Il recente crollo di un blocco di piperno da una cornice del campanile di Sant'Agostino Maggiore (o alla Zecca) in Napoli, annesso alla basilica omonima, ha dato avvio a riflessioni dal carattere interdisciplinare relative alle problematiche di stabilità e conservazione dei materiali costituenti tale architettura, importante riferimento visivo nel centro storico di Napoli. Realizzato entro il 1618 e già consolidato con catene metalliche nel 1732, il campanile barocco presenta una struttura in Tufo Giallo Napoletano rivestita all’esterno da una cortina in laterizio e da elementi decorati in piperno, lava e marmo che, con il loro accostamento, generano un raffinato esito cromatico. Fenomeni di distacco di blocchi lapidei, come quello verificatosi di recente, non sono nuovi per questa struttura, come dimostra il distacco già verificatosi nel 1889. Quest’ultimo condusse ad un complesso restauro effettuato tra il 1914 e il 1919, documentato nel dettaglio attraverso fonti archivistiche. L’intervento, individuando le cause dei dissesti nella scadente messa in opera dei materiali di rivestimento e nell'erosione delle malte, condusse all'introduzione di cerchiature e tiranti metallici per il consolidamento strutturale del campanile e di grappe in rame per il fissaggio dei rivestimenti. Mirando a salvaguardare soprattutto l'aspetto esteriore della fabbrica, gli interventi furono in parte nascosti con tasselli lapidei o celati tra i blocchi dei rivestimenti e delle murature. Seguendo una prassi in via di diffusione, inoltre, il cemento fu ampiamente impiegato nel fissaggio delle parti distaccate con l’obiettivo di migliorare l’aderenza al nucleo tufaceo. Sulla scorta di un’approfondita conoscenza e localizzazione puntuale dei restauri condotti sul campanile nei secoli passati, il contributo si propone di delineare, primariamente, un dettagliato quadro dei materiali e delle tecniche costruttive adottate nel cantiere di inizio Seicento e, quindi, di mettere in evidenza le problematiche connesse all’interazione tra parti ‘originarie’ e quanto apposto nel corso dei restauri successivi: l'ossidazione delle parti metalliche, in particolare, appare oggi molto evidente, unitamente ad un più diffuso degrado dei materiali. Coniugare il rispetto dell’autenticità della fabbrica e, di conseguenza, delle soluzioni adottate nel tempo per il suo restauro e salvaguardare, nel presente, il campanile a fronte di fattori di rischio ricorrenti costituisce il nodo – teorico prima ancora che tecnico – intorno a cui si sviluppano le riflessioni contenute nello scritto con un apporto multidisciplinare, al fine di fornire un contributo culturalmente fondato al progetto di conservazione da attuarsi.
The bell tower of the basilica of Saint Augustine Mayor in Naples (Italy): interdisciplinary researches for the conservation of an architecture at risk / Russo, Valentina; DE GENNARO, Maurizio; Cappelletti, Piergiulio; Ceniccola, Giovanna. - 2:(2012), pp. 1922-1930. (Intervento presentato al convegno 8th International Conference on Structural Analysis of Historical Constructions tenutosi a Wroclaw (PL) nel 15-17 ottobre 2012).
The bell tower of the basilica of Saint Augustine Mayor in Naples (Italy): interdisciplinary researches for the conservation of an architecture at risk
RUSSO, VALENTINA;DE GENNARO, MAURIZIO;CAPPELLETTI, PIERGIULIO;CENICCOLA, GIOVANNA
2012
Abstract
Il recente crollo di un blocco di piperno da una cornice del campanile di Sant'Agostino Maggiore (o alla Zecca) in Napoli, annesso alla basilica omonima, ha dato avvio a riflessioni dal carattere interdisciplinare relative alle problematiche di stabilità e conservazione dei materiali costituenti tale architettura, importante riferimento visivo nel centro storico di Napoli. Realizzato entro il 1618 e già consolidato con catene metalliche nel 1732, il campanile barocco presenta una struttura in Tufo Giallo Napoletano rivestita all’esterno da una cortina in laterizio e da elementi decorati in piperno, lava e marmo che, con il loro accostamento, generano un raffinato esito cromatico. Fenomeni di distacco di blocchi lapidei, come quello verificatosi di recente, non sono nuovi per questa struttura, come dimostra il distacco già verificatosi nel 1889. Quest’ultimo condusse ad un complesso restauro effettuato tra il 1914 e il 1919, documentato nel dettaglio attraverso fonti archivistiche. L’intervento, individuando le cause dei dissesti nella scadente messa in opera dei materiali di rivestimento e nell'erosione delle malte, condusse all'introduzione di cerchiature e tiranti metallici per il consolidamento strutturale del campanile e di grappe in rame per il fissaggio dei rivestimenti. Mirando a salvaguardare soprattutto l'aspetto esteriore della fabbrica, gli interventi furono in parte nascosti con tasselli lapidei o celati tra i blocchi dei rivestimenti e delle murature. Seguendo una prassi in via di diffusione, inoltre, il cemento fu ampiamente impiegato nel fissaggio delle parti distaccate con l’obiettivo di migliorare l’aderenza al nucleo tufaceo. Sulla scorta di un’approfondita conoscenza e localizzazione puntuale dei restauri condotti sul campanile nei secoli passati, il contributo si propone di delineare, primariamente, un dettagliato quadro dei materiali e delle tecniche costruttive adottate nel cantiere di inizio Seicento e, quindi, di mettere in evidenza le problematiche connesse all’interazione tra parti ‘originarie’ e quanto apposto nel corso dei restauri successivi: l'ossidazione delle parti metalliche, in particolare, appare oggi molto evidente, unitamente ad un più diffuso degrado dei materiali. Coniugare il rispetto dell’autenticità della fabbrica e, di conseguenza, delle soluzioni adottate nel tempo per il suo restauro e salvaguardare, nel presente, il campanile a fronte di fattori di rischio ricorrenti costituisce il nodo – teorico prima ancora che tecnico – intorno a cui si sviluppano le riflessioni contenute nello scritto con un apporto multidisciplinare, al fine di fornire un contributo culturalmente fondato al progetto di conservazione da attuarsi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.