I continui mutamenti normativi dell'università e i ridimensionamenti delle risorse economiche costringono spesso i corsi di laurea a privilegiare aspetti formali di ‘adempimento del compito’, organizzativo e didattico, a discapito degli aspetti di qualità dell’offerta formativa (Broccolini, 2005). Docenti e studenti condividono una fase di disorientamento caratterizzata dalla difficoltà di adeguarsi velocemente al nuovo. Nei corsi di laurea in Psicologia, risorse preziose per migliorare i processi di elaborazione del cambiamento sono gli spazi di riflessività (Aleni Sestito, Parrello, 2007; Vezzani, 2007), ma anche di valutazione, fra loro connessi. Il tema della valutazione è da tempo oggetto di studi ed ha portato all'implementazione e istituzionalizzazione di vari strumenti. Il fine è di solito quello di valutare l’efficacia dell’offerta formativa in termini di successo accademico e di inserimento nel mondo del lavoro. Esiste tuttavia anche l’aspetto del benessere dello studente che sembra paradossalmente restare in ombra in questo tipo di processi valutativi (Di Nuovo, 2007). L’obiettivo di questo studio pilota è quello di esplorare le modalità attraverso le quali gli studenti di Psicologia valutano, durante i primi due anni, il percorso universitario compiuto, ipotizzando che essi focalizzino indicatori di qualità specifici, anche appresi durante il percorso, non presenti negli attuali questionari utilizzati dall’ateneo. E’ stato chiesto a 45 studenti di fine I anno e a 40 studenti di fine II anno (Scienze e Tecniche Psicologiche) di entrambi i sessi di raccontare -per iscritto e in modo anonimo- il percorso universitario compiuto e fare delle libere riflessioni. I testi sono stati sottoposti ad una analisi categoriale assistita da Atlas.ti (Muhr, 2000), utilizzando il Grounded Theory Method (Corbin & Strauss, 2008). I primi risultati mostrano la tendenza ad un ‘decentramento’, forse in linea con i processi di costruzione dell’identità professionale (Mancini, 2007), dal Sé al Contesto. Gli studenti della fine del I anno narrano di Sé, delle emozioni e degli stati d’animo (paura, entusiasmo, tristezza, nostalgia, smarrimento, sofferenza..) provati lasciando la scuola ed entrando nel nuovo mondo, che costringe all’autonomia e all’assunzione di responsabilità; individuano risorse personali utili durante il percorso (amici, partner); fanno un bilancio delle scelte compiute. Le valutazioni sulla Psicologia restano vaghe e complessive. Gli studenti della fine del II anno insistono sulle emozioni provate (simili a quelle espresse dal gruppo precedente), sul tema della scelta, di cui non sembrano essersi pentiti; ma mostrano anche raffinate capacità di valutare nel dettaglio le risorse contestuali, distinguendo nettamente fra livello istituzionale/organizzativo e livello didattico/relazionale. A tal proposito viene delineata chiaramente la figura del buon docente, che ha elevate competenze professionali, pedagogiche e soprattutto relazionali e motivazionali, che si contrappone al docente inutile, che “passa senza lasciare traccia” e al cattivo docente, che si caratterizza per una licealizzazione degli studenti, talvolta per una loro infantilizzazione o anche strumentalizzazione. E’ evidente negli studenti del II anno l’aspetto delusivo amplificato dalle attese riguardanti i docenti/psicologi, dai quali ci si aspetterebbero certe qualità ideali proprio in base alla loro presunta formazione.
Dal Sé al Contesto formativo: valutazione del percorso universitario da parte di studenti del I e II anno di un corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche / Priore, Alessandra; Parrello, Santa. - ELETTRONICO. - IV:(2011), pp. 299-301. (Intervento presentato al convegno IV Convegno della Didattica della Psicologia "INSEGNARE PSICOLOGIA, FORMARE GLI PSICOLOGI: CONTINUITA' O CONTRASTO?" tenutosi a Padova - Italy nel 25-26 febbraio 2011).
Dal Sé al Contesto formativo: valutazione del percorso universitario da parte di studenti del I e II anno di un corso di laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche
PRIORE, ALESSANDRA;PARRELLO, SANTA
2011
Abstract
I continui mutamenti normativi dell'università e i ridimensionamenti delle risorse economiche costringono spesso i corsi di laurea a privilegiare aspetti formali di ‘adempimento del compito’, organizzativo e didattico, a discapito degli aspetti di qualità dell’offerta formativa (Broccolini, 2005). Docenti e studenti condividono una fase di disorientamento caratterizzata dalla difficoltà di adeguarsi velocemente al nuovo. Nei corsi di laurea in Psicologia, risorse preziose per migliorare i processi di elaborazione del cambiamento sono gli spazi di riflessività (Aleni Sestito, Parrello, 2007; Vezzani, 2007), ma anche di valutazione, fra loro connessi. Il tema della valutazione è da tempo oggetto di studi ed ha portato all'implementazione e istituzionalizzazione di vari strumenti. Il fine è di solito quello di valutare l’efficacia dell’offerta formativa in termini di successo accademico e di inserimento nel mondo del lavoro. Esiste tuttavia anche l’aspetto del benessere dello studente che sembra paradossalmente restare in ombra in questo tipo di processi valutativi (Di Nuovo, 2007). L’obiettivo di questo studio pilota è quello di esplorare le modalità attraverso le quali gli studenti di Psicologia valutano, durante i primi due anni, il percorso universitario compiuto, ipotizzando che essi focalizzino indicatori di qualità specifici, anche appresi durante il percorso, non presenti negli attuali questionari utilizzati dall’ateneo. E’ stato chiesto a 45 studenti di fine I anno e a 40 studenti di fine II anno (Scienze e Tecniche Psicologiche) di entrambi i sessi di raccontare -per iscritto e in modo anonimo- il percorso universitario compiuto e fare delle libere riflessioni. I testi sono stati sottoposti ad una analisi categoriale assistita da Atlas.ti (Muhr, 2000), utilizzando il Grounded Theory Method (Corbin & Strauss, 2008). I primi risultati mostrano la tendenza ad un ‘decentramento’, forse in linea con i processi di costruzione dell’identità professionale (Mancini, 2007), dal Sé al Contesto. Gli studenti della fine del I anno narrano di Sé, delle emozioni e degli stati d’animo (paura, entusiasmo, tristezza, nostalgia, smarrimento, sofferenza..) provati lasciando la scuola ed entrando nel nuovo mondo, che costringe all’autonomia e all’assunzione di responsabilità; individuano risorse personali utili durante il percorso (amici, partner); fanno un bilancio delle scelte compiute. Le valutazioni sulla Psicologia restano vaghe e complessive. Gli studenti della fine del II anno insistono sulle emozioni provate (simili a quelle espresse dal gruppo precedente), sul tema della scelta, di cui non sembrano essersi pentiti; ma mostrano anche raffinate capacità di valutare nel dettaglio le risorse contestuali, distinguendo nettamente fra livello istituzionale/organizzativo e livello didattico/relazionale. A tal proposito viene delineata chiaramente la figura del buon docente, che ha elevate competenze professionali, pedagogiche e soprattutto relazionali e motivazionali, che si contrappone al docente inutile, che “passa senza lasciare traccia” e al cattivo docente, che si caratterizza per una licealizzazione degli studenti, talvolta per una loro infantilizzazione o anche strumentalizzazione. E’ evidente negli studenti del II anno l’aspetto delusivo amplificato dalle attese riguardanti i docenti/psicologi, dai quali ci si aspetterebbero certe qualità ideali proprio in base alla loro presunta formazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.