Le cavità sierose dell'organismo (pleurica, peritoneale, cardiaca) possono andare incontro ad accumulo di fluidi per cause dismetaboliche, emodinamiche infiammatorie e neoplastiche; queste ultime primitive o secondarie. Campioni citologici di versamenti sono frequentemente esaminati nei laboratori di Citopatologia soprattutto in caso di versamenti neoplastici o sospetti tali. La commistione dei diversi costituenti cellulari, la loro variabilità morfologica e la differente rappresentatività quantitativa degli stessi anche in ragione dei peculiari ambienti di sviluppo rappresentano problematiche classiche della diagnostica citopatologica. La citofluorimetria è una tecnica diagnostica e di ricerca utilizzabile su cellule vitali in sospensione fluida e pertanto potenzialmente efficace nello studio dei versamenti. Applicazioni generali classiche della citofluorimetria sono la determinazione della DNA-ploidia e la fenotipizzazione dei differenti costituenti cellulari; quest'ultima rappresenta oggi l'applicazione più utilizzata per finalità diagnostiche. La fenotipizzazione citofluorimetrica delle popolazioni cellulari presenti nei versamenti è realizzabile in corso di patologie onco-ematologiche e non ematologiche. Le neoplasie onco-ematologiche, principalmente rappresentate da linfomi non-Hodgkin, possono interessare le sierose sotto forma di processi linfoproliferativi primitivi (più rari) o più frequentemente secondari e rappresentano il 15% circa dei versamenti neoplastici. La tipizzazione citofluorimetrica può contribuire alla diagnosi citologica dei versamenti mediante una corretta fenotipizzazione delle popolazioni linfocitarie e della loro quantificazione numerica. In particolare la valutazione del rapporto delle catene leggere kappa/lambda può essere decisivo nella determinazione della clonalità e la diversa espressione e co-espressione di antigeni specifici può contribuire sia alla definizione di malignità che all'identificazione del tipo specifico di linfoma [1,3]. Per quanto concerne le neoplasie non-ematologiche, studi recenti sono stati condotti per valutare le potenzialità della metodica nella fenotipizzazione di cellule epiteliali e mesoteliali per finalità diagnostiche con risultati incoraggianti soprattutto nello studio di aspetti fenotipici specifici di grandi popolazioni cellulari, in particolare gli antigenici relativi alla proliferazione ed i inibizione dell'apoptosi [2]. Meno efficace sembra essere il contributo all'identificazione ed allo studio di piccoli cloni cellulari in contesti reattivi, infiammatori o con prevalenza di cellule mesoteliali [4].
Citologia e citofluorimetria dei versamenti / Zeppa, Pio. - (2007). (Intervento presentato al convegno 3° Simposio Nazionale di Citopatologia tenutosi a Falerna (CZ) nel 29 novembre - 1° dicembre 2007).
Citologia e citofluorimetria dei versamenti
ZEPPA, PIO
2007
Abstract
Le cavità sierose dell'organismo (pleurica, peritoneale, cardiaca) possono andare incontro ad accumulo di fluidi per cause dismetaboliche, emodinamiche infiammatorie e neoplastiche; queste ultime primitive o secondarie. Campioni citologici di versamenti sono frequentemente esaminati nei laboratori di Citopatologia soprattutto in caso di versamenti neoplastici o sospetti tali. La commistione dei diversi costituenti cellulari, la loro variabilità morfologica e la differente rappresentatività quantitativa degli stessi anche in ragione dei peculiari ambienti di sviluppo rappresentano problematiche classiche della diagnostica citopatologica. La citofluorimetria è una tecnica diagnostica e di ricerca utilizzabile su cellule vitali in sospensione fluida e pertanto potenzialmente efficace nello studio dei versamenti. Applicazioni generali classiche della citofluorimetria sono la determinazione della DNA-ploidia e la fenotipizzazione dei differenti costituenti cellulari; quest'ultima rappresenta oggi l'applicazione più utilizzata per finalità diagnostiche. La fenotipizzazione citofluorimetrica delle popolazioni cellulari presenti nei versamenti è realizzabile in corso di patologie onco-ematologiche e non ematologiche. Le neoplasie onco-ematologiche, principalmente rappresentate da linfomi non-Hodgkin, possono interessare le sierose sotto forma di processi linfoproliferativi primitivi (più rari) o più frequentemente secondari e rappresentano il 15% circa dei versamenti neoplastici. La tipizzazione citofluorimetrica può contribuire alla diagnosi citologica dei versamenti mediante una corretta fenotipizzazione delle popolazioni linfocitarie e della loro quantificazione numerica. In particolare la valutazione del rapporto delle catene leggere kappa/lambda può essere decisivo nella determinazione della clonalità e la diversa espressione e co-espressione di antigeni specifici può contribuire sia alla definizione di malignità che all'identificazione del tipo specifico di linfoma [1,3]. Per quanto concerne le neoplasie non-ematologiche, studi recenti sono stati condotti per valutare le potenzialità della metodica nella fenotipizzazione di cellule epiteliali e mesoteliali per finalità diagnostiche con risultati incoraggianti soprattutto nello studio di aspetti fenotipici specifici di grandi popolazioni cellulari, in particolare gli antigenici relativi alla proliferazione ed i inibizione dell'apoptosi [2]. Meno efficace sembra essere il contributo all'identificazione ed allo studio di piccoli cloni cellulari in contesti reattivi, infiammatori o con prevalenza di cellule mesoteliali [4].I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.