Il lavoro descrive gli interventi finanziari della casa Rothschild a Napoli e in particolare analizza i cosiddetti quattro prestiti Rothschild, ossia tre emissioni di titoli di rendita pubblica irredimibile in valuta locale e un quarto di obbligazioni a scadenza in lire sterline più varie anticipazioni a breve, il tutto avvenuto in un arco di quattro-cinque anni, ossia per tutto il tempo di permanenza delle truppe austriache e di grave dissesto finanziario del regno. In particolare, si sofferma l’attenzione sul quarto prestito, mai approfonditamente trattato in letteratura, e che si ritiene particolarmente significativo per mettere in luce le competenze e l’azione di salvataggio finanziario che il banchiere svolse nel regno. La prima parte presenta a grandi linee le condizioni finanziarie dello stato borbonico. Si passa poi ad esaminare nella loro successione le varie operazioni attuate da Rothschild negli aspetti tecnici e in quelli più propriamente di relazione con lo Stato, con i suoi ministri, la corte e l’establishment finanziario napoletano. L’analisi – da completare nel quadro di una ricerca più vasta – mostra la strategia tracciata da Rothschild per «restaurare» una credibilità per il regno borbonico. Fin dal primo prestito, spendendo la propria reputazione internazionale e agendo attraverso una solida rete di corrispondenti locali e internazionali, il banchiere esercitò una capacità di indirizzo sul mercato modificando le aspettative degli investitori riguardo la Rendita napoletana, governando la domanda per il titolo, agganciandolo ai mercati esteri. Gli esiti di tale azione sono leggibili nelle condizioni di maggior favore che lo Stato mutuatario ottenne per i prestiti successivi, testimoniate da tassi di rendimento all’emissione decrescenti, pur in presenza di una precarietà crescente dei conti pubblici e di una spirale di debito, finanziata dallo stesso Rothschild, che prefiguravano piuttosto l’approssimarsi di una crisi sovrana. Garanzie, rinegoziazioni di debito e azione diplomatica furono gli strumenti su cui il banchiere giocò, in un difficile equilibrio di poteri, restituendo al regno, sulla soglia di default, le condizioni per un reale recupero di solvibilità.
Restaurare un regno e una credibilità a rischio: il ruolo di Karl Mayer Rothschild a Napoli negli anni dell'occupazione austriaca (1821-26) / Schisani, MARIA CARMELA. - STAMPA. - (2007), pp. 395-426.
Restaurare un regno e una credibilità a rischio: il ruolo di Karl Mayer Rothschild a Napoli negli anni dell'occupazione austriaca (1821-26)
SCHISANI, MARIA CARMELA
2007
Abstract
Il lavoro descrive gli interventi finanziari della casa Rothschild a Napoli e in particolare analizza i cosiddetti quattro prestiti Rothschild, ossia tre emissioni di titoli di rendita pubblica irredimibile in valuta locale e un quarto di obbligazioni a scadenza in lire sterline più varie anticipazioni a breve, il tutto avvenuto in un arco di quattro-cinque anni, ossia per tutto il tempo di permanenza delle truppe austriache e di grave dissesto finanziario del regno. In particolare, si sofferma l’attenzione sul quarto prestito, mai approfonditamente trattato in letteratura, e che si ritiene particolarmente significativo per mettere in luce le competenze e l’azione di salvataggio finanziario che il banchiere svolse nel regno. La prima parte presenta a grandi linee le condizioni finanziarie dello stato borbonico. Si passa poi ad esaminare nella loro successione le varie operazioni attuate da Rothschild negli aspetti tecnici e in quelli più propriamente di relazione con lo Stato, con i suoi ministri, la corte e l’establishment finanziario napoletano. L’analisi – da completare nel quadro di una ricerca più vasta – mostra la strategia tracciata da Rothschild per «restaurare» una credibilità per il regno borbonico. Fin dal primo prestito, spendendo la propria reputazione internazionale e agendo attraverso una solida rete di corrispondenti locali e internazionali, il banchiere esercitò una capacità di indirizzo sul mercato modificando le aspettative degli investitori riguardo la Rendita napoletana, governando la domanda per il titolo, agganciandolo ai mercati esteri. Gli esiti di tale azione sono leggibili nelle condizioni di maggior favore che lo Stato mutuatario ottenne per i prestiti successivi, testimoniate da tassi di rendimento all’emissione decrescenti, pur in presenza di una precarietà crescente dei conti pubblici e di una spirale di debito, finanziata dallo stesso Rothschild, che prefiguravano piuttosto l’approssimarsi di una crisi sovrana. Garanzie, rinegoziazioni di debito e azione diplomatica furono gli strumenti su cui il banchiere giocò, in un difficile equilibrio di poteri, restituendo al regno, sulla soglia di default, le condizioni per un reale recupero di solvibilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.