Per occuparsi dei giovani e della loro educazione occorre occuparsi innanzitutto dei loro insegnanti: incontrandoli, ascoltandoli, mettendosi nei loro panni, sostenendoli, lavorando e riflettendo con loro, dentro la scuola così come è, organizzazione complessa, piena di incongruenze e disfunzioni, caotica e piena di dubbi sul suo mandato. L’insegnante passa agli allievi ciò che è oltre a ciò che fa, le sue passioni e le sue paure piuttosto che le sue parole su passioni e paure: è dunque sempre ‘nudo’, scoperto dinanzi ai suoi giovani. Sé professionale e Sé personale non sono nettamente separabili nella relazione educativa, che coinvolge profondamente tutti gli attori, tocca le loro corde più intime e dunque può far stare bene o male, essere gratificante o stressante, finanche angosciante se l’insegnante si sente minacciato nella sua sopravvivenza professionale e talvolta indotto a indossare armature, corazze difensive che proteggano dall’eccessivo coinvolgimento emotivo dell’incontro. La formazione degli insegnanti deve partire dunque proprio dal riconoscimento e dal rispetto dei motivi che inducono docenti e allievi a indossare armature, sostenendo la conoscenza di sé e dell’altro e accompagnando la ‘svestizione’ e la deposizione delle armi. E’ per questo che il nostro contributo individua come prima parola calda per la formazione degli insegnanti la parola ARMATURA. Esistono vari tipi di corazza in campo scolastico, che si collocano su un continuum che va dalla distanza abissale dall’altro alla vicinanza invischiante; armature volte a proteggere il sé e spaventare il nemico tenendolo lontanissimo o armature che hanno le sembianze del nemico e tentano di tenerlo vicino in modo da controllarlo meglio. La formazione dei docenti e degli educatori dovrebbe mirare innanzitutto a ‘smilitarizzare’ le aule scolastiche. Ma neanche il formatore, psicologo, sociologo, pedagogista, ecc., è immune dalla tentazione di indossare armature tessute della sua alta conoscenza, competenza, ideologia: “colui che giunge annunciato dal rumore dei propri passi morirà prima del tramonto” (dialogo della prima scena del film Lancillotto e Ginevra di Bresson, 1974). Deposte le armi, si potrà ragionare anche di altre parole calde, come CURA, NARRAZIONE…

Parole calde nella formazione degli insegnanti / C., Moreno; Parrello, Santa. - (2012). (Intervento presentato al convegno LA MAPPA E IL TERRITORIO. Ripensare l'educazione fra strada e scuola tenutosi a Napoli nel 3 e 4 luglio 2012).

Parole calde nella formazione degli insegnanti

PARRELLO, SANTA
2012

Abstract

Per occuparsi dei giovani e della loro educazione occorre occuparsi innanzitutto dei loro insegnanti: incontrandoli, ascoltandoli, mettendosi nei loro panni, sostenendoli, lavorando e riflettendo con loro, dentro la scuola così come è, organizzazione complessa, piena di incongruenze e disfunzioni, caotica e piena di dubbi sul suo mandato. L’insegnante passa agli allievi ciò che è oltre a ciò che fa, le sue passioni e le sue paure piuttosto che le sue parole su passioni e paure: è dunque sempre ‘nudo’, scoperto dinanzi ai suoi giovani. Sé professionale e Sé personale non sono nettamente separabili nella relazione educativa, che coinvolge profondamente tutti gli attori, tocca le loro corde più intime e dunque può far stare bene o male, essere gratificante o stressante, finanche angosciante se l’insegnante si sente minacciato nella sua sopravvivenza professionale e talvolta indotto a indossare armature, corazze difensive che proteggano dall’eccessivo coinvolgimento emotivo dell’incontro. La formazione degli insegnanti deve partire dunque proprio dal riconoscimento e dal rispetto dei motivi che inducono docenti e allievi a indossare armature, sostenendo la conoscenza di sé e dell’altro e accompagnando la ‘svestizione’ e la deposizione delle armi. E’ per questo che il nostro contributo individua come prima parola calda per la formazione degli insegnanti la parola ARMATURA. Esistono vari tipi di corazza in campo scolastico, che si collocano su un continuum che va dalla distanza abissale dall’altro alla vicinanza invischiante; armature volte a proteggere il sé e spaventare il nemico tenendolo lontanissimo o armature che hanno le sembianze del nemico e tentano di tenerlo vicino in modo da controllarlo meglio. La formazione dei docenti e degli educatori dovrebbe mirare innanzitutto a ‘smilitarizzare’ le aule scolastiche. Ma neanche il formatore, psicologo, sociologo, pedagogista, ecc., è immune dalla tentazione di indossare armature tessute della sua alta conoscenza, competenza, ideologia: “colui che giunge annunciato dal rumore dei propri passi morirà prima del tramonto” (dialogo della prima scena del film Lancillotto e Ginevra di Bresson, 1974). Deposte le armi, si potrà ragionare anche di altre parole calde, come CURA, NARRAZIONE…
2012
Parole calde nella formazione degli insegnanti / C., Moreno; Parrello, Santa. - (2012). (Intervento presentato al convegno LA MAPPA E IL TERRITORIO. Ripensare l'educazione fra strada e scuola tenutosi a Napoli nel 3 e 4 luglio 2012).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/460708
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