La ricerca ha avvio dallo studio dei rinvenimenti monetali nel sito di Oplontis con l’obiettivo di rivisitare la problematica generale della circolazione monetale nel comprensorio vesuviano in epoca flavia sotto la prospettiva del suburbio, che si caratterizza per l’eterogeneità del tessuto abitativo- ville a carattere residenziale, ma dotate di un settore rustico, aziende agricole di piccole dimensioni, complessi a carattere abitativo e commerciale, etc.- al fine di operare una valutazione comparativa dei fenomeni tra comparto cittadino ed area extraurbana. L’indagine ha evidenziato un livello di monetarizzazione alquanto ampio per la pluralità dei metalli, non appiattiti sul livello alto dell’oro e dell’argento, mentre la distribuzione della liquidità ha mostrato una situazione a forti dislivelli con una concentrazione della ricchezza in un ristretto ceto socio-economico. Le categorie dei detentori di queste liquidità più consistenti comprendono alcuni esponenti della classe politica, ma anche gestori di esercizi di ospitalità e ristoro, commercianti all’ingrosso e medi proprietari terrieri, impegnati in attività di produzione e lavorazione dei prodotti, in particolare vini e olii. Non per ultimo l’eterogeneità dei metalli è indice di una articolata struttura del circolante, di cui il bronzo rappresenta il tessuto connettivo, mentre l’argento non tarda ad irrorare i circuiti già a partire dalla soglia dei 10 sesterzi, diventando quasi una costante nella banda alta dell’istogramma, pur senza scalzare il bronzo; già a partire dal livello minimo dei 100 sesterzi s’infiltra l’oro,che si consolida progressivamente in termini di frequenza ed entità, per stabilizzarsi oltre i 1000 sesterzi. Emerge pertanto una presenza alquanto equilibrata delle tre componenti monetarie, che, pur nelle differenze specifiche, non mostrano livelli esclusivi di attestazione. Nel contempo l’analisi monetaria ha evidenziato il profilarsi di circuiti di diffusione della moneta dinamici, efficaci e sostanzialmente rapidi soprattutto per i metalli preziosi, anche se favoriti dalla vicinanza con Roma, considerata la marcata preminenza di valuta di epoca flavia battuta dalla sua zecca. Sul piano locale si coglie una capacità di assorbimento da parte del sistema economico del comprensorio degli strumenti monetari a disposizione. Tale sistema si qualifica per pluralità dei metalli, entità del numerario, immediatezza nella attrazione e ricezione della valuta nuova che, pur nelle differenze registrate tra le varie categorie monetarie, si va ad affiancare alla moneta più antica solidamente attestata. Si profila, pertanto, un dinamismo del sistema socio-economico locale nella fase successiva al terremoto del 62 d.C., per cui, pur nelle inevitabili ripercussioni “negative” a livello di interruzione di vita e di attività, l’evento traumatico non si pone come fattore frenante dell’economia monetaria, bensì innesca un processo di trasformazione, già noto sul piano della ricerca archeologica nel suo complesso, processo che l’ analisi di questi contesti ha consentito di articolare sotto il profilo economico-monetario
Ritrovamenti monetali, contesti archeologici, processi storici e socio-economici nel comprensorio vesuviano: il caso di Oplontis / MAGLIANO TALIERCIO, Marina. - Numismatica Patavina 12:(2012), pp. 191-216.
Ritrovamenti monetali, contesti archeologici, processi storici e socio-economici nel comprensorio vesuviano: il caso di Oplontis
MAGLIANO TALIERCIO, MARINA
2012
Abstract
La ricerca ha avvio dallo studio dei rinvenimenti monetali nel sito di Oplontis con l’obiettivo di rivisitare la problematica generale della circolazione monetale nel comprensorio vesuviano in epoca flavia sotto la prospettiva del suburbio, che si caratterizza per l’eterogeneità del tessuto abitativo- ville a carattere residenziale, ma dotate di un settore rustico, aziende agricole di piccole dimensioni, complessi a carattere abitativo e commerciale, etc.- al fine di operare una valutazione comparativa dei fenomeni tra comparto cittadino ed area extraurbana. L’indagine ha evidenziato un livello di monetarizzazione alquanto ampio per la pluralità dei metalli, non appiattiti sul livello alto dell’oro e dell’argento, mentre la distribuzione della liquidità ha mostrato una situazione a forti dislivelli con una concentrazione della ricchezza in un ristretto ceto socio-economico. Le categorie dei detentori di queste liquidità più consistenti comprendono alcuni esponenti della classe politica, ma anche gestori di esercizi di ospitalità e ristoro, commercianti all’ingrosso e medi proprietari terrieri, impegnati in attività di produzione e lavorazione dei prodotti, in particolare vini e olii. Non per ultimo l’eterogeneità dei metalli è indice di una articolata struttura del circolante, di cui il bronzo rappresenta il tessuto connettivo, mentre l’argento non tarda ad irrorare i circuiti già a partire dalla soglia dei 10 sesterzi, diventando quasi una costante nella banda alta dell’istogramma, pur senza scalzare il bronzo; già a partire dal livello minimo dei 100 sesterzi s’infiltra l’oro,che si consolida progressivamente in termini di frequenza ed entità, per stabilizzarsi oltre i 1000 sesterzi. Emerge pertanto una presenza alquanto equilibrata delle tre componenti monetarie, che, pur nelle differenze specifiche, non mostrano livelli esclusivi di attestazione. Nel contempo l’analisi monetaria ha evidenziato il profilarsi di circuiti di diffusione della moneta dinamici, efficaci e sostanzialmente rapidi soprattutto per i metalli preziosi, anche se favoriti dalla vicinanza con Roma, considerata la marcata preminenza di valuta di epoca flavia battuta dalla sua zecca. Sul piano locale si coglie una capacità di assorbimento da parte del sistema economico del comprensorio degli strumenti monetari a disposizione. Tale sistema si qualifica per pluralità dei metalli, entità del numerario, immediatezza nella attrazione e ricezione della valuta nuova che, pur nelle differenze registrate tra le varie categorie monetarie, si va ad affiancare alla moneta più antica solidamente attestata. Si profila, pertanto, un dinamismo del sistema socio-economico locale nella fase successiva al terremoto del 62 d.C., per cui, pur nelle inevitabili ripercussioni “negative” a livello di interruzione di vita e di attività, l’evento traumatico non si pone come fattore frenante dell’economia monetaria, bensì innesca un processo di trasformazione, già noto sul piano della ricerca archeologica nel suo complesso, processo che l’ analisi di questi contesti ha consentito di articolare sotto il profilo economico-monetarioFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Ritrovamenti monetali, contesti archeologici, processi storici e socio-economici nel comprensorio vesuviano il caso di Oplontis.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Dominio pubblico
Dimensione
1.42 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.42 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.