Nel progetto di architettura convivono una natura razionale ed una natura emozionale: in ogni operazione progettuale è necessario fondare il nostro ragionamento su alcuni dati certi - dati tanto dalla teoria quanto dalle tecniche - per poi poter innestare su questi elementi razionali un apporto personale. Questa definizione cosa taglia fuori? Taglia fuori certo una definizione di progetto come costruzione tutta di un fiato: il progetto è invece un sistema ordinato di scelte, è una costruzione logica, lunga e paziente. Se questa definizione poi è quella che consente di parlare della Architettura come disciplina trasmissibile - quindi insegnabile - è pur vero che di questo insegnamento mette in luce anche la complessità. Il Seminario ha provato quindi, nei limiti dello spazio di quattro incontri, a delineare i caratteri di due possibili modalità del comporre su base razionale e quindi sulla scorta di un ragionamento che tende a costruire il progetto stesso definendone le scelte sulla base di parametri formali autonomi. Il pretesto è la traduzione/descrizione/tra-dimento dello schizzo di Le Corbusier Les 4 compositions, nella ipotesi volutamente tendenziosa di individuare nella composizione di Maison La Roche-Jeanneret e di Villa Stein due differenti declinazioni paratattiche o ‘per volumi’ e in quella di Villa at Carthage e di Villa Savoye due differenti declinazioni sintattiche o ‘per elementi’. Vi è poi una questione di metodo che, trasversalmente, potrebbe attraversare tutti i quattro incontri del Seminario ed è quella del rapporto tra il progetto di architettura e gli exempla nonché i principi che ne sono stati ispirazione. I due modi del comporre sono stati presentati attraverso le opere di architettura nella convinzione che sono queste a parlare e a dirci anche quale è la teoria che alla loro realizzazione è sottesa e che conoscere le opere è indispensabile per poterne progettare. La Memoria è una qualità importante per i progettisti: quanto più elevata è tanto più fertile potrà essere la nostra capacità progettuale perché chi ha la “memoria di forma” più profonda, chi riesce a raccogliere elementi, a classificarli e ordinarli, ha più soluzioni, materiali e forme stabili a disposizione per il progetto. L’esercizio di memoria diventa così appropriazione dei caratteri delle architetture riuscite, che funzionano, che la storia mette a nostra disposizione e che possono levarsi al rango di exempla o di paradigmi. Si è provato inoltre a leggere le opere proposte chiamando in causa sempre i medesimi parametri e cioè con riferimento alle questioni della forma, della funzione e del significato a sostegno della tesi che l'aspetto funzionale del progetto di architettura trova la sua più utile collocazione in una necessaria interdipendenza dagli aspetti formali e che vi sono questioni, legate al significato, alla rappresentatività e al ruolo urbano delle architetture, che travalicano le mere questioni dell’uso. Ogni incontro ha previsto la presentazione di due opere selezionate tra la produzione di un Maestro e di un contemporaneo: anche al fine di rendere evidente la possibilità di individuare quelle invarianti (formali, tipologiche ecc) che possono diventare materiale per il progetto, libere da considerazioni legate agli aspetti linguistici secondo le modalità di lettura e classificazione approntate nel corso della ricerca di dottorato al caso specifico delle Architetture per la Ricerca.
4 (2) modi del comporre / Visconti, Federica. - (2008).
4 (2) modi del comporre
VISCONTI, FEDERICA
2008
Abstract
Nel progetto di architettura convivono una natura razionale ed una natura emozionale: in ogni operazione progettuale è necessario fondare il nostro ragionamento su alcuni dati certi - dati tanto dalla teoria quanto dalle tecniche - per poi poter innestare su questi elementi razionali un apporto personale. Questa definizione cosa taglia fuori? Taglia fuori certo una definizione di progetto come costruzione tutta di un fiato: il progetto è invece un sistema ordinato di scelte, è una costruzione logica, lunga e paziente. Se questa definizione poi è quella che consente di parlare della Architettura come disciplina trasmissibile - quindi insegnabile - è pur vero che di questo insegnamento mette in luce anche la complessità. Il Seminario ha provato quindi, nei limiti dello spazio di quattro incontri, a delineare i caratteri di due possibili modalità del comporre su base razionale e quindi sulla scorta di un ragionamento che tende a costruire il progetto stesso definendone le scelte sulla base di parametri formali autonomi. Il pretesto è la traduzione/descrizione/tra-dimento dello schizzo di Le Corbusier Les 4 compositions, nella ipotesi volutamente tendenziosa di individuare nella composizione di Maison La Roche-Jeanneret e di Villa Stein due differenti declinazioni paratattiche o ‘per volumi’ e in quella di Villa at Carthage e di Villa Savoye due differenti declinazioni sintattiche o ‘per elementi’. Vi è poi una questione di metodo che, trasversalmente, potrebbe attraversare tutti i quattro incontri del Seminario ed è quella del rapporto tra il progetto di architettura e gli exempla nonché i principi che ne sono stati ispirazione. I due modi del comporre sono stati presentati attraverso le opere di architettura nella convinzione che sono queste a parlare e a dirci anche quale è la teoria che alla loro realizzazione è sottesa e che conoscere le opere è indispensabile per poterne progettare. La Memoria è una qualità importante per i progettisti: quanto più elevata è tanto più fertile potrà essere la nostra capacità progettuale perché chi ha la “memoria di forma” più profonda, chi riesce a raccogliere elementi, a classificarli e ordinarli, ha più soluzioni, materiali e forme stabili a disposizione per il progetto. L’esercizio di memoria diventa così appropriazione dei caratteri delle architetture riuscite, che funzionano, che la storia mette a nostra disposizione e che possono levarsi al rango di exempla o di paradigmi. Si è provato inoltre a leggere le opere proposte chiamando in causa sempre i medesimi parametri e cioè con riferimento alle questioni della forma, della funzione e del significato a sostegno della tesi che l'aspetto funzionale del progetto di architettura trova la sua più utile collocazione in una necessaria interdipendenza dagli aspetti formali e che vi sono questioni, legate al significato, alla rappresentatività e al ruolo urbano delle architetture, che travalicano le mere questioni dell’uso. Ogni incontro ha previsto la presentazione di due opere selezionate tra la produzione di un Maestro e di un contemporaneo: anche al fine di rendere evidente la possibilità di individuare quelle invarianti (formali, tipologiche ecc) che possono diventare materiale per il progetto, libere da considerazioni legate agli aspetti linguistici secondo le modalità di lettura e classificazione approntate nel corso della ricerca di dottorato al caso specifico delle Architetture per la Ricerca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.