Il saggio intende indagare, partendo dalle categorie sociologiche fondamentali e da un’analisi teorica della relazione tra “sistemi formativi” e sistemi sociali, la morfodinamica dei rapporti tra produzione e trasmissione del sapere (e del saper-fare) nello scenario globalizzato contemporaneo. È nel diritto alla formazione, nella capacità degli Stati di collocarlo e svilupparlo nei reali contesti di vita e di lavoro, una delle chiavi per coniugare competitività e libertà, professionalità e relazionalità, tecnica e humanitas. Ad esempio, nella società attuale, “incerta” e “rischiosa” per definizione, una reale e non retorica applicazione su larga scala del concetto di formazione permanente può essere un concreto baluardo alla deriva della precarizzazione, dell’esclusione e dell’isolamento, dell’omologazione. In un mondo la cui velocità di cambiamento e la rapidità dei ritmi di vita sono aumentati esponenzialmente in tempi estremamente ridotti, la capacità omeostatica di individui e organizzazioni dipende crucialmente, forse come mai in precedenza, dall’efficacia/efficienza dei meccanismi di istruzione e di formazione di cui le società riescono a dotarsi. Il problema che ha di fronte lo studioso sociale è – ha scritto Giuditta Alessandrini – quello di rileggere il rapporto economia-cultura, in un mondo nel quale le competenze – e i processi per generarle, adeguarle, trasmetterle – sono sempre più la risorsa chiave per lo sviluppo (non solo economico, ovviamente). Il saggio aspira ad essere un tentativo di muovere qualche passo proprio in questa direzione.
Il ruolo dei processi formativi nello scenario globale / Sibilio, Raffaele; U., Pagano. - STAMPA. - (2010), pp. 111-145.
Il ruolo dei processi formativi nello scenario globale
SIBILIO, RAFFAELE;
2010
Abstract
Il saggio intende indagare, partendo dalle categorie sociologiche fondamentali e da un’analisi teorica della relazione tra “sistemi formativi” e sistemi sociali, la morfodinamica dei rapporti tra produzione e trasmissione del sapere (e del saper-fare) nello scenario globalizzato contemporaneo. È nel diritto alla formazione, nella capacità degli Stati di collocarlo e svilupparlo nei reali contesti di vita e di lavoro, una delle chiavi per coniugare competitività e libertà, professionalità e relazionalità, tecnica e humanitas. Ad esempio, nella società attuale, “incerta” e “rischiosa” per definizione, una reale e non retorica applicazione su larga scala del concetto di formazione permanente può essere un concreto baluardo alla deriva della precarizzazione, dell’esclusione e dell’isolamento, dell’omologazione. In un mondo la cui velocità di cambiamento e la rapidità dei ritmi di vita sono aumentati esponenzialmente in tempi estremamente ridotti, la capacità omeostatica di individui e organizzazioni dipende crucialmente, forse come mai in precedenza, dall’efficacia/efficienza dei meccanismi di istruzione e di formazione di cui le società riescono a dotarsi. Il problema che ha di fronte lo studioso sociale è – ha scritto Giuditta Alessandrini – quello di rileggere il rapporto economia-cultura, in un mondo nel quale le competenze – e i processi per generarle, adeguarle, trasmetterle – sono sempre più la risorsa chiave per lo sviluppo (non solo economico, ovviamente). Il saggio aspira ad essere un tentativo di muovere qualche passo proprio in questa direzione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
06 Cap 6 111-150.pdf
non disponibili
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Accesso privato/ristretto
Dimensione
206.24 kB
Formato
Adobe PDF
|
206.24 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.