La elevata complessità dei meccanismi neuroendocrini e metabolici di regolazione del peso corporeo e la loro stretta interazione con fattori genetici, ambientali, nutrizionali e psicologici, rendono allo stato attuale l’approccio farmacologico dell’obesità poco soddisfacente alla necessità di ridurre il peso corporeo ed i fattori rischio di malattia cardiovascolare correlati all’obesità, nonché di mantenere stabilmente la riduzione del peso. Secondo le Linee Guida Italiane (LiGIO'99), la terapia farmacologica dell’obesità può essere prescritta con BMI 30 kg/m2 oppure 27 kg/m2 con associati fattori di rischio (per esempio diabete mellito, coronaropatia, ipertensione e apnea ostruttiva del sonno), dopo almeno 3 mesi di dieta controllata, esercizio fisico e modificazioni del comportamento. Il farmaco ideale per la terapia dell’obesità dovrebbe essere in grado di indurre perdita esclusiva di grasso corporeo senza causare effetti collaterali. Studi clinici controllati con placebo, randomizzati, che hanno valutato i 2 farmaci attualmente registrati in Italia ed in Europa (Sibutramina e Orlistat) con indicazione al trattamento del’obesità, dopo la recente sospensione del Rimonabant, hanno mostrato una perdita di peso media <5 kg, con significativi effetti indesiderati fino al 60%. Per entrambi i farmaci, la percentuale di aderenza ad 1 anno è stata inferiore al 10%, e la percentuale di aderenza a 2 anni è stata del 2%. Altri farmaci che influenzano il metabolismo ed il tessuto adiposo sono tuttavia in commercio, anche senza indicazione specifica al trattamento antiobesità, mentre la terapia con ormone della crescita è risultata efficace in gruppi selezionati di pazienti con obesità viscerale e sindrome metabolica, o nel periodo di follow-up post-chirurgia bariatrica. Nuove molecole, come la N-oleilfosfatidil-etanolamina, sono attualmente in uso come mediatori periferici della sazietà, mentre futuri obiettivi terapeutici, quali il tessuto adiposo e la funzionalità mitocondriale con l’attivazione del pathway di SIRT1, lasciano intravedere altre strade da percorrere per un approccio razionale alla terapia dell’obesità. Risulta quindi evidente come la cura efficace dell’obesità nel lungo termine, piuttosto che coinvolgere una singola molecola od un singolo circuito nervoso o via metabolica, richieda un approccio multidimensionale con più farmaci che agiscano a diversi livelli e su diversi meccanismi, comunque variamente combinati con terapia nutrizionale, motoria, psicologica, endoscopica, chirurgica.
I NUOVI FARMACI DELL’OBESITA’ / Savastano, Silvia; DI SOMMA, Carolina; G., Pizza; A., De Rosa; A., Rossi; L., Vuolo; V., Nedi; Colao, Annamaria. - STAMPA. - (2009), pp. 15-20.
I NUOVI FARMACI DELL’OBESITA’.
SAVASTANO, SILVIA;DI SOMMA, CAROLINA;COLAO, ANNAMARIA
2009
Abstract
La elevata complessità dei meccanismi neuroendocrini e metabolici di regolazione del peso corporeo e la loro stretta interazione con fattori genetici, ambientali, nutrizionali e psicologici, rendono allo stato attuale l’approccio farmacologico dell’obesità poco soddisfacente alla necessità di ridurre il peso corporeo ed i fattori rischio di malattia cardiovascolare correlati all’obesità, nonché di mantenere stabilmente la riduzione del peso. Secondo le Linee Guida Italiane (LiGIO'99), la terapia farmacologica dell’obesità può essere prescritta con BMI 30 kg/m2 oppure 27 kg/m2 con associati fattori di rischio (per esempio diabete mellito, coronaropatia, ipertensione e apnea ostruttiva del sonno), dopo almeno 3 mesi di dieta controllata, esercizio fisico e modificazioni del comportamento. Il farmaco ideale per la terapia dell’obesità dovrebbe essere in grado di indurre perdita esclusiva di grasso corporeo senza causare effetti collaterali. Studi clinici controllati con placebo, randomizzati, che hanno valutato i 2 farmaci attualmente registrati in Italia ed in Europa (Sibutramina e Orlistat) con indicazione al trattamento del’obesità, dopo la recente sospensione del Rimonabant, hanno mostrato una perdita di peso media <5 kg, con significativi effetti indesiderati fino al 60%. Per entrambi i farmaci, la percentuale di aderenza ad 1 anno è stata inferiore al 10%, e la percentuale di aderenza a 2 anni è stata del 2%. Altri farmaci che influenzano il metabolismo ed il tessuto adiposo sono tuttavia in commercio, anche senza indicazione specifica al trattamento antiobesità, mentre la terapia con ormone della crescita è risultata efficace in gruppi selezionati di pazienti con obesità viscerale e sindrome metabolica, o nel periodo di follow-up post-chirurgia bariatrica. Nuove molecole, come la N-oleilfosfatidil-etanolamina, sono attualmente in uso come mediatori periferici della sazietà, mentre futuri obiettivi terapeutici, quali il tessuto adiposo e la funzionalità mitocondriale con l’attivazione del pathway di SIRT1, lasciano intravedere altre strade da percorrere per un approccio razionale alla terapia dell’obesità. Risulta quindi evidente come la cura efficace dell’obesità nel lungo termine, piuttosto che coinvolgere una singola molecola od un singolo circuito nervoso o via metabolica, richieda un approccio multidimensionale con più farmaci che agiscano a diversi livelli e su diversi meccanismi, comunque variamente combinati con terapia nutrizionale, motoria, psicologica, endoscopica, chirurgica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.