso abitativo. Attualmente il borgo, ultimato dopo la guerra, ha perso questo carattere, essendo stati demoliti, nel corso degli anni, alcune strutture: il grande arco di ingresso con l’edificio ad esso annesso e la piccola chiesa a pianta circolare, significativa testimonianza della cultura architettonica dell’epoca. Gli edifici esistenti sono solo parzialmente utilizzati ad uso residenziale, mentre altri sono destinati a locali di servizio per l’attività agricola, le aree limitrofe sono abbandonate all’incuria. La Balzana, parte del patrimonio del comune di Santa Maria La Fossa assegnata alla società consortile la “Agrorinasce s.r.l.”, è un complesso agricolo occupante un’area di circa 226 ettari delle campagne del comune casertano, attualmente in stato di abbandono. Nata in epoca fascista, nel 1939, in occasione di un articolato progetto di piani di appoderamento e bonifica eseguito, dall’Ente assistenziale O.N.C., venne acquisita, nei primi anni del dopoguerra, dalla società Cirio che utilizzò i terreni principalmente per la coltivazione di pomodori e barbabietole, oltre che per l’allevamento di bovini da latte. Negli anni ’60 l’azienda con annesse le abitazioni per i propri dipendenti, raggiunse l’apice della propria attività con circa 80 dipendenti fissi e 800 dipendenti stagionali. Cresciuta la popolazione, fu realizzata al suo interno una piccola scuola elementare e la chiesa.

Agro Caleno tra bonifiche e architettura rurale dell’O.N.C.: il caso del Borgo Appio e della Balzana / Russo, Rossella; D'Angelo, Gigliola; Buondonno, Emma.. - 1:(2025), pp. 77-86.

Agro Caleno tra bonifiche e architettura rurale dell’O.N.C.: il caso del Borgo Appio e della Balzana.

RUSSO, ROSSELLA
;
D'ANGELO, GIGLIOLA
Membro del Collaboration Group
;
BUONDONNO, EMMA.
Membro del Collaboration Group
2025

Abstract

La località Borgo Appio, piccola frazione del comune di Grazzanise occupa la porzione nord-est del territorio comunale oltre il Volturno e dista circa 4,5 km dal centro cittadino. Il borgo è sorto nell’ambito dell’articolato progetto dei piani di appoderamento dell’Opera Nazionale Combattenti del 1939 sul modello delle grandi fattorie dell’Italia meridionale, all’incrocio tra la strada Brezza-Cancello e la nuova strada che collegava il fiume Volturno ai nuovi poderi. L’O.N.C., attiva tra il 1917 ed il 1977 con l’importante funzione di coordinare l’attività di esproprio di terre e della loro colonizzazione da parte degli ex combattenti, operò nel periodo fascista importanti interventi di bonifica e di assegnazione dell’Agro Caleno, territorio di alto valore ambientale, produttivo e storico compreso tra i fiumi Garigliano e Volturno e caratterizzato dalla presenza di una delle terre più fertili di tutta la Regione Campania. Il progetto originario, redatto dall’architetto Emanuele Filiberto Paolini e dall’ingegnere Mario Tufaroli, è datato 30 settembre 1939. I lavori di costruzione ebbero inizio nel 1940 e le opere principali furono ultimate nell’ottobre del 1941. Il modello dell’impianto urbanistico previsto dall’O.N.C. era unico e si può facilmente dedurre dall’osservazione della posizione degli edifici a Borgo Appio. Il nucleo doveva svilupparsi attorno ad una piazza centrale, inserita in un impianto urbanistico monocentrico e doveva avere tutti i caratteri architettonici di una piazza italiana, all’interno della quale dovevano svolgersi le funzioni sociali e politiche riguardanti la piccola comunità agricola. Doveva esserci tutto quello che occorreva a soddisfare le priorità immediate. L’ubicazione prescelta per Borgo Appio fu quella all’incrocio tra la strada Brezza-Cancello, già esistente, e una nuova strada di appoderamento, che dal Volturno collegava i nuovi poderi. Il sistema della rete stradale fu ordito con una maglia di assi ortogonali ruotati di 27° verso ovest per ottenere le migliori condizioni di soleggiamento nelle varie stagioni. Si cercò, in questo modo, la migliore disposizione dei fabbricati, poiché ai margini dei tracciati con questo orientamento sono allineati tutti gli edifici destinati ad uso abitativo. Attualmente il borgo, ultimato dopo la guerra, ha perso questo carattere, essendo stati demoliti, nel corso degli anni, alcune strutture: il grande arco di ingresso con l’edificio ad esso annesso e la piccola chiesa a pianta circolare, significativa testimonianza della cultura architettonica dell’epoca. Gli edifici esistenti sono solo parzialmente utilizzati ad uso residenziale, mentre altri sono destinati a locali di servizio per l’attività agricola, le aree limitrofe sono abbandonate all’incuria. La Balzana, parte del patrimonio del comune di Santa Maria La Fossa assegnata alla società consortile la “Agrorinasce s.r.l.”, è un complesso agricolo occupante un’area di circa 226 ettari delle campagne del comune casertano, attualmente in stato di abbandono. Nata in epoca fascista, nel 1939, in occasione di un articolato progetto di piani di appoderamento e bonifica eseguito, dall’Ente assistenziale O.N.C., venne acquisita, nei primi anni del dopoguerra, dalla società Cirio che utilizzò i terreni principalmente per la coltivazione di pomodori e barbabietole, oltre che per l’allevamento di bovini da latte. Negli anni ’60 l’azienda con annesse le abitazioni per i propri dipendenti, raggiunse l’apice della propria attività con circa 80 dipendenti fissi e 800 dipendenti stagionali. Cresciuta la popolazione, fu realizzata al suo interno una piccola scuola elementare e la chiesa.
2025
978-88-6026-377-3
Agro Caleno tra bonifiche e architettura rurale dell’O.N.C.: il caso del Borgo Appio e della Balzana / Russo, Rossella; D'Angelo, Gigliola; Buondonno, Emma.. - 1:(2025), pp. 77-86.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/1013501
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