L’ambiguità del materiale biologico umano, materia separata dal corpo organico e però anche dato che ad esso rinvia, espandendo la sua capacità informativa oltre la stessa vita biologica dell’individuo, si incunea in limine tra soggetto e oggetto, ed ha in ciò, nel suo non essere né persona né cosa, il suo nucleo più significativo . Si tratta di un’ambiguità che il diritto ha optato di pretermettere, orientando la qualificazione e la disciplina di questa materia in base al criterio della riferibilità o meno della parte alla persona. È stato rilevato come i meccanismi attraverso i quali si costruisce giuridicamente la fuoriuscita dalla sfera di rilevanza individuale del materiale biologico umano descrivano un percorso di transito, che isola l’interesse in questione e lo traspone dall’individuo alla collettività. Si farebbe riconoscere in ciò una «strategia retorica» che ripropone, nullificandone artificialmente i numerosi elementi di problematicità, lo schema soggetto/oggetto, organizzando, in nome della individuabilità, il sistema di qualificazione giuridica del bene in termini di soggetto ovvero di oggetto, con la conseguente instaurazione di differenti regimi giuridici. È esattamente nelle maglie di un siffatto artificio giuridico che si lascia vedere la possibilità di riconoscere i confini ‘interni’ ed ‘esterni’ del consenso. Se infatti per un verso, internamente, il consenso è toccato dalla ambiguità del materiale biologico umano nella misura in cui esso, materia e al contempo anche dato, apre a differenti beni giuridici da tutelare, è altresì incontestabile che i suoi confini ‘esterni’ – sui quali più diffusamente ci si ripropone di indagare in questo studio – si posino fin dove è rinvenibile l’ultima traccia di soggettività.
Il consenso informato alla conservazione e all’utilizzo di materiale biologico umano. Persona e corpo tra relazione interrotta e nuovi scenari rappresentativi, / Marzocco, Valeria. - ELETTRONICO. - (2012), pp. 151-174.
Il consenso informato alla conservazione e all’utilizzo di materiale biologico umano. Persona e corpo tra relazione interrotta e nuovi scenari rappresentativi,
MARZOCCO, Valeria
2012
Abstract
L’ambiguità del materiale biologico umano, materia separata dal corpo organico e però anche dato che ad esso rinvia, espandendo la sua capacità informativa oltre la stessa vita biologica dell’individuo, si incunea in limine tra soggetto e oggetto, ed ha in ciò, nel suo non essere né persona né cosa, il suo nucleo più significativo . Si tratta di un’ambiguità che il diritto ha optato di pretermettere, orientando la qualificazione e la disciplina di questa materia in base al criterio della riferibilità o meno della parte alla persona. È stato rilevato come i meccanismi attraverso i quali si costruisce giuridicamente la fuoriuscita dalla sfera di rilevanza individuale del materiale biologico umano descrivano un percorso di transito, che isola l’interesse in questione e lo traspone dall’individuo alla collettività. Si farebbe riconoscere in ciò una «strategia retorica» che ripropone, nullificandone artificialmente i numerosi elementi di problematicità, lo schema soggetto/oggetto, organizzando, in nome della individuabilità, il sistema di qualificazione giuridica del bene in termini di soggetto ovvero di oggetto, con la conseguente instaurazione di differenti regimi giuridici. È esattamente nelle maglie di un siffatto artificio giuridico che si lascia vedere la possibilità di riconoscere i confini ‘interni’ ed ‘esterni’ del consenso. Se infatti per un verso, internamente, il consenso è toccato dalla ambiguità del materiale biologico umano nella misura in cui esso, materia e al contempo anche dato, apre a differenti beni giuridici da tutelare, è altresì incontestabile che i suoi confini ‘esterni’ – sui quali più diffusamente ci si ripropone di indagare in questo studio – si posino fin dove è rinvenibile l’ultima traccia di soggettività.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.