Il titolo dato alla sedicesima edizione del Seminario di Cultura Urbana di Camerino sottolinea - nel ‘corredare’ con un punto interrogativo la parola Periferie - la difficoltà nel trovare definizioni condivise. Sicuramente l’accezione topologica non appare oggi sufficiente ad esaurire la definizione di ‘periferia’ e la necessaria ‘interferenza’ di sfumature sociologiche, economiche, politiche rafforza l’idea che, pur richiamando il significato etimologico del termine che rimanda al concetto di ‘stare al margine’, questo ‘stare’ debba essere inteso non con riferimento al dato fisico ma a quelle condizioni morfologiche, di vita e di abitabilità che caratterizzano - o meglio dovrebbero caratterizzare - luoghi che tutti ci sentiremmo di definire ‘città’. Dal titolo al sottotitolo del Seminario “Paesaggi Urbani in trasformazione”: dal punto di vista dell’architettura urbana, in chiave propositiva e progettuale, una ri-codificazione del tema può forse passare per una delle definizioni possibili che vede le aree periferiche come aree, rispetto alle quali, altissima è l’attesa per un loro ridisegno, aree particolarmente mature alla trasformazione ma bisognose di regole che ne orientino lo sviluppo e ne guidino la ri-formulazione. Il contributo indaga quindi il caso-studio delle periferie napoletane, in particolare l’area orientale e la cosiddetta area nord. Se ad oriente la città appare essersi formata, nel tempo, per ‘parti ed elementi separati’ (il ‘tessuto’ degli insediamenti industriali, i segni lineari della grandi infrastrutture, il recinto monofunzionale del Centro Direzionale, i frammenti residui di una organizzazione agricola del territorio) i temi sui quali lavorare potrebbero essere quelli del rapporto con il paesaggio in un’area, relativamente a bassa densità - stretta tra le due dense conurbazioni di Napoli e Barra-Ponticelli - che dialoga con il mare, da un lato, e con le colline ed il Vesuvio (anche come presenza iconica), dall’altro, e del rapporto tra le infrastrutture a rete, gli spazi aperti e le attrezzature da insediare quali manufatti in grado di rapportarsi alla nuova ‘misura’, interscalare o multiscalare, introdotta proprio dai grandi temi infrastrutturali e dalle relazioni con il paesaggio. A nord la condizione geografica e orografica costituisce un primo, determinante, elemento di specificità dell’area che ha determinato una frattura mai sanata e un suo proiettarsi più verso l’hinterland che non verso la città. E oggi il futuro di quest’area deve essere delineato a partire proprio da un allargamento della visione alla dimensione metropolitana: costruendo una ipotesi generale che non rinunci ad una immediata possibilità di intervento su alcune questioni specifiche (legate, ad esempio alla riqualificazione dei grandi insediamenti residenziali, alla realizzazione di attrezzature ecc.) all’interno però di una ipotesi strategica e formale che punti a definire, per l’area nord, il ruolo non più di area di margine rispetto alla città ma di luogo intermedio tra due grandi parchi di livello territoriale (quello delle colline di Napoli e quello dall’arco collinare dei comuni di Marano e Mugnano) ribaltando il significato, rispetto alla dimensione metropolitana, della condizione orografica da condizione di ‘esclusione’ ad elemento di ricchezza e di apertura all’entroterra.
Dimensioni conformi e temi di progetto per le periferie urbane / Visconti, Federica. - STAMPA. - (2007), pp. 136-139.
Dimensioni conformi e temi di progetto per le periferie urbane
VISCONTI, FEDERICA
2007
Abstract
Il titolo dato alla sedicesima edizione del Seminario di Cultura Urbana di Camerino sottolinea - nel ‘corredare’ con un punto interrogativo la parola Periferie - la difficoltà nel trovare definizioni condivise. Sicuramente l’accezione topologica non appare oggi sufficiente ad esaurire la definizione di ‘periferia’ e la necessaria ‘interferenza’ di sfumature sociologiche, economiche, politiche rafforza l’idea che, pur richiamando il significato etimologico del termine che rimanda al concetto di ‘stare al margine’, questo ‘stare’ debba essere inteso non con riferimento al dato fisico ma a quelle condizioni morfologiche, di vita e di abitabilità che caratterizzano - o meglio dovrebbero caratterizzare - luoghi che tutti ci sentiremmo di definire ‘città’. Dal titolo al sottotitolo del Seminario “Paesaggi Urbani in trasformazione”: dal punto di vista dell’architettura urbana, in chiave propositiva e progettuale, una ri-codificazione del tema può forse passare per una delle definizioni possibili che vede le aree periferiche come aree, rispetto alle quali, altissima è l’attesa per un loro ridisegno, aree particolarmente mature alla trasformazione ma bisognose di regole che ne orientino lo sviluppo e ne guidino la ri-formulazione. Il contributo indaga quindi il caso-studio delle periferie napoletane, in particolare l’area orientale e la cosiddetta area nord. Se ad oriente la città appare essersi formata, nel tempo, per ‘parti ed elementi separati’ (il ‘tessuto’ degli insediamenti industriali, i segni lineari della grandi infrastrutture, il recinto monofunzionale del Centro Direzionale, i frammenti residui di una organizzazione agricola del territorio) i temi sui quali lavorare potrebbero essere quelli del rapporto con il paesaggio in un’area, relativamente a bassa densità - stretta tra le due dense conurbazioni di Napoli e Barra-Ponticelli - che dialoga con il mare, da un lato, e con le colline ed il Vesuvio (anche come presenza iconica), dall’altro, e del rapporto tra le infrastrutture a rete, gli spazi aperti e le attrezzature da insediare quali manufatti in grado di rapportarsi alla nuova ‘misura’, interscalare o multiscalare, introdotta proprio dai grandi temi infrastrutturali e dalle relazioni con il paesaggio. A nord la condizione geografica e orografica costituisce un primo, determinante, elemento di specificità dell’area che ha determinato una frattura mai sanata e un suo proiettarsi più verso l’hinterland che non verso la città. E oggi il futuro di quest’area deve essere delineato a partire proprio da un allargamento della visione alla dimensione metropolitana: costruendo una ipotesi generale che non rinunci ad una immediata possibilità di intervento su alcune questioni specifiche (legate, ad esempio alla riqualificazione dei grandi insediamenti residenziali, alla realizzazione di attrezzature ecc.) all’interno però di una ipotesi strategica e formale che punti a definire, per l’area nord, il ruolo non più di area di margine rispetto alla città ma di luogo intermedio tra due grandi parchi di livello territoriale (quello delle colline di Napoli e quello dall’arco collinare dei comuni di Marano e Mugnano) ribaltando il significato, rispetto alla dimensione metropolitana, della condizione orografica da condizione di ‘esclusione’ ad elemento di ricchezza e di apertura all’entroterra.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.