Il volume raccoglie le tesi di Laurea di Carmela Acanfora e di Rosa Maria Esposito sul tema della prospettiva delle scene teatrali: i due lavori di ricerca presentati in questo libro, a cura di Alessandra Pagliano, muovono dal comune presupposto di non accettare la più assodata evidenza critica che vuole le architetture raffigurate in due celebri dipinti, rigorosamente prospettici nel loro impianto geometrico (La città ideale, di anonimo, conservata ad Urbino, e L’arrivo degli Ambasciatori, presso le Gallerie dell’Accademia a Venezia, di Vittore Carpaccio), quali rappresentazioni bidimensionali di coerenti strutture regolate dalle convenzioni architettoniche del tempo, avanzando l’ipotesi che invece esse siano da intendersi come bozzetti scenici per la produzione teatrale, all’epoca fervida e suggestiva, della quale possiedono il lessico formale e l’uso di opportuni artifici prospettici ai fini illusori. Le due giovani studiose, Rosa Maria Esposito e Carmela Acanfora sostanziano le loro ipotesi attraverso rigorosi studi storico-critici, ma anche attraverso sofisticate analisi grafiche condotte sui due dipinti che mostrano una dimestichezza non comune con gli aspetti antropologici che la prospettiva attiva quando è usata ad alti livelli espressivi.
Origine e sviluppo della prospettiva scenica rinascimentale / Pagliano, Alessandra. - STAMPA. - (2005), pp. 11-28.
Origine e sviluppo della prospettiva scenica rinascimentale
PAGLIANO, ALESSANDRA
2005
Abstract
Il volume raccoglie le tesi di Laurea di Carmela Acanfora e di Rosa Maria Esposito sul tema della prospettiva delle scene teatrali: i due lavori di ricerca presentati in questo libro, a cura di Alessandra Pagliano, muovono dal comune presupposto di non accettare la più assodata evidenza critica che vuole le architetture raffigurate in due celebri dipinti, rigorosamente prospettici nel loro impianto geometrico (La città ideale, di anonimo, conservata ad Urbino, e L’arrivo degli Ambasciatori, presso le Gallerie dell’Accademia a Venezia, di Vittore Carpaccio), quali rappresentazioni bidimensionali di coerenti strutture regolate dalle convenzioni architettoniche del tempo, avanzando l’ipotesi che invece esse siano da intendersi come bozzetti scenici per la produzione teatrale, all’epoca fervida e suggestiva, della quale possiedono il lessico formale e l’uso di opportuni artifici prospettici ai fini illusori. Le due giovani studiose, Rosa Maria Esposito e Carmela Acanfora sostanziano le loro ipotesi attraverso rigorosi studi storico-critici, ma anche attraverso sofisticate analisi grafiche condotte sui due dipinti che mostrano una dimestichezza non comune con gli aspetti antropologici che la prospettiva attiva quando è usata ad alti livelli espressivi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.