Questa riflessione vuole sondare la continuità, oppure l’obsolescenza, di una metodologia di approccio all’esposizione, museale o temporanea, nata e stratificata nei secoli passati, che ha raggiunto nel novecento un livello di maturazione imprescindibile e che oggi in parte appare messo in crisi dal continuamente mutevole scenario in cui si manifesta l’esporre, dimensione del progetto oggi particolarmente importante, quanto trascurata, nel novero degli studi di architettura. Mai come oggi, infatti, la dimensione della comunicazione è stata importante, anche in architetture non espressamente destinate a tale funzione, ed infatti atteggiamenti propri dell’exhibit design ricadono su ogni forma di espressione architettonica. Mai come oggi, inoltre, l’architettura del museo ha vissuto una tale vivacità di espressione ed un così diffuso interesse da parte dell’intera società civile. Tra continuità e obsolescenza, cosa realmente resta della tradizione museografica del ‘900, che a sua volta sussume e traghetta verso la contemporaneità le radici storiche di questa disciplina? La risposta potrebbe essere in una lezione di metodo: costruire il progetto attorno ad un ragionato e sensibile rapporto con l’opera, in cui lo spazio allestito è il fattore comunicante, che attiva dei significati proprio grazie alla presenza fisica e dinamica dell’uomo al suo interno. Questa relazione attiva rende l’allestimento uno strumento unico ed insostituibile atto alla costruzione di un’esperienza estetica e conoscitiva, indipendentemente dall’evoluzione velocissima e talvolta straniante dei moderni mezzi di comunicazione, che pure hanno un impatto più che significativo nella contemporaneità. La ricerca, dopo avere brevemente ripercorso gli elementi che hanno costruito la possibilità di definire una caratterizzazione della museografia quale arte e tecnica, tenta di sondarne la validità nel complesso scenario contemporaneo, individuando problematiche assolutamente nuove, così come costanti che possono riallacciarsi ad una tradizione sedimentata. Un fil rouge che sembra interessante seguire è dato dall’utilizzo degli strumenti dell’allestimento per costruire un’esperienza di conoscenza basandosi sulla sensorialità. Spazio, misura, distanza, colore, luce, materia sono gli strumenti dell’architettura, sono altresì gli strumenti adoperati dalla Museografia, grazie ai quali le realizzazioni più recenti non solo mostrano il loro legame con la tradizione, ma anche la vitalità e le possibilità di sviluppo di una pratica, quella dell’esporre, in grado di costruire insostituibili esperienze e di traghettare valori e significati da un uomo all’altro, da un luogo all’altro e da un’epoca all’altra. In chiusura sono presentate alcune esperienze maturate in ambito didattico, che scaturiscono da un approccio metodologico che ripercorre il filo, a mio avviso ininterrotto, seppure arricchito e complicato da continue e sopraggiungenti influenze dei mutati contesti, che collega la condizione attuale della museografia con le sue origini identitarie, sia quale teoria che pratica del progetto.
Museografia.Riflessioni sulla metodologia e l'identità disciplinare / Cafiero, Gioconda. - (2011).
Museografia.Riflessioni sulla metodologia e l'identità disciplinare
CAFIERO, GIOCONDA
2011
Abstract
Questa riflessione vuole sondare la continuità, oppure l’obsolescenza, di una metodologia di approccio all’esposizione, museale o temporanea, nata e stratificata nei secoli passati, che ha raggiunto nel novecento un livello di maturazione imprescindibile e che oggi in parte appare messo in crisi dal continuamente mutevole scenario in cui si manifesta l’esporre, dimensione del progetto oggi particolarmente importante, quanto trascurata, nel novero degli studi di architettura. Mai come oggi, infatti, la dimensione della comunicazione è stata importante, anche in architetture non espressamente destinate a tale funzione, ed infatti atteggiamenti propri dell’exhibit design ricadono su ogni forma di espressione architettonica. Mai come oggi, inoltre, l’architettura del museo ha vissuto una tale vivacità di espressione ed un così diffuso interesse da parte dell’intera società civile. Tra continuità e obsolescenza, cosa realmente resta della tradizione museografica del ‘900, che a sua volta sussume e traghetta verso la contemporaneità le radici storiche di questa disciplina? La risposta potrebbe essere in una lezione di metodo: costruire il progetto attorno ad un ragionato e sensibile rapporto con l’opera, in cui lo spazio allestito è il fattore comunicante, che attiva dei significati proprio grazie alla presenza fisica e dinamica dell’uomo al suo interno. Questa relazione attiva rende l’allestimento uno strumento unico ed insostituibile atto alla costruzione di un’esperienza estetica e conoscitiva, indipendentemente dall’evoluzione velocissima e talvolta straniante dei moderni mezzi di comunicazione, che pure hanno un impatto più che significativo nella contemporaneità. La ricerca, dopo avere brevemente ripercorso gli elementi che hanno costruito la possibilità di definire una caratterizzazione della museografia quale arte e tecnica, tenta di sondarne la validità nel complesso scenario contemporaneo, individuando problematiche assolutamente nuove, così come costanti che possono riallacciarsi ad una tradizione sedimentata. Un fil rouge che sembra interessante seguire è dato dall’utilizzo degli strumenti dell’allestimento per costruire un’esperienza di conoscenza basandosi sulla sensorialità. Spazio, misura, distanza, colore, luce, materia sono gli strumenti dell’architettura, sono altresì gli strumenti adoperati dalla Museografia, grazie ai quali le realizzazioni più recenti non solo mostrano il loro legame con la tradizione, ma anche la vitalità e le possibilità di sviluppo di una pratica, quella dell’esporre, in grado di costruire insostituibili esperienze e di traghettare valori e significati da un uomo all’altro, da un luogo all’altro e da un’epoca all’altra. In chiusura sono presentate alcune esperienze maturate in ambito didattico, che scaturiscono da un approccio metodologico che ripercorre il filo, a mio avviso ininterrotto, seppure arricchito e complicato da continue e sopraggiungenti influenze dei mutati contesti, che collega la condizione attuale della museografia con le sue origini identitarie, sia quale teoria che pratica del progetto.File | Dimensione | Formato | |
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