Il valore che tenebre e ombre assumono nell'universo pirandelliano è fondamentale per vedere gli orli della vita: sempre, in un buio assoluto, compare isolata una luce verde, quasi avesse bisogno fatalmente dell’oscurità per manifestarsi, come di una matrice naturale. Essa rientra a pieno titolo nelle manifestazioni pirandelliane di una luce intensiva, impastata di buio, un lumen opacatum che Deleuze vede coincidere nella luce espressionistica, prodotta da una «lotta intensa» tra bagliori e tenebre. Lumen opacatum è una definizione che Deleuze mutua da Goethe per definire questo bagliore che non cancella ma abita le ombre, nutrendosi di esse. Analizzando le teorie dei colori, in particolare quella di Goethe, autore studiato e tradotto da Pirandello, la scelta del verde sembra, infatti, sintomatica di un universo fondato sulla commistione, e sull’inversione, tra visibile e invisibile. Il verde, più precisamente, è il colore della lucciola poggiata sulla terra, figura della caducità: nel cielo, infatti, essa è gialla, luminosità pura dell’oltre, perfetta prima di incrociare il blu scuro della notte. Sono esattamente i due poli della teoria della Teoria dei colori di Goethe: da un lato «il giallo [...] il colore più prossimo alla luce», dall’altro l’azzurro [...] che conduce sempre con sé qualcosa di scuro». La loro combinazione dà il verde che, nella perfetta mescolanza di luce e ombra, diventa il colore più naturale dei luoghi di confine. Lo sprazzo verde che punteggia la notte pirandelliana è, dunque, un resto prezioso, il residuo di un chiarore primordiale: come se la luce proveniente dalla vita-flusso, dopo aver incontrato la barriera delle costruzioni umane, si fosse ritirata in una regione inaccessibile, sprofondando in un abisso, ma lasciando una traccia di piccole lucciole dietro di sé, in mezzo alla rigidità delle forme. Delle chiazze luminose, niente di più che sprazzi, e tuttavia epifaniche, capaci di penetrare con il loro breve alone verde il buio del nulla.
Quando gli orli si distaccano: Pirandello e la “luce verde di apparizione” / Acocella, Silvia. - STAMPA. - (2008), pp. 562-573.
Quando gli orli si distaccano: Pirandello e la “luce verde di apparizione”
ACOCELLA, SILVIA
2008
Abstract
Il valore che tenebre e ombre assumono nell'universo pirandelliano è fondamentale per vedere gli orli della vita: sempre, in un buio assoluto, compare isolata una luce verde, quasi avesse bisogno fatalmente dell’oscurità per manifestarsi, come di una matrice naturale. Essa rientra a pieno titolo nelle manifestazioni pirandelliane di una luce intensiva, impastata di buio, un lumen opacatum che Deleuze vede coincidere nella luce espressionistica, prodotta da una «lotta intensa» tra bagliori e tenebre. Lumen opacatum è una definizione che Deleuze mutua da Goethe per definire questo bagliore che non cancella ma abita le ombre, nutrendosi di esse. Analizzando le teorie dei colori, in particolare quella di Goethe, autore studiato e tradotto da Pirandello, la scelta del verde sembra, infatti, sintomatica di un universo fondato sulla commistione, e sull’inversione, tra visibile e invisibile. Il verde, più precisamente, è il colore della lucciola poggiata sulla terra, figura della caducità: nel cielo, infatti, essa è gialla, luminosità pura dell’oltre, perfetta prima di incrociare il blu scuro della notte. Sono esattamente i due poli della teoria della Teoria dei colori di Goethe: da un lato «il giallo [...] il colore più prossimo alla luce», dall’altro l’azzurro [...] che conduce sempre con sé qualcosa di scuro». La loro combinazione dà il verde che, nella perfetta mescolanza di luce e ombra, diventa il colore più naturale dei luoghi di confine. Lo sprazzo verde che punteggia la notte pirandelliana è, dunque, un resto prezioso, il residuo di un chiarore primordiale: come se la luce proveniente dalla vita-flusso, dopo aver incontrato la barriera delle costruzioni umane, si fosse ritirata in una regione inaccessibile, sprofondando in un abisso, ma lasciando una traccia di piccole lucciole dietro di sé, in mezzo alla rigidità delle forme. Delle chiazze luminose, niente di più che sprazzi, e tuttavia epifaniche, capaci di penetrare con il loro breve alone verde il buio del nulla.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.