Le idee innate come disposizioni della mente in Cartesio In questa monografia ho studiato la teoria cartesiana delle idee innate che rivela un interessante approfondimento, proprio del pensiero di Cartesio, su questo tema, successivo alle Meditazioni sulla filosofia prima e ai Principi della filosofia, che, anche mediante alcune stimolanti obiezioni rivolte da Regius e da Hobbes al filosofo francese, riesce a raggiungere una concezione che già,secondo la nostra interpretazione, prepara la teoria kantiana dell’a priori fondante che , concepito come una struttura priva di un contenuto interno che dà ordine ad un molteplice ad essa esterno, inizia in Kant con la Dissertazione del ’70 sulla Forma e i principi del mondo sensibile e del mondo intelligibile. L’agire,in tal modo, delle cause prime e di quelle accidentali o remote porta, come credo di aver mostrato, anche per il tramite dell’interpretazione di alcuni significativi esempi su questo argomento dati dal filosofo francese nelle Note contro un certo manifesto, nelle Passioni dell’anima e in alcune lettere inviate da Cartesio a Mesland e a Mersenne, a uno sviluppo del nesso che lega la causa prima alla causa occasionale che può essere inteso secondo tre diverse concezioni da noi individuate. In base alla prima, l’idea appare come una disposizione della mente in relazione alla causa prima e alla causa remota e occasionale, in base alla seconda, come un solco della mente, posto da Dio nell’uomo, da riempire con una materia esterna che dà sempre lo stesso risultato, in base alla terza come una forma o struttura che è in grado di mettere in ordine ciò che è esterno, forma che, peraltro, non porta sempre allo stesso risultato, diversamente da quanto avviene per le idee considerate come disposizioni della mente e come solchi da riempire. La forma formante, da tale aspetto, sebbene sia posta da Dio entro il pensiero dell’uomo, finisce con l’ accentuare il ruolo svolto dal soggetto finito che non si limita ad esplicitare, in modo più o meno compiuto, un’ idea innata, dotata di un contenuto immutabile che non consente aggiunte o sostituzioni di note in essa non incluse, perché è in condizione di raggiungere risultati diversi a partire da una stessa struttura che dà un senso e un ordine a un molteplice che diventa, in tal modo, materia su cui essa opera. L’ indagine si conclude con l’individuazione dei contributi portati da Cartesio, mediante la distinzione tra Dio, idea di Dio e rappresentazione dell’idea di Dio da parte dell’uomo e la differenza tra intelligere e comprehendere e il rilievo dato all’idea innata concepita come marchio dell’artigiano decretato e posto da Dio ,quale cifra dell’Essere, entro l’uomo, , alla teoria filosofica dell’interpretazione.
Le idee innate come disposizioni della mente in Cartesio / Giannetto, Giuseppe. - STAMPA. - (2010).
Le idee innate come disposizioni della mente in Cartesio
GIANNETTO, GIUSEPPE
2010
Abstract
Le idee innate come disposizioni della mente in Cartesio In questa monografia ho studiato la teoria cartesiana delle idee innate che rivela un interessante approfondimento, proprio del pensiero di Cartesio, su questo tema, successivo alle Meditazioni sulla filosofia prima e ai Principi della filosofia, che, anche mediante alcune stimolanti obiezioni rivolte da Regius e da Hobbes al filosofo francese, riesce a raggiungere una concezione che già,secondo la nostra interpretazione, prepara la teoria kantiana dell’a priori fondante che , concepito come una struttura priva di un contenuto interno che dà ordine ad un molteplice ad essa esterno, inizia in Kant con la Dissertazione del ’70 sulla Forma e i principi del mondo sensibile e del mondo intelligibile. L’agire,in tal modo, delle cause prime e di quelle accidentali o remote porta, come credo di aver mostrato, anche per il tramite dell’interpretazione di alcuni significativi esempi su questo argomento dati dal filosofo francese nelle Note contro un certo manifesto, nelle Passioni dell’anima e in alcune lettere inviate da Cartesio a Mesland e a Mersenne, a uno sviluppo del nesso che lega la causa prima alla causa occasionale che può essere inteso secondo tre diverse concezioni da noi individuate. In base alla prima, l’idea appare come una disposizione della mente in relazione alla causa prima e alla causa remota e occasionale, in base alla seconda, come un solco della mente, posto da Dio nell’uomo, da riempire con una materia esterna che dà sempre lo stesso risultato, in base alla terza come una forma o struttura che è in grado di mettere in ordine ciò che è esterno, forma che, peraltro, non porta sempre allo stesso risultato, diversamente da quanto avviene per le idee considerate come disposizioni della mente e come solchi da riempire. La forma formante, da tale aspetto, sebbene sia posta da Dio entro il pensiero dell’uomo, finisce con l’ accentuare il ruolo svolto dal soggetto finito che non si limita ad esplicitare, in modo più o meno compiuto, un’ idea innata, dotata di un contenuto immutabile che non consente aggiunte o sostituzioni di note in essa non incluse, perché è in condizione di raggiungere risultati diversi a partire da una stessa struttura che dà un senso e un ordine a un molteplice che diventa, in tal modo, materia su cui essa opera. L’ indagine si conclude con l’individuazione dei contributi portati da Cartesio, mediante la distinzione tra Dio, idea di Dio e rappresentazione dell’idea di Dio da parte dell’uomo e la differenza tra intelligere e comprehendere e il rilievo dato all’idea innata concepita come marchio dell’artigiano decretato e posto da Dio ,quale cifra dell’Essere, entro l’uomo, , alla teoria filosofica dell’interpretazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.