La trasformazione delle modalità di produzione sta determinando una crescente richiesta di regole d’uso e modalità di governo del territorio particolarmente attenti alle esigenze della qualità paesistica e ambientale. Emergono in particolare nuove domande di piano che riflettono temi già da tempo protagonisti nella gestione urbana, ma non ancora familiari a quella del territorio aperto. Fra tali temi occupa un posto di rilievo quello del recupero delle aree dismesse, che le modificazioni in atto nel sistema industriale e sul mercato del lavoro rendono non meno importante ai fini della riqualificazione del paesaggio e del territorio extraurbano che ai fini del recupero e del marketing urbano. In relazione a quest’ambito problematico, sta prendendo piede in diversi contesti operativi il tentativo di dare risposte organiche e coerenti mediante forme di piano non consuete, peraltro riconducibili a quel modello comune che, in attesa di una denominazione canonica e condivisa, molti hanno individuato sotto la locuzione “piano di recupero ambientale”. Declinato in varie forme, che vanno dall’intreccio con l’approccio strategico a espressioni specialistiche della pianificazione di settore, questo tipo di piano ha comunque evidenziato, fin dalle prime esperienze applicative, un netto conflitto fra esigenze di riqualificazione ambientale e interessi immediati degli attori potenziali –anche e soprattutto in termini di convenienza economica–. Conflitto che, se lasciato irrisolto, tenderebbe inevitabilmente a vanificare ogni chance attuativa anche nelle formulazioni più avanzate. Il contributo sviluppa la tematica complessiva affrontata dai più recenti esercizi di pianificazione in materia, evidenziando la ricorrenza del problema nodale testè delineato ed esaminando alcune ipotesi che sembrano prospettarne concrete possibilità di soluzione. Con particolare riferimento alla casistica del territorio aperto, viene in particolare effettuata una riflessione critica sull’esperienza del piano elaborato per il recupero ambientale delle aree rurali e periurbane compromesse dall’attività di escavazione in provincia di Caserta. Le conclusioni vertono intorno alle difficoltà procedurali che restano ancora da superare per rendere di uso comune accorgimenti commisurati a circostanze di eccezionalità.
I piani di recupero ambientale come strumento di regolazione delle trasformazioni territoriali / Vignozzi, Alessandro. - STAMPA. - (2005), pp. 171-180.
I piani di recupero ambientale come strumento di regolazione delle trasformazioni territoriali
VIGNOZZI, ALESSANDRO
2005
Abstract
La trasformazione delle modalità di produzione sta determinando una crescente richiesta di regole d’uso e modalità di governo del territorio particolarmente attenti alle esigenze della qualità paesistica e ambientale. Emergono in particolare nuove domande di piano che riflettono temi già da tempo protagonisti nella gestione urbana, ma non ancora familiari a quella del territorio aperto. Fra tali temi occupa un posto di rilievo quello del recupero delle aree dismesse, che le modificazioni in atto nel sistema industriale e sul mercato del lavoro rendono non meno importante ai fini della riqualificazione del paesaggio e del territorio extraurbano che ai fini del recupero e del marketing urbano. In relazione a quest’ambito problematico, sta prendendo piede in diversi contesti operativi il tentativo di dare risposte organiche e coerenti mediante forme di piano non consuete, peraltro riconducibili a quel modello comune che, in attesa di una denominazione canonica e condivisa, molti hanno individuato sotto la locuzione “piano di recupero ambientale”. Declinato in varie forme, che vanno dall’intreccio con l’approccio strategico a espressioni specialistiche della pianificazione di settore, questo tipo di piano ha comunque evidenziato, fin dalle prime esperienze applicative, un netto conflitto fra esigenze di riqualificazione ambientale e interessi immediati degli attori potenziali –anche e soprattutto in termini di convenienza economica–. Conflitto che, se lasciato irrisolto, tenderebbe inevitabilmente a vanificare ogni chance attuativa anche nelle formulazioni più avanzate. Il contributo sviluppa la tematica complessiva affrontata dai più recenti esercizi di pianificazione in materia, evidenziando la ricorrenza del problema nodale testè delineato ed esaminando alcune ipotesi che sembrano prospettarne concrete possibilità di soluzione. Con particolare riferimento alla casistica del territorio aperto, viene in particolare effettuata una riflessione critica sull’esperienza del piano elaborato per il recupero ambientale delle aree rurali e periurbane compromesse dall’attività di escavazione in provincia di Caserta. Le conclusioni vertono intorno alle difficoltà procedurali che restano ancora da superare per rendere di uso comune accorgimenti commisurati a circostanze di eccezionalità.File | Dimensione | Formato | |
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