È questo, curiosamente, il primo studio monografico di un monumento peraltro assai celebre del Rinascimento italiano: la Cappella Piccolomini nel Duomo di Siena, opera complessa e incompiuta di tre grandi scultori (Andrea Bregno, Pietro Torrigiani, Michelangelo) succedutisi nell’arco di un quarto di secolo. Le molte novità prodotte in queste pagine procedono da inedite ricerche d’archivio e da un’ispezione ravvicinata e sistematica della grande mole marmorea. Ma alcune delle scoperte più curiose nascono dal dialogo che l’autore intreccia fra le bibliografie ormai troppo specialistiche, e spesso non più comunicanti, sul Quattrocento romano, su quello senese e su quello fiorentino, così come sui tre diversi maestri della cappella. Emergono così precisazioni fondamentali rispetto alla letteratura precedente, come il fatto che la cappella è stata scolpita direttamente a Siena e non a Roma; oppure il tentativo da parte del committente (il cardinale Francesco Tedeschini) di sostituire al lombardo Bregno lo scultore suo conterraneo Cristoforo Solari detto il Gobbo (attivo allora a Venezia) in una fase avanzata dei lavori, quando l’anziano Bregno batteva ormai la fiacca; oppure l’identificazione di Sant’Agostino nella statua vescovile michelangiolesca definita sempre in passato “San Pio (papa)”; oppure la completa estraneità della “Madonna di Bruges” di Michelangelo a qualunque fase del cantiere. La cappella, l’altare al suo interno e le loro statue sono studiate da ogni punto di vista: committenza, topografia, liturgia, stile, iconografia, tecnica esecutiva, fonti classiche dei partiti architettonici e ornamentali (tema particolarmente 'dovuto' nel caso di Bregno), fortuna grafica dell’invenzione progettuale bregnesca presso gli architetti contemporanei (Giuliano da Sangallo, Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, altri maestri ancora).
La Cappella Piccolomini nel Duomo di Siena, da Andrea Bregno a Michelangelo / Caglioti, Francesco. - STAMPA. - (2005), pp. 386-481.
La Cappella Piccolomini nel Duomo di Siena, da Andrea Bregno a Michelangelo
CAGLIOTI, FRANCESCO
2005
Abstract
È questo, curiosamente, il primo studio monografico di un monumento peraltro assai celebre del Rinascimento italiano: la Cappella Piccolomini nel Duomo di Siena, opera complessa e incompiuta di tre grandi scultori (Andrea Bregno, Pietro Torrigiani, Michelangelo) succedutisi nell’arco di un quarto di secolo. Le molte novità prodotte in queste pagine procedono da inedite ricerche d’archivio e da un’ispezione ravvicinata e sistematica della grande mole marmorea. Ma alcune delle scoperte più curiose nascono dal dialogo che l’autore intreccia fra le bibliografie ormai troppo specialistiche, e spesso non più comunicanti, sul Quattrocento romano, su quello senese e su quello fiorentino, così come sui tre diversi maestri della cappella. Emergono così precisazioni fondamentali rispetto alla letteratura precedente, come il fatto che la cappella è stata scolpita direttamente a Siena e non a Roma; oppure il tentativo da parte del committente (il cardinale Francesco Tedeschini) di sostituire al lombardo Bregno lo scultore suo conterraneo Cristoforo Solari detto il Gobbo (attivo allora a Venezia) in una fase avanzata dei lavori, quando l’anziano Bregno batteva ormai la fiacca; oppure l’identificazione di Sant’Agostino nella statua vescovile michelangiolesca definita sempre in passato “San Pio (papa)”; oppure la completa estraneità della “Madonna di Bruges” di Michelangelo a qualunque fase del cantiere. La cappella, l’altare al suo interno e le loro statue sono studiate da ogni punto di vista: committenza, topografia, liturgia, stile, iconografia, tecnica esecutiva, fonti classiche dei partiti architettonici e ornamentali (tema particolarmente 'dovuto' nel caso di Bregno), fortuna grafica dell’invenzione progettuale bregnesca presso gli architetti contemporanei (Giuliano da Sangallo, Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, altri maestri ancora).File | Dimensione | Formato | |
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