Carlo Bernari, trasferitosi diciottenne a Roma, ha visto la sua città d’origine sempre da lontano, come una "presenza-assenza" che nelle trame narrative tende a farsi allegorica. Il vuoto è la fondamentale e paradossale sostanza della Napoli bernariana. Sottraendo alla vista ogni sua immagine oleografica, annullandone i contorni con bagliori kafkiani sotto una pioggia incessante, lo scrittore finisce per cancellare la città, o meglio per svelarne il nulla su cui poggia. Il viaggio del settentrionale Rughi, il protagonista del romanzo del 1964 Era l’anno del sole quieto, diventa così l’occasione per circolare tra una superficie che maschera il deserto e un sottosuolo che si ramifica in labirinto: questo industriale deciso, durante il boom economico, a procedere controcorrente investendo nel meridione, è destinato a perdersi nella burocrazia dissipatrice di uffici inoperosi e nelle diramazioni sconfinate della periferia napoletana. Tutto intorno si smaglia, le sue azioni appaiono rallentate da un ritardo atavico, quasi una legge fisica che, nella pausa astronomica dell’attività solare, regola quell’universo di apparenze come una forma invisibile di entropia.
Il vuoto metafisico della Napoli bernariana: il deserto della superficie e il labirinto del sottosuolo / Acocella, Silvia. - STAMPA. - (2012), pp. 423-433.
Il vuoto metafisico della Napoli bernariana: il deserto della superficie e il labirinto del sottosuolo
ACOCELLA, SILVIA
2012
Abstract
Carlo Bernari, trasferitosi diciottenne a Roma, ha visto la sua città d’origine sempre da lontano, come una "presenza-assenza" che nelle trame narrative tende a farsi allegorica. Il vuoto è la fondamentale e paradossale sostanza della Napoli bernariana. Sottraendo alla vista ogni sua immagine oleografica, annullandone i contorni con bagliori kafkiani sotto una pioggia incessante, lo scrittore finisce per cancellare la città, o meglio per svelarne il nulla su cui poggia. Il viaggio del settentrionale Rughi, il protagonista del romanzo del 1964 Era l’anno del sole quieto, diventa così l’occasione per circolare tra una superficie che maschera il deserto e un sottosuolo che si ramifica in labirinto: questo industriale deciso, durante il boom economico, a procedere controcorrente investendo nel meridione, è destinato a perdersi nella burocrazia dissipatrice di uffici inoperosi e nelle diramazioni sconfinate della periferia napoletana. Tutto intorno si smaglia, le sue azioni appaiono rallentate da un ritardo atavico, quasi una legge fisica che, nella pausa astronomica dell’attività solare, regola quell’universo di apparenze come una forma invisibile di entropia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


