Camillo Guerra, ingegnere e docente presso la Scuola di Ingegneria di Napoli, è tra i protagonisti della cultura tecnica della città nella prima metà del Novecento, pur se la sua incerta e poco originale cifra stilistica, fra eclettismo storicistico e modernismo, non ne ha fatto apprezzare le capacità progettuali. Modesti sono apparsi, in particolare, gli esiti delle opere giovanili – come il Palazzo dell’Arte (1923), il Palazzo dei Telefoni al rione Amedeo (1920-24), il Palazzo di Città di Salerno (1928-29) – e del più tardo Palazzo dei Telefoni di Napoli (1945-46), opere nelle quali gli elementi del repertorio classico, barocco in particolare, sono presenti con un’eccessiva ridondanza. Maggiormente interessanti sono stati giudicati i progetti elaborati nel corso degli anni ’30, più vicini ad una sensibilità moderna, come la nuova Stazione Marittima (1933) e la sistemazione del Monte Echia a Napoli (1932-33), esplicitamente ispirati alle architetture di Erich Mendelsohn, la casa del Mutilato in via Diaz (1938-40) e la sede dell’Istituto Nazionale dei Motori a Fuorigrotta (1939). In questi ultimi edifici, unanimemente riconosciuti come gli esiti più convincenti ed originali della sua produzione, è evidente il tentativo di superare gli stilemi dell’architettura classica, trasfigurandoli con un linguaggio asciutto ed astratto, in una composizione tutta giocata sugli effetti generati dall’alternanza di vuoti e pieni, sulla contrapposizione di volumi di differente peso percettivo, sull’accostamento di materiali lapidei di differente consistenza. Gli anni ’30 rappresentano, peraltro, la stagione più feconda dell’attività di Camillo Guerra, nella quale egli non ha solo maturato con maggiore convinzione una propria identità professionale, ma ha anche contributo in misura significativa al rinnovamento dell’architettura e della città, in una fase di grande fervore urbanistico grazie all’impulso impresso dall’Alto Commissariato per la Città e la Provincia di Napoli. Il Commissariato, istituito nel 1925 ed attivo sino al 1936, affiancò le amministrazioni locali proponendosi come l’organo di gestione diretta del regime fascista, con ampi poteri operativi e discrezionali nel settore delle opere pubbliche. Dando attuazione alle indicazioni del Regime, ben espresse nel noto discorso di Mussolini al Campidoglio del 31 dicembre 1925, si fece promotore di un ambizioso programma di sviluppo della città agendo su due settori: le abitazioni e le comunicazioni. Nel primo caso si diede impulso alla costruzione di nuovi quartieri nell’immediata periferia ed al completamento delle lottizzazioni iniziate nel secolo precedente e non ancora completate. In questo ambito rientrano il piano di bonifica del Rione Carità, l’ultimazione del quartiere Vomero, all’interno del triangolo piazza Vanvitelli - piazza Medaglie d’Oro - stadio Collana, le lottizzazioni del nuovo rione Sannazzaro - Posillipo, il completamento del rione S. Pasquale a Chiaia, la costruzione del nuovo quartiere di Fuorigrotta. Il potenziamento della rete di trasporto urbano si attuò con la costruzione di nuove linee su ferro (la Funicolare Centrale, 1928, e la Funicolare di Mergellina, 1931, la linea Direttissima e la Metropolitana, 1925-27), l’apertura di due nuovi trafori stradali (la Galleria Laziale, 1925, e la Galleria della Vittoria, 1926-28) e l’inaugurazione dell’Autostrada Napoli-Pompei (1927-28), la prima arteria a scorrimento veloce realizzata in Italia. Camillo Guerra partecipò attivamente a questa fortunata stagione, assumendo più ruoli di responsabilità: come ingegnere-architetto, progettò e realizzò alcuni tra i più importanti edifici pubblici e partecipò con riconoscimenti ai concorsi d’idee banditi dal Regime, come urbanista avanzò diverse ipotesi di riassetto della rete di trasporto e collaborò alla stesura del nuovo Piano Regolatore, come docente della facoltà di Ingegneria, fu per molti anni titolare dei corsi di Architettura Tecnica e di Composizione Architettonica, come autore, infine, pubblicò numerosi scritti, tra i quali gli “Opuscoli di Architettura Tecnica” (1910-1933) ed i “Quaderni di Architettura e di Urbanistica Napoletana” (1932-35 e 1944) , gli unici periodici tecnici stampati a Napoli negli anni precedenti l’ultimo conflitto mondiale. Grazie a queste pubblicazioni Guerra riuscì a dare visibilità alla propria ricerca progettuale, sollecitando il confronto su alcuni fra i temi di più stretta attualità.
Camillo Guerra e i “Quaderni di Architettura e di Urbanistica”: didattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta / Viola, Francesco. - STAMPA. - II:(2008), pp. 921-930.
Camillo Guerra e i “Quaderni di Architettura e di Urbanistica”: didattica e costruzione nella Napoli degli anni Trenta
VIOLA, FRANCESCO
2008
Abstract
Camillo Guerra, ingegnere e docente presso la Scuola di Ingegneria di Napoli, è tra i protagonisti della cultura tecnica della città nella prima metà del Novecento, pur se la sua incerta e poco originale cifra stilistica, fra eclettismo storicistico e modernismo, non ne ha fatto apprezzare le capacità progettuali. Modesti sono apparsi, in particolare, gli esiti delle opere giovanili – come il Palazzo dell’Arte (1923), il Palazzo dei Telefoni al rione Amedeo (1920-24), il Palazzo di Città di Salerno (1928-29) – e del più tardo Palazzo dei Telefoni di Napoli (1945-46), opere nelle quali gli elementi del repertorio classico, barocco in particolare, sono presenti con un’eccessiva ridondanza. Maggiormente interessanti sono stati giudicati i progetti elaborati nel corso degli anni ’30, più vicini ad una sensibilità moderna, come la nuova Stazione Marittima (1933) e la sistemazione del Monte Echia a Napoli (1932-33), esplicitamente ispirati alle architetture di Erich Mendelsohn, la casa del Mutilato in via Diaz (1938-40) e la sede dell’Istituto Nazionale dei Motori a Fuorigrotta (1939). In questi ultimi edifici, unanimemente riconosciuti come gli esiti più convincenti ed originali della sua produzione, è evidente il tentativo di superare gli stilemi dell’architettura classica, trasfigurandoli con un linguaggio asciutto ed astratto, in una composizione tutta giocata sugli effetti generati dall’alternanza di vuoti e pieni, sulla contrapposizione di volumi di differente peso percettivo, sull’accostamento di materiali lapidei di differente consistenza. Gli anni ’30 rappresentano, peraltro, la stagione più feconda dell’attività di Camillo Guerra, nella quale egli non ha solo maturato con maggiore convinzione una propria identità professionale, ma ha anche contributo in misura significativa al rinnovamento dell’architettura e della città, in una fase di grande fervore urbanistico grazie all’impulso impresso dall’Alto Commissariato per la Città e la Provincia di Napoli. Il Commissariato, istituito nel 1925 ed attivo sino al 1936, affiancò le amministrazioni locali proponendosi come l’organo di gestione diretta del regime fascista, con ampi poteri operativi e discrezionali nel settore delle opere pubbliche. Dando attuazione alle indicazioni del Regime, ben espresse nel noto discorso di Mussolini al Campidoglio del 31 dicembre 1925, si fece promotore di un ambizioso programma di sviluppo della città agendo su due settori: le abitazioni e le comunicazioni. Nel primo caso si diede impulso alla costruzione di nuovi quartieri nell’immediata periferia ed al completamento delle lottizzazioni iniziate nel secolo precedente e non ancora completate. In questo ambito rientrano il piano di bonifica del Rione Carità, l’ultimazione del quartiere Vomero, all’interno del triangolo piazza Vanvitelli - piazza Medaglie d’Oro - stadio Collana, le lottizzazioni del nuovo rione Sannazzaro - Posillipo, il completamento del rione S. Pasquale a Chiaia, la costruzione del nuovo quartiere di Fuorigrotta. Il potenziamento della rete di trasporto urbano si attuò con la costruzione di nuove linee su ferro (la Funicolare Centrale, 1928, e la Funicolare di Mergellina, 1931, la linea Direttissima e la Metropolitana, 1925-27), l’apertura di due nuovi trafori stradali (la Galleria Laziale, 1925, e la Galleria della Vittoria, 1926-28) e l’inaugurazione dell’Autostrada Napoli-Pompei (1927-28), la prima arteria a scorrimento veloce realizzata in Italia. Camillo Guerra partecipò attivamente a questa fortunata stagione, assumendo più ruoli di responsabilità: come ingegnere-architetto, progettò e realizzò alcuni tra i più importanti edifici pubblici e partecipò con riconoscimenti ai concorsi d’idee banditi dal Regime, come urbanista avanzò diverse ipotesi di riassetto della rete di trasporto e collaborò alla stesura del nuovo Piano Regolatore, come docente della facoltà di Ingegneria, fu per molti anni titolare dei corsi di Architettura Tecnica e di Composizione Architettonica, come autore, infine, pubblicò numerosi scritti, tra i quali gli “Opuscoli di Architettura Tecnica” (1910-1933) ed i “Quaderni di Architettura e di Urbanistica Napoletana” (1932-35 e 1944) , gli unici periodici tecnici stampati a Napoli negli anni precedenti l’ultimo conflitto mondiale. Grazie a queste pubblicazioni Guerra riuscì a dare visibilità alla propria ricerca progettuale, sollecitando il confronto su alcuni fra i temi di più stretta attualità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.