Nel paper si riflette su alcune esperienze di ricolonizzazione di spazi pubblici seguite e/o studiate da vicino e in particolare sulle relazioni tra politiche o movimenti locali e una sorta di modello recente di "uso imprevisto degli spazi pubblici" incarnato secondo vari studiosi dalle pratiche urbane del movimento Occupy Wall Street. Si prova dunque a ragionare sulle modalità e sugli esiti di alcune pratiche di occupazione e rivitalizzazione dal basso di spazi urbani più o meno vuoti/degradati/abbandonati mettendo al centro della riflessione la effettiva capacità di quelle pratiche di misurarsi con i temi del potere e del conflitto. L'ipotesi è che, nel panorama italiano, anche in fasi di forte sviluppo dei movimenti urbani, le pratiche più interessanti e promettenti non rappresentano tanto una sfida al potere ma, piuttosto, lavorano nei margini di libertà prodotti dal dis-interesse dei poteri costituiti, alternando fasi (debolmente) conflittuali con tentativi (spesso fallimentari) di dialogo con le istituzioni.
Occupy the gaps. Prove di (r)esistenza / Lepore, Daniela. - (2012), pp. 368-378. (Intervento presentato al convegno Abitare il nuovo/abitare di nuovo ai tempi della crisi tenutosi a Napoli nel 12 -13 dicembre 2012).
Occupy the gaps. Prove di (r)esistenza
LEPORE, DANIELA
2012
Abstract
Nel paper si riflette su alcune esperienze di ricolonizzazione di spazi pubblici seguite e/o studiate da vicino e in particolare sulle relazioni tra politiche o movimenti locali e una sorta di modello recente di "uso imprevisto degli spazi pubblici" incarnato secondo vari studiosi dalle pratiche urbane del movimento Occupy Wall Street. Si prova dunque a ragionare sulle modalità e sugli esiti di alcune pratiche di occupazione e rivitalizzazione dal basso di spazi urbani più o meno vuoti/degradati/abbandonati mettendo al centro della riflessione la effettiva capacità di quelle pratiche di misurarsi con i temi del potere e del conflitto. L'ipotesi è che, nel panorama italiano, anche in fasi di forte sviluppo dei movimenti urbani, le pratiche più interessanti e promettenti non rappresentano tanto una sfida al potere ma, piuttosto, lavorano nei margini di libertà prodotti dal dis-interesse dei poteri costituiti, alternando fasi (debolmente) conflittuali con tentativi (spesso fallimentari) di dialogo con le istituzioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.