Nel presente studio mi sono proposto di ricostruire le peculiari letture della "Rechtsphilosophie" avanzate da tre esponenti di spicco della scuola hegeliana (Eduard Gans, Arnold Ruge e Karl Marx), i quali sono stati in grado di muovere delle critiche originali e feconde al contenuto politico-istituzionale e, più specificamente, alla struttura logico-sistematica della "Rechtsphilosophie" hegeliana. Nel "Capitolo primo" ho ricostruito le risposte e le precisazioni che Hegel stesso fornì ai suoi primi critici, soprattutto riguardo alla famosa e famigerata tesi dell’identità di reale e razionale e allo statuto logico-ontologico della verace realtà (§§ 1.1.-1.2.). Da una lettura sinergica del testo a stampa dei "Lineamenti" con il testo acroamatico delle lezioni è emerso uno Hegel indubbiamente ed essenzialmente diverso, un insospettato e insospettabile Hegel segreto (§ 1.3.). Nel "Capitolo secondo" mi sono soffermato sulla lettura in chiave liberale e progressista della "Rechtsphilosophie" fornita da Eduard Gans (§§ 2.1.-2.2.) e sulla prima vera critica “da sinistra” alla "Filosofia del diritto", rappresentata dal saggio di Arnold Ruge, "Die Hegelsche Rechtsphilosophie und die Politik unsrer Zeit" (1842). Nel "Capitolo terzo" ho offerto un ampio “attraversamento” del commento critico che nella primavera-estate del 1843 il giovane Marx dedicò ai §§ 261-313 dei "Lineamenti di filosofia del diritto" di Hegel. Dopo aver adeguatamente “contestualizzato” la genesi della "Kritik des Hegelschen Staatsrechts" nello sviluppo filosofico-politico del giovane Marx (§ 3.1.), particolare attenzione è stata dedicata nel corso dell’esposizione alla critica marxiana della logica aprioristico-surrettizia che sottosta alla deduzione hegeliana del monarca ereditario (§ 3.2.), alla concezione marxiana della «vera democrazia» come «enigma risolto di tutte le costituzioni» (§ 3.3.), alla dialettica di burocrazia e corporazioni (§ 3.4.), alla critica dell’antinomicità della costruzione hegeliana del potere legislativo (§ 3.5.), alla critica dell’elemento politico-di-ordine quale istanza di mediazione tra Stato e società civile (§§ 3.6.-3.7.), nonché alle critiche che Marx rivolge al maggiorascato (§ 3.8.) e alla delega politica (§ 3.9.). Nel capitolo conclusivo (A guisa di conclusione) ho riassunto, in una sorta di “bilancio aperto”, alcuni dei risultati raggiunti nel presente lavoro, il quale, come qualsivoglia «storia delle interpretazioni di Hegel», finisce anch’esso «inevitabilmente col diventare» un «capitolo della storia politica e culturale della borghesia tedesca» (D. Losurdo).
Ragione e rivoluzione. La recezione e critica della "Rechtsphilosophie" hegeliana in Eduard Gans, Arnold Ruge e Karl Marx / DI MARCO, GIUSEPPE ANTONIO. - (2010).
Ragione e rivoluzione. La recezione e critica della "Rechtsphilosophie" hegeliana in Eduard Gans, Arnold Ruge e Karl Marx
DI MARCO, GIUSEPPE ANTONIO
2010
Abstract
Nel presente studio mi sono proposto di ricostruire le peculiari letture della "Rechtsphilosophie" avanzate da tre esponenti di spicco della scuola hegeliana (Eduard Gans, Arnold Ruge e Karl Marx), i quali sono stati in grado di muovere delle critiche originali e feconde al contenuto politico-istituzionale e, più specificamente, alla struttura logico-sistematica della "Rechtsphilosophie" hegeliana. Nel "Capitolo primo" ho ricostruito le risposte e le precisazioni che Hegel stesso fornì ai suoi primi critici, soprattutto riguardo alla famosa e famigerata tesi dell’identità di reale e razionale e allo statuto logico-ontologico della verace realtà (§§ 1.1.-1.2.). Da una lettura sinergica del testo a stampa dei "Lineamenti" con il testo acroamatico delle lezioni è emerso uno Hegel indubbiamente ed essenzialmente diverso, un insospettato e insospettabile Hegel segreto (§ 1.3.). Nel "Capitolo secondo" mi sono soffermato sulla lettura in chiave liberale e progressista della "Rechtsphilosophie" fornita da Eduard Gans (§§ 2.1.-2.2.) e sulla prima vera critica “da sinistra” alla "Filosofia del diritto", rappresentata dal saggio di Arnold Ruge, "Die Hegelsche Rechtsphilosophie und die Politik unsrer Zeit" (1842). Nel "Capitolo terzo" ho offerto un ampio “attraversamento” del commento critico che nella primavera-estate del 1843 il giovane Marx dedicò ai §§ 261-313 dei "Lineamenti di filosofia del diritto" di Hegel. Dopo aver adeguatamente “contestualizzato” la genesi della "Kritik des Hegelschen Staatsrechts" nello sviluppo filosofico-politico del giovane Marx (§ 3.1.), particolare attenzione è stata dedicata nel corso dell’esposizione alla critica marxiana della logica aprioristico-surrettizia che sottosta alla deduzione hegeliana del monarca ereditario (§ 3.2.), alla concezione marxiana della «vera democrazia» come «enigma risolto di tutte le costituzioni» (§ 3.3.), alla dialettica di burocrazia e corporazioni (§ 3.4.), alla critica dell’antinomicità della costruzione hegeliana del potere legislativo (§ 3.5.), alla critica dell’elemento politico-di-ordine quale istanza di mediazione tra Stato e società civile (§§ 3.6.-3.7.), nonché alle critiche che Marx rivolge al maggiorascato (§ 3.8.) e alla delega politica (§ 3.9.). Nel capitolo conclusivo (A guisa di conclusione) ho riassunto, in una sorta di “bilancio aperto”, alcuni dei risultati raggiunti nel presente lavoro, il quale, come qualsivoglia «storia delle interpretazioni di Hegel», finisce anch’esso «inevitabilmente col diventare» un «capitolo della storia politica e culturale della borghesia tedesca» (D. Losurdo).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.