La tesi sostenuta è che, per effetto del particolare stile di governo utilizzato a Napoli negli anni ‘90, sia passato in città un modo di praticare la partecipazione come strategia al servizio delle politiche simboliche che non ha direttamente a che fare con l’idea, sviluppata altrove con successo, della partecipazione come strumento di efficacia nell’accompagnamento dei programmi complessi e nella costruzione di politiche e progetti integrati. L’uso alternativo della partecipazione come strumento per la condivisione di azioni educative e di strategie culturali condivise offerta dal modello partenopeo ha causato, infatti, il rallentato assorbimento della pratica partecipativa nel settore della pianificazione urbanistica e delle politiche correlate. Poiché la committenza pubblica è povera di competenze e scarsamente interessata a declinare l’urbanistica in chiave partecipata, si delinea la possibilità di ricorrere a questo tipo di pratiche non certo attraverso un tipo di accreditamento professionale, ma, piuttosto, dal versante della ricerca accademica.
La partecipazione è una pratica strategica? Riflettendo sul caso napoletano / Palestino, MARIA FEDERICA. - STAMPA. - 1:(2004), pp. 167-174. (Intervento presentato al convegno Nuove forme del piano e partecipazione tenutosi a Napoli nel 7/6/2002).
La partecipazione è una pratica strategica? Riflettendo sul caso napoletano
PALESTINO, MARIA FEDERICA
2004
Abstract
La tesi sostenuta è che, per effetto del particolare stile di governo utilizzato a Napoli negli anni ‘90, sia passato in città un modo di praticare la partecipazione come strategia al servizio delle politiche simboliche che non ha direttamente a che fare con l’idea, sviluppata altrove con successo, della partecipazione come strumento di efficacia nell’accompagnamento dei programmi complessi e nella costruzione di politiche e progetti integrati. L’uso alternativo della partecipazione come strumento per la condivisione di azioni educative e di strategie culturali condivise offerta dal modello partenopeo ha causato, infatti, il rallentato assorbimento della pratica partecipativa nel settore della pianificazione urbanistica e delle politiche correlate. Poiché la committenza pubblica è povera di competenze e scarsamente interessata a declinare l’urbanistica in chiave partecipata, si delinea la possibilità di ricorrere a questo tipo di pratiche non certo attraverso un tipo di accreditamento professionale, ma, piuttosto, dal versante della ricerca accademica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.