Come è noto, le interiezioni costituiscono una categoria lessicale singolare, l’unica che si comporti olofrasticamente: anche da sole, infatti, le interiezioni possono trasmettere un messaggio significativo che esprime una frase intera la quale presenta inoltre una spiccata prevalenza della funzione linguistica emotiva. Tra le interiezioni di tipo espositivo, alcune informano sulle conoscenze del parlante (ah, già, macché, ehm, chissà…); altre danno informazioni sullo stato degli ‘scopi’ del parlante, raggiunti o falliti: possono cioè segnalare un traguardo realizzato (uée, ha!, tiè, ecco, hurrà…) o gli scopi compromessi del parlante, indicandone lo stato di disagio fisico o psichico (ahi, ahimé …) (POGGI 1981, 1995: 403-425). La collocazione di questa tipologia di interiezioni all’interno del dialogo è varia. Si ritrovano in forme di apertura (con funzione quindi tanto emotiva quanto, soprattutto, fàtica), ma anche internamente al dialogo, sia come ‘pausa emotiva’ all’interno della trasmissione di contenuti referenziali, sia come preludio a un contenuto emotivo espresso internamente al dialogo. Esse, infine, possono utilizzare anche suoni non presenti nel repertorio fonologico della lingua. È opinione comune che la ricorrenza di queste forme nel discorso ordinario palesi in modo inequivocabile lo stato emozionale alterato del soggetto parlante: ciò nega innanzi tutto neutralità semantica alle interiezioni, così come aveva già notato Spitzer (1922) segnalando l’ininterscambiabilità di alcuni di questi lessemi. La presenza di interiezioni nel parlato è riconosciuta come maggiormente pregnante dal punto di vista semantico anche nei confronti dei testi letterari. Nei testi letterari e comunque nello scritto in genere, infatti, l’interiezione di per sé, anche se ripetuta, potrebbe non garantire la buona trasmissione dell’esperienza emozionale; anzi, a confronto con altri espedienti retorici e stilistici, quali le allitterazioni, le ripetizioni lessicali, gli omeoteleuti, la stessa scansione metrica, potrebbe essere percepita addirittura come povera dal punto di vista emozionale, meno adatta alla trasmissione di informazioni relative allo stato emotigeno (cfr. LOTMAN 1970: 236, n. 38; MORENILLA TALENS 1995). D’altra parte, l’ambiguità delle interiezioni (alcune di esse infatti possono esprimere sia sorpresa, sia dolore, sia altra, diversa, emozione), che nello scritto viene affidata al cotesto e alla rappresentazione in esso del contesto - i quali assumono pertanto un ruolo fondamentale per la corretta trasmissione del contenuto emotivo e, eventualmente, anche referenziale - viene risolta nel parlato anche per mezzo di strategie prosodiche, oltre che sintattiche e pragmatiche. In questo lavoro sono presentati i risultati di un’indagine qualitativa e quantitativa delle interiezioni in testi di parlato (‘normale’ e patologico) dialogico e radiotelevisivo (corpus CLIPS; schizocorpus ASL Napoli 1), allo scopo di metterne in evidenza la valenza comunicativa e valutandone le specificità più salienti rispetto alla occorrenza degli stessi fenomeni nello scritto.
Interiezioni e neutralità semantica / Dovetto, FRANCESCA MARIA. - (2009). (Intervento presentato al convegno La Comunicazione parlata III tenutosi a Università degli Studi di Napoli Federico II nel 23-25.2.2009).
Interiezioni e neutralità semantica
DOVETTO, FRANCESCA MARIA
2009
Abstract
Come è noto, le interiezioni costituiscono una categoria lessicale singolare, l’unica che si comporti olofrasticamente: anche da sole, infatti, le interiezioni possono trasmettere un messaggio significativo che esprime una frase intera la quale presenta inoltre una spiccata prevalenza della funzione linguistica emotiva. Tra le interiezioni di tipo espositivo, alcune informano sulle conoscenze del parlante (ah, già, macché, ehm, chissà…); altre danno informazioni sullo stato degli ‘scopi’ del parlante, raggiunti o falliti: possono cioè segnalare un traguardo realizzato (uée, ha!, tiè, ecco, hurrà…) o gli scopi compromessi del parlante, indicandone lo stato di disagio fisico o psichico (ahi, ahimé …) (POGGI 1981, 1995: 403-425). La collocazione di questa tipologia di interiezioni all’interno del dialogo è varia. Si ritrovano in forme di apertura (con funzione quindi tanto emotiva quanto, soprattutto, fàtica), ma anche internamente al dialogo, sia come ‘pausa emotiva’ all’interno della trasmissione di contenuti referenziali, sia come preludio a un contenuto emotivo espresso internamente al dialogo. Esse, infine, possono utilizzare anche suoni non presenti nel repertorio fonologico della lingua. È opinione comune che la ricorrenza di queste forme nel discorso ordinario palesi in modo inequivocabile lo stato emozionale alterato del soggetto parlante: ciò nega innanzi tutto neutralità semantica alle interiezioni, così come aveva già notato Spitzer (1922) segnalando l’ininterscambiabilità di alcuni di questi lessemi. La presenza di interiezioni nel parlato è riconosciuta come maggiormente pregnante dal punto di vista semantico anche nei confronti dei testi letterari. Nei testi letterari e comunque nello scritto in genere, infatti, l’interiezione di per sé, anche se ripetuta, potrebbe non garantire la buona trasmissione dell’esperienza emozionale; anzi, a confronto con altri espedienti retorici e stilistici, quali le allitterazioni, le ripetizioni lessicali, gli omeoteleuti, la stessa scansione metrica, potrebbe essere percepita addirittura come povera dal punto di vista emozionale, meno adatta alla trasmissione di informazioni relative allo stato emotigeno (cfr. LOTMAN 1970: 236, n. 38; MORENILLA TALENS 1995). D’altra parte, l’ambiguità delle interiezioni (alcune di esse infatti possono esprimere sia sorpresa, sia dolore, sia altra, diversa, emozione), che nello scritto viene affidata al cotesto e alla rappresentazione in esso del contesto - i quali assumono pertanto un ruolo fondamentale per la corretta trasmissione del contenuto emotivo e, eventualmente, anche referenziale - viene risolta nel parlato anche per mezzo di strategie prosodiche, oltre che sintattiche e pragmatiche. In questo lavoro sono presentati i risultati di un’indagine qualitativa e quantitativa delle interiezioni in testi di parlato (‘normale’ e patologico) dialogico e radiotelevisivo (corpus CLIPS; schizocorpus ASL Napoli 1), allo scopo di metterne in evidenza la valenza comunicativa e valutandone le specificità più salienti rispetto alla occorrenza degli stessi fenomeni nello scritto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.