All'indomani della Rivoluzione francese, la nuova organizzazione degli Stati europei nell'ambito dell'Impero napoleonico viene a rappresentare il riscontro ultimo di un processo di ristrutturazione dell'apparato istituzionale già auspicato dai teorici illuministi. All'interno del nuovo sistema si evidenziano le esigenze della società borghese in relazione ai programmi architettonici ed urbanistici da adottarsi nelle principali città: la riscoperta dei criteri di uguaglianza, efficienza ed economia propri del mondo greco, nonché quella del funzionalismo del testo vitruviano, rappresentano i principi fondamentali su cui si basano le proposte dei teorici; all'interno di esse, il concetto di tipo si viene a definire quale insieme delle norme di logica spaziale tali da rendere operanti quei principi e suscettibili di infinite variazioni di forma. Nel Regno di Napoli, a partire dal decennio francese e sul modello di quanto già promosso da Napoleone nel resto d'Italia, gli ingegneri di Ponti e Strade dànno avvio alla sperimentazione delle nuove tipologie dell'edilizia pubblica, previste nel vasto programma politico murattiano. Alla logica del recupero di antiche tipologie strutturali e commerciali - i porti con i moli a trafori, i fari, gli empori con le cisterne e i depositi - Giuliano de Fazio ed altri ingegneri napoletani affiancano la moderna sperimentazione nel campo dell'igiene e della sicurezza pubblica, con l'introduzione del sistema panottico nei progetti di carceri e lazzaretti, e la creazione di campisanti sulla base delle nuove norme napoleoniche. Dopo la restaurazione borbonica, alla strenua ricerca del «miglior sistema di costruzione» delle nuove tipologie non farà riscontro un adeguato appoggio politico. Nell'ambito della capitale, Stefano Gasse è il protagonista delle principali iniziative nel campo delle opere pubbliche, in cui egli mette a frutto la propria esperienza formativa parigina, e soprattutto la lezione di Boullèe e di Ledoux: dai mercati di commestibili progettati in epoca murattiana sulla scorta del piano del Ruffo, egli passa alla realizzazione delle numerose opere della Restaurazione, tra le quali la nuova Dogana e il «muro finanziere» con le sue barriere: quest'ultimo viene a rappresentare la nuova dimensione urbana, che tiene conto del tessuto dilatato dai francesi verso il suburbio e determina l'area d'intervento che Ferdinando II adotterà a partire dal 1839.
Opere pubbliche e tipologie urbane nel Mezzogiorno preunitario / Buccaro, Alfredo. - STAMPA. - (1992).
Opere pubbliche e tipologie urbane nel Mezzogiorno preunitario
BUCCARO, ALFREDO
1992
Abstract
All'indomani della Rivoluzione francese, la nuova organizzazione degli Stati europei nell'ambito dell'Impero napoleonico viene a rappresentare il riscontro ultimo di un processo di ristrutturazione dell'apparato istituzionale già auspicato dai teorici illuministi. All'interno del nuovo sistema si evidenziano le esigenze della società borghese in relazione ai programmi architettonici ed urbanistici da adottarsi nelle principali città: la riscoperta dei criteri di uguaglianza, efficienza ed economia propri del mondo greco, nonché quella del funzionalismo del testo vitruviano, rappresentano i principi fondamentali su cui si basano le proposte dei teorici; all'interno di esse, il concetto di tipo si viene a definire quale insieme delle norme di logica spaziale tali da rendere operanti quei principi e suscettibili di infinite variazioni di forma. Nel Regno di Napoli, a partire dal decennio francese e sul modello di quanto già promosso da Napoleone nel resto d'Italia, gli ingegneri di Ponti e Strade dànno avvio alla sperimentazione delle nuove tipologie dell'edilizia pubblica, previste nel vasto programma politico murattiano. Alla logica del recupero di antiche tipologie strutturali e commerciali - i porti con i moli a trafori, i fari, gli empori con le cisterne e i depositi - Giuliano de Fazio ed altri ingegneri napoletani affiancano la moderna sperimentazione nel campo dell'igiene e della sicurezza pubblica, con l'introduzione del sistema panottico nei progetti di carceri e lazzaretti, e la creazione di campisanti sulla base delle nuove norme napoleoniche. Dopo la restaurazione borbonica, alla strenua ricerca del «miglior sistema di costruzione» delle nuove tipologie non farà riscontro un adeguato appoggio politico. Nell'ambito della capitale, Stefano Gasse è il protagonista delle principali iniziative nel campo delle opere pubbliche, in cui egli mette a frutto la propria esperienza formativa parigina, e soprattutto la lezione di Boullèe e di Ledoux: dai mercati di commestibili progettati in epoca murattiana sulla scorta del piano del Ruffo, egli passa alla realizzazione delle numerose opere della Restaurazione, tra le quali la nuova Dogana e il «muro finanziere» con le sue barriere: quest'ultimo viene a rappresentare la nuova dimensione urbana, che tiene conto del tessuto dilatato dai francesi verso il suburbio e determina l'area d'intervento che Ferdinando II adotterà a partire dal 1839.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.