Il saggio si interroga, a partire da un breve ma denso articolo dedicato a Proust, a mettere a fuoco i punti di contatto e di distanza che vengono fuori nella lettura in due tempi dell'opera proustiana da parte di Bataille. Dopo aver riconosciuto in Proust il "volto spirituale" di un atteggiamento "non cristiano", Bataille si addentra, con intensità nei punti canonici dell'opera proustiana sul tempo, per evidenziare, da un lato, l'attenta e ineguagliabile intelligenza di Proust nell'individuazione della centralità dell'esperienza temporale nell'esistenza umana e dall'altro come il tentativo proustiano finisca, nonostante l'acutezza riflessiva, in una non accettazione del carattere radicalmente dispersivo del tempo, del suo essere, nell'esistenza umana, il segno dell'indelebile perdita e consumazione, rispetto a cui nessuna possibilità di 'salvezza' o di 'felicità' è possibile, se, nell'ottica di Bataille, si disconosce il carattere essenzialmente di perdita e di dissipazione che il tempo è. Da questo riconoscimento viene invece per Bbataille l'unica possibile fonte di felicità. Non si tratta allora di ritrovare il tempo perduto, ma di perdersi, infinitamente ovvero mortalmente, insieme al tempo che ci perde e si perde.
Il tempo della felicità, ovvero la durata della perdita. Bataille lettore di Proust / Papparo, FELICE CIRO. - STAMPA. - 1:(2009), pp. 45-67.
Il tempo della felicità, ovvero la durata della perdita. Bataille lettore di Proust.
PAPPARO, FELICE CIRO
2009
Abstract
Il saggio si interroga, a partire da un breve ma denso articolo dedicato a Proust, a mettere a fuoco i punti di contatto e di distanza che vengono fuori nella lettura in due tempi dell'opera proustiana da parte di Bataille. Dopo aver riconosciuto in Proust il "volto spirituale" di un atteggiamento "non cristiano", Bataille si addentra, con intensità nei punti canonici dell'opera proustiana sul tempo, per evidenziare, da un lato, l'attenta e ineguagliabile intelligenza di Proust nell'individuazione della centralità dell'esperienza temporale nell'esistenza umana e dall'altro come il tentativo proustiano finisca, nonostante l'acutezza riflessiva, in una non accettazione del carattere radicalmente dispersivo del tempo, del suo essere, nell'esistenza umana, il segno dell'indelebile perdita e consumazione, rispetto a cui nessuna possibilità di 'salvezza' o di 'felicità' è possibile, se, nell'ottica di Bataille, si disconosce il carattere essenzialmente di perdita e di dissipazione che il tempo è. Da questo riconoscimento viene invece per Bbataille l'unica possibile fonte di felicità. Non si tratta allora di ritrovare il tempo perduto, ma di perdersi, infinitamente ovvero mortalmente, insieme al tempo che ci perde e si perde.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.